I RACCONTI DELL’ANIMA: LAURA DI DONNA. LA VITA COMINCIA QUANDO ABBIAMO IL CORAGGIO DI USCIRE DALLA NOSTRA COMFORT ZONE

Oggi conosciamo Laura, una dolcissima donna di 40 anni che è riuscita a rinascere grazie alla sua determinazione. Laura, una storia di body shaming, che entra come una lama affilata di coltello nell’anima. Ma un giorno ha detto basta, ha deciso di regalarsi una possibilità per essere felice e per essere la donna che sognava di diventare. Ce l’ha fatta. Ora volteggia leggera e sorridente tra i tanti shooting fotografici che le vengono proposti, con mille sogni colorati nel cassetto che aspettano di essere realizzati.

Foto di Piero Beghi

Che rapporto avevi da bambina e da ragazza con il tuo corpo?

Ho sempre avuto un brutto rapporto con me stessa sin dalla mia infanzia. Avevo tanta insicurezza, disagio, incapacità di accettare i miei difetti. Sono sempre stata, una bambina prima e una ragazza poi, di quelle che vengono definite “in carne”. In adolescenza è stato un continuo alternarsi di diete e di abbuffate senza controllo. Superati i 30 anni ero arrivata a pesare di più di 80 chili. Mi sentivo così affranta che avevo smesso anche di pesarmi. Non so esattamente cosa mi era scattato in testa, ma di una cosa ho sempre avuto la certezza: mangiavo tanto e male. Mi rifugiavo nel cibo, mi faceva stare bene mi sentivo felice, era un surrogato d’amore.

Cosa ti ha spinta ad uscire dalla tua comfort zone per rimetterti in gioco?

Solo da pochi anni, in età adulta, ho iniziato a capirmi, ad amarmi e apprezzarmi. Era l’aprile del 2021, una mattina mi sono svegliata, mi sono guardata allo specchio e in quel momento ho acquisito la consapevolezza che non mi stavo amando ma mi stavo annullando come donna e come persona. Da lì, è scattato in me qualcosa. Ho iniziato a perdere chili, ne ho persi tanti. Ovviamente alternavo momenti in cui perdevo molto peso a momenti di stallo vorticoso. Ma ho tenuto duro, ho iniziato con tenacia a fare sport. Ho dovuto imparare a essere bella, a credere in me stessa, ad accettarmi malgrado tutto e tutti.

È stato un lavoro che ha richiesto molto impegno, molta consapevolezza ma soprattutto ho dovuto imparare ad amarmi. Ho imparato anche perdonarmi, a essere più comprensiva verso me stessa perché la perfezione, i canoni estetici prestabiliti, non esistono. Sono riuscita a perdere 30 chili. Non sono una taglia 40 ma adesso finalmente posso dire che mi piaccio e che mi amo.

Che rapporto hai con la macchina fotografica?

Sono una donna molto timida eppure desideravo tanto fare un servizio fotografico, ma qualcosa mi bloccava. Davanti alla macchina fotografica provavo un grandissimo imbarazzo, mi irrigidivo. Eppure mi sono regalata questa chance, ho provato a mettermi in gioco, mi sono buttata e lo shooting è andato benissimo! Non lo avrei mai pensato.  Il mio primo shooting l’ho fatto con Piero Beghi, quello che io oggi definisco il mio padrino. Ecco, la mia carriera come fotomodella è iniziata in quello studio di posa un anno fa. Le mie sensazioni quella volta erano tantissima ansia ma anche tantissima emozione perché un mio sogno si stava realizzando.

In seguito, guardando le foto, mi sono accorta di tante mie caratteristiche che avevo sempre sottovalutato, ma che in realtà erano punti di forza a me sconosciuti sino a quel momento. Con il tempo mi sono appassionata a questa bellissima arte e appena posso mi dedico agli shooting fotografici.

Ho imparato a muovermi meglio davanti all’obiettivo, a non temerlo più. Ho capito che l’empatia tra fotografo e modella è molto importante perché, quando mi sento a mio agio, le foto esprimono al meglio la mia personalità, le mie caratteristiche, esaltano i miei punti di forza e soprattutto esprimono quella che è la mia anima solare, leggera, romantica, sognatrice con una punta di rock. Attraverso i miei scatti vorrei fare capire che è fondamentale amarsi e avere un buon livello di autostima per sentirsi più sicuri e più felici nell’affrontare la nostra quotidianità.

Cosa ha significato per te essere una delle 12 modelle scelte per il calendario “Curvy Love, Total White” 2023 di Piero Beghi?

È stata un’emozione intensa, un misto di magia, sorpresa, incredulità e tantissima euforia. Io sono stata abbinata al mese di Marzo e in questo mese compio 40 anni. Ecco il mio regalo! Quale gioia più grande per un compleanno “importante”?

Quando oggi ti guardi allo specchio che donna vedi? Ti reputi una donna felice?

Vedo una donna che è caduta tante volte ma che si è rialzata sempre. Sempre più bella, sempre più forte. Oggi sono serena e sono felice dell’equilibrio che sono riuscita a raggiungere. La felicità è costituita da attimi, da momenti dove assaporo emozioni intense che mi danno la conferma della bellezza del vivere.

Che donna pensi di essere tra 10 anni?

Una donna che ha realizzato i molti sogni e progetti che sta tirando fuori dal cassetto. E soprattutto spero di continuare a evolvere come persona e di poter mantenere ben salda la fiducia in me stessa e nel mio futuro.

Lascia un messaggio a tutte le lettrici e i lettori del blog di Curvy Pride che ancora hanno difficoltà ad uscire dalla propria comfort zone per mostrarsi al mondo, nella loro unicità, senza temere il giudizio altrui.

Care e Cari, abbiamo bisogno di uscire dal nostro rifugio, finché restiamo lì non c’è miglioramento. Proviamoci! Io stessa sono l’esempio che la vita inizia nel momento in cui si prende il coraggio di espanderci oltre i confini di una comfort zone che troppe volte ci limita e ci soffoca.

Dove possiamo trovarti sui social?

Facebook: Laura Di Donna

Instagram: laurin.lauretta

Seguitemi, se vi va, vi aspetto.

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione. Perché volere è potere!”
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DONNE A TUTTO TONDO. IL BRUCO E LA FARFALLA

Tondo rimanda a qualcosa di perfetto. Pensate solamente al cerchio di Giotto. A tutto tondo indica ciò che può essere visto, osservato e contemplato da tutti i lati e le donne, a partire dalle loro forme fino ad arrivare al loro universo più completo, ne rispecchiano in pieno il concetto. Obiettivi, speranze, sogni, delusioni e amore. Sì, perché l’amore è tondo. Non lo sapevate?

Ci vuole un cambiamento

Questa personale riflessione parte da una frase stampata sulla stola di un meraviglioso abito, che abbiamo visto tutti.

Se siete curiosi, qui troverete dove è nata la famosa frase. In ogni caso, se fosse stato per me l’avrei messa anche sul davanti, però avrei scritto: Sentiti libera.

Sembra sempre che le donne non debbano fare altro che abbattere paletti! Troppo spesso piantati da loro stesse, è vero, come se dovessero rincorrere un masochistico autosabotaggio. Sembrano voler dire: Se mai la vita fosse troppo facile… che ne pensate di inserire un imprevisto? Le probabilità sono talmente tante che non vengono prese nemmeno più in considerazione. Niente di più sbagliato.

Noi stesse ci siamo strizzate, represse, mortificate in corpetti fin troppo stretti che non ci fanno respirare. In ordine sparso e non per importanza: il matrimonio, il non matrimonio, la convivenza, la non convivenza, la casa, le pulizie, la spesa, i figli, l’accudimento, il lavoro, i nipoti, lo studio, l’amore, l’amicizia, le vendette, i rancori, le delusioni, le passioni, la dieta, gli hobbies, la palestra, il peso, i capelli, il trucco, le rughe… Oh cavolo! Volete vedere che ci manca solo il coraggio per ri-prenderci il nostro tempo? Quello più importante, quello che occorre per liberarci, finalmente e una volta per tutte, di tutti questi fardelli.

A quando il lancio dei tacchi e il tuffo sul divano con un libro?

Già vi sento: ma come faccio? ma che dici? Vi confido un segreto: il mondo andrà avanti lo stesso anche se voi vi fermate. Dai, davvero?! La Terra seguirà la sua rotazione, le stagioni si alterneranno, strampalate, ma lo faranno, anche senza che voi abbiate preso l’ennesimo straccio per rimuovere la polvere. Noo! Come è possibile?!

Il mondo in se stesso non ha difetti, siamo noi che ce li creiamo.

Il sogno di ricchezza, la competizione per essere sempre ai primi posti, il desiderio di avere quanti più followers possibili. Ma poi, tutta ‘sta gente che vi segue non vi mette un po’ d’ansia? A me sì!

Direi che forse è giunto il momento di cambiare dimensione e direzione, abbiamo bisogno di un po’ di tranquillità in più. Ci vuole un cambiamento. Non è facile, ma è opportuno perché senza cambiamenti si ristagna! E voi lo sapete che la stasi fa male a tutto, cellulite compresa.

Basterebbe provare a non fossilizzarsi solo sul conosciuto, ma esplorare. Con curiosità. Cambiare semplicemente il punto di vista e certe volte serve proprio poco per dare una svolta alla propria vita senza insistere sulle stesse cose – abitudini, persone – ma cambiando strategia di attacco.

Come? Con consapevolezza, motivazione, superamento delle resistenze.

Valutare con calma la situazione per distinguere ciò che va opportunatamente cambiato, che poi sarebbe quello che non ci fa più stare bene, da ciò che occorre accettare così come è – magari cambiando il nostro atteggiamento in relazione al fatto specifico. La chiave di s-volta siamo sempre noi.

Esempio sciocco. Tanti vanno in palestra per sentirsi fighi – sì, una gran parte delle persone lo fa per questo, solo per farsi vedere. A me non va. Non mi piace per niente. Allora cerco di camminare un po’ di più, faccio una piccola cosa per me stessa e mi sento meglio. Ho raggiunto un compromesso. Un piccolo contributo all’accettazione del sé.

Non facciamoci sempre trasportare da ciò che vogliono gli altri, da cosa fanno, da cosa vorrebbero che facessimo noi. Anche le scritte, quando usate solo come slogan, lasciamole perdere. Non contano. Non sono importanti, non quanto noi stessi. Oh per favore! Qui ci starebbe proprio bene la famosa frase del Marchese del Grillo!

Perdonatemi, ma è solo per dire che la parte importante dell’equazione siamo proprio noi e che abbiamo tutti gli strumenti per farlo, per abbattere quei paletti che ci siamo costruiti per rimanere ancorati nella comfort zone, per sentirci sicuri anche se oppressi. DRIIN! SVEGLIA!

Insomma, noi abbiamo desideri, voglie, sogni, aspettative, progetti. Sono nostri e non degli altri. Viviamoli.

Per seguire la strada del voglio fare serve una motivazione, occorre vincere qualche resistenza, io ci sto lavorando. Perdere qualche valore acquisito non vuol dire perdere l’identità fino a questo momento raggiunta. Potrò solo essere migliore. Il cambiamento porta questo.

Foto di Miriam Fischer da Pexels

Facciamo come il bruco e la farfalla… una volta acquisita la nuova conoscenza, prendiamo il volo. Anche da soli se occorre. Il cielo è grande e, se ci dovessimo sentire soli, incontreremo certamente qualcuno come noi per continuare i nostri viaggi avventurosi.

Vi anticipo che il prossimo mese, prendendo proprio spunto da questo articolo, ci sarà una sorpresa. Per voi… così come lo è stata per me.

La vera libertà è essere quelle che siamo. Sempre.

Per essere la protagonista del prossimo articolo SCRIVIMI QUI

Sono nata nel 1968 – contate in silenzio – a Roma.
Mi muovo esclusivamente con i mezzi pubblici perché non guido e non potrei mai vivere senza Trastevere, il Colosseo, le stupende fontane della Capitale e i fastidiosi sampietrini.
Da che ho memoria ho riempito di scarabocchi tutto ciò che ho avuto la fortuna, o la sfortuna fate un po’ voi, di avere a portata di mano: dal muro di casa dietro il divano del soggiorno (avevo quattro anni), a ritagli di carta, quaderni e diari. Da allora è stato un susseguirsi di poesie, racconti, romanzi e favole per bambini, il tutto condito da premi, pubblicazioni e gratificazioni varie.
Golosa di dolci e di emozioni. Amante di viaggi e fotografie. Adoro Vasco e i Queen… sì, lo so che sono agli antipodi, ma così è!
Se vuoi contattarmi in privato, scrivimi qui: cristiana.ian@libero.it

UN DOLCE PER LA FESTA DEL PAPÀ: ZEPPOLINE AL FORNO CON CREMA AL LATTE DI MANDORLA

La festa del papà si avvicina e io vorrei dedicare a tutti i papà il dolce che preparo sempre il 19 Marzo in occasione della loro festa: zeppoline mignon cotte in forno farcite con della crema pasticcera al latte di mandorla, una piccola coccola deliziosa!

Questa festa è nata negli Stati Uniti il secolo scorso, per opera di una ragazza che voleva dedicare una giornata speciale al suo papà così come ne esisteva una per la mamma e 19 Giugno 1910 fu festeggiata la prima festa del papà. Perché proprio il 19 Giugno? Perché era il giorno del compleanno di questo signore.

Nel 1966 il Presidente Lyndon B.Johnson proclamò la festa del papà festa nazionale e i festeggiamenti si spostarono alla terza domenica di giugno. Anche in moltissimi altri paesi del mondo la festa del papà si festeggia la terza domenica di giugno, mentre in Germania la festa del papà coincide con l’Ascensione.

In Italia quando si decise di festeggiare la festa del papà si scelse la data del 19 Marzo, festa di san Giuseppe, papà putativo di Gesù. Secondo la tradizione, il 19 marzo è la sua data di morte. Il culto di san Giuseppe ha però origini antichissime: nelle chiese orientali si festeggiava già nell’Alto Medioevo; nel Trecento questo culto si adottò anche in Occidente.

Nel 1479 papa Sisto IV inserì la festa di san Giuseppe nel calendario romano. Alla fine del 1800 la Chiesa Cattolica, considerando san Giuseppe come la figura del papà buono dedito alla famiglia, lo proclamò protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa Universale.

“In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, concordia e fedeltà coniugale […]”, sono le parole di papa Leone XIII che racchiudono il significato di questa ricorrenza.

I dolci per la festa del papà

Ci sono dei dolci speciali legati a questa ricorrenza che riempiono di gioia i palati dei papà golosi. A Napoli sono famose le zeppole di San Giuseppe fritte e farcite con crema e amarene. La leggenda racconta che si preparano il 19 marzo perché dopo la fuga in Egitto, per scappare dalle persecuzioni di re Erode, Giuseppe fu costretto a vendere dei dolci per mantenere la sua famiglia.

A Roma, si preparano i Bignè di San Giuseppe, in Toscana e in Umbria si preparano frittelle di riso cotto nel latte e aromatizzato con spezie e liquore, in Emilia Romagna troviamo la raviola, un dolce di pasta frolla farcito di marmellata o crema, mentre in Sicilia troviamo zeppole di riso e le Sfincie di San Giuseppe.

Dalla ricetta odierna non aspettatevi le classiche zeppole napoletane, questa è una versione diversa, la cottura al forno sostituisce la frittura, il cioccolato le amarene. Io non ho mai amato friggere, pertanto quando la mia amica Giusy mi ha proposto questa ricetta ho messo subito le mani in pasta. È stato amore al primo morso così le ripropongo ogni 19 Marzo e riscuotono sempre un notevole successo.

ZEPPOLINE AL FORNO CON CREMA AL LATTE DI MANDORLA

Ingredienti per circa 13/15 zeppole mignon

250 ml acqua

100 gr burro

1 pizzico di sale

1 cucchiaio di zucchero

150 gr farina

Mzzo cucchiaino di lievito per dolci

3 uova

Per farcire

Crema Pasticcera al Latte di Mandorle

Per decorare

Gocce di cioccolato

Preparazione

Preriscalda il forno a 190°.

In una pentola dai bordi alti metti l’acqua con il burro, un pizzico di sale e lo zucchero. Metti sul fuoco e fai sciogliere completamente il burro. Aggiungi di colpo 150 g di farina setacciata con il lievito e gira con un cucchiaio di legno sino ad ottenere una palla lisca e omogenea della consistenza di un polentino sodo.

Fai raffreddare l’impasto e poi una alla volta, amalgamandole bene, aggiungi 3 uova.

Fodera una teglia con carta forno.

Riempi una tasca da pasticceria con bocchetta larga a stella e forma due cerchi concentrici uno sopra l’altro (del diametro di una tazzina da caffè se le volete mignon) avendo cura di lasciare un piccolo buchino nel mezzo.

Inforna a 190° per 15 minuti circa, la superficie deve essere gonfia e dorata.

Sforna e lascia raffreddare su una gratella, intanto prepara la crema pasticcera al latte di mandorla. Quando le zeppole saranno completamente fredde tagliale a metà e farciscile con la crema. Richiudile e nella parte centrale fai un ulteriore ciuffo di crema. Decora con qualche goccia di cioccolato, spolvera con zucchero a velo e servile.

Crema Pasticcera al Latte di Mandorla

Ingredienti

200 gr latte intero

300 gr latte di mandorla

2 tuorli

100 g zucchero

60 g farina

1 bustina di vanillina

6 gocce di aroma di mandorla amara

Preparazione

Sbatti i tuorli con lo zucchero sino ad avere un composto gonfio e spumoso. Aggiungi la farina setacciata continuando a sbattere con una frusta.

In un tegame fai bollire il latte e il latte di mandorle con la vanillina.

Aggiungi poco alla volta il latte bollente al mix di uova, zucchero e farina continuando a sbattere con una frusta per evitare la formazione di grumi. Quando il composto è ben amalgamato riporta la pentola sul fuoco, a fiamma dolce, e sempre mescolando porta a ebollizione sino a che la crema si sarà ben addensata. Leva dal fuoco, aggiungi qualche goccia di mandorla amara e mescola bene. Metti la crema in una ciotola, falla raffreddare completamente spatolando di tanto in tanto per evitare che si formi la pellicola in superficie.

Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione.
Perché volere è potere!”
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I LOOP DI AGATA: SE RINASCO, RINASCO ME STESSA.

Questo è il diario di Agata. Chi è Agata? Sono io, sei tu. È la tua migliore amica, tua sorella, la vicina di casa che canta mentre stende i panni. È la donna romantica che piange guardando un film, la guerriera che si sveglia presto per andare al lavoro e che si destreggia tra figli, famiglia e doveri. Agata convive con i suoi loop, invadentissime paranoie tutte femminili che la mettono spesso in difficoltà di fronte alle cose della vita. Adesso ha deciso di tenerne un Diario. Un bel Diario in cui scrivere tutto quello che le passa per la mente. Per scoprire se riesce a conoscersi un po’ di più, per condividere i suoi pensieri. Per se stessa, per te.

Caro Diario,

In questo periodo sono gasatissima. Ormai ho imparato: quando sono nel mio angolino devo inventarmi qualcosa per esplodere nuovamente. Per me l’esplosione è quando una persona si tiene dentro anche le cose positive e non le fa emergere creandosi dentro dei macigni inspiegabili, che poi creano angolini. Dopo aver fatto ordine nell’anima emerge la nostra vera natura di combattenti e anime meravigliose che hanno solo bisogno di ESPLODERE. Ho iniziato questo viaggio meraviglioso dentro di me qualche settimana fa. Le persone me lo dicono, mi descrivono con aggettivi straordinari, a volte imbarazzanti. Il mio problema è crederci. Ho deciso di parlare di me alle persone perché credo di poter dare tanto e credo che sia una cosa straordinaria poterlo fare.

Ho scelto Tik Tok come canale d’esordio e ho scelto la modalità della routine perché credo che le persone abbiano bisogno di normalità. Io sono la prima. Ho investito in trucchi, prodotti per la skincare e attrezzi del mestiere: microfoni, specchio con le luci, auricolari e supporto per lo smartphone. Ho creato un profilo ed ho iniziato a parlare di me truccandomi, cucinando e facendo live. In questo momento ti scrivo e faccio una live. Le persone mi chiedono che cosa faccio e io parlo di te e della mia vita. Ed ecco che argomenti come adozione, bullismo, discriminazione, emergono come se le persone fossero lì solo ad aspettare di ascoltare; hanno fame di sapere, fame di speranza e di voglia di vivere e di credere che davvero tutto andrà bene. Ho trovato molta solidarietà femminile e un sacco di persone adottate. Mi sono resa conto che non se ne parla mai abbastanza. È nascosto dietro al meraviglioso gesto di due persone ipoteticamente incomplete, ma possono esserci altre 1000 verità che ci sfuggono facendoci restare nella superficialità e facendoci giudicare ciò che non conosciamo.

Nessuno è solo, nessuno è abbandonato a se stesso. Abbiamo tutti una sola voce, basta saperla usare.

Raccontare di noi è la pagina più bella della vita.

Ho mille sogni, mille idee, mille cose che vorrei realizzare. Per questo se rinasco, rinasco me stessa. Ho provato tantissime volte ad immaginare di essere qualcun altro perché credevo di non essere all’altezza e credevo di non saper gestire nulla. Invece di recente ho scoperto di voler adorare il modo in cui sto al mondo, di adorare il modo in cui affronto le cose e che forse mi piace tutto quello che mi circonda. Le cose che mi hanno fatta soffrire saranno quelle che mi renderanno più forte. A volte ci si perde nel marasma delle emozioni negative e si rischia di continuare a cadere perché si crede di non avere un appiglio. Ma il vero appiglio siamo noi e le nostre storie. Noi non ce ne rendiamo conto perché siamo assordati dal rumore di una società che ci fa credere di essere perennemente sbagliati. Assediati da personaggi creati a regola d’arte per confonderci e farci perdere di vista la cosa più importante. NOI!

Prenditi cura di te

Nell’ultimo periodo ho scoperto di amare me stessa in realtà, ma sono distratta dalla parte del mondo sbagliata, ovvero quella che non mi regala l’emozione di esplodere, quella che non mi dà la possibilità di tirare fuori del tutto la vera me. Distratta, sì! Perché vorrei tanto che tutti si convincessero che posso farcela e che vado bene così, smussando bene gli angoli. Ma credo che una volta convinta davvero io, questo posta bastare e che quello è il vero mondo al quale devo dar conto.

Più Zen

Ho solo bisogno di concentrarmi davvero su di me e capire che l’unica voce che può e deve cambiarmi davvero la vita è la mia.

Se rinasco, rinasco me stessa perché non mi manca niente e i miei sogni e i miei desideri sono uguali a quelli di tutti. Alla fine mi piace la mia vita ed il suo a volte incostante equilibrio. Il mondo può adattarsi anche alle mie di regole e farne un piccolo tesoro.

A presto, Agata

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del CURVY PRIDE BLOG, impegnandosi nel volontariato.

BAMBINE CON SOGNI, DIVENTATE DONNE CON VISIONE!

Riceviamo e pubblichiamo con piacere questo articolo della nostra nuova socia Silvia Cacitti.

Mi racconti il tuo sogno? Con questa potente domanda di Simona D’Aulerio è iniziato il mio primo incontro online con Curvy Pride. In questa associazione si respira un clima di sicurezza creato per accogliere le persone, quello spazio che sa di casa, e proprio pensando al sapore di casa che si è aperta in me una visione, anzi un’anta, quella dell’armadio

Sono Silvia e per parlare di me e del mio sogno, da introversa, mi è più facile farlo attraverso gli abiti che ci sono e ci sono stati nel mio armadio e nel corso del mio viaggio di vita. La moda è un linguaggio silenzioso che mi ha sempre affascinato e ho appreso, nel mio percorso personale e professionale, che i vestiti rappresentano noi stessi e manifestano gli aspetti profondi del nostro intimo, i ruoli della nostra vita e la nostra personalità.

Raccontandoti la mia personalità, non posso nascondere l’amore per i romanzi di Jane Austen e della forza femminile intrinseca dei suoi personaggi. Per molti è solo una scrittrice di romanzi rosa, io invece leggo nel suo piccolo mondo femminile un atto di accusa per lo spazio confinato alle donne e alla voglia di dimostrare che siamo molto di più. Questa vena austeniana spinge me e il mio armadio verso una direzione sovversiva agli stereotipi del giusto modo di essere donna. Abiti dalla linea semplice, tessuti morbidi, tonalità scure, hanno un grande spazio all’interno del mio guardaroba, rappresentano la mia parte libera, dinamica, oppositiva, amante della vita autentica, senza filtri.

La mia opposizione silenziosa è iniziata già da piccola: per le mie bambole amavo disegnare e cucire abiti con uno stile tutto mio e sognavo di vestire donne immaginarie. Crescendo, mi sono formata in stilismo e sartoria e ho iniziato a confezionare capi su misura per persone vere. Nella mia vita da studentessa di moda, con jeans e magliette dalle linee semplici e monocromatiche, il mio armadio custodiva cappelli originali che confezionavo per me stessa, assieme ad abiti dalle applicazioni stravaganti che evidenziavano la mia ricerca identitaria che stavo sperimentando prima di tutto sulla mia pelle. In questa fase adolescenziale ho sofferto di disturbi alimentari, il controllo sul corpo era un controllo sulle mie paure, di crescere, delle sfide che mi trovavo ad affrontare.

La moda ha aperto un nuovo mondo su me stessa

Nel mio caso la formazione nella moda e le competenze acquisite si sono rivelate un valido aiuto nel conoscere il mio corpo, valorizzarlo, permettergli di essere imperfetto, perché la felicità non deriva dalla mia forma fisica, bensì dal sentirmi me stessa in quello che indosso. Ho quindi utilizzato il mio guardaroba come una seconda pelle che mi accarezza e protegge. Mi sono fatta spazio nel mondo adulto con un abbigliamento comodo e funzionale al mio nuovo ruolo di mamma e professionista.

Ho creato delle capsule stagionali: giacche dalle linee strutturate, top morbidi e pantaloni avvolgenti. Questo per sentirmi in ordine ed essere pratica, senza perdere tempo prezioso in quella fase di vita che dovevo conciliare con la nascita di una nuova famiglia. In questi ultimi anni ho trasformato il mio gioco nell’armadio, le mie competenze e il potere curativo degli abiti nella mia professione, la Mindfuldress®. l’ho creata strutturando le competenze acquisite nel mio processo formativo e di vita. Nata Stilista e specializzata in Modellistica e Confezione, ho poi conseguito un Master in coaching e Coaching della comunicazione tramite l’immagine. Ho approfondito le tematiche con corsi di psicologia della moda e mi sono formata sul metodo di apprendimento mediato Feuerstein che accompagna ad accrescere le abilità cognitive.

Queste molteplici competenze professionali hanno dato vita al mio metodo esperienziale, dove il fashion design è uno strumento artistico di mediazione nella persona per accompagnarla alla conoscenza, crescita e raggiungimento dei suoi obiettivi comunicativi.

Oggi il mio guardaroba è molto minimal per vestire la donna che sono diventata. Una donna che ama l’essenza e la profondità. Alla domanda di Simona Mi racconti il tuo sogno? La risposta per me è scontata: la Visione di una moda che fa stare bene le persone nel proprio corpo, nella propria vita.

Il mio primo incontro con Curvy Pride mi ha ispirato questa frase:

BAMBINE CON SOGNI, DIVENTATE DONNE CON VISIONE

LITTLE GIRLS WITH DREAMS, BECOME WOMEN WITH VISION

Silvia Cacitti

Ringraziamo tutti coloro che lavorano per far crescere il Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato

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