FELICITÀ IN PILLOLE E RIFLESSIONI SUL CORPO IDEALE

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Cosa c’è di più naturale del corpo umano? Questa domanda potrebbe sembrare banale e la risposta scontata ma non è così. Nel tempo e nello spazio il corpo umano ha assunto, e assume, forme e significati diversi: l’uomo “costruisce” il proprio corpo in base a quelli che sono i dettami della società di appartenenza. Il modo in cui viene “decorato”, i canoni di bellezza che deve rispecchiare, quanto e come viene allenato, quanto e come deve mangiare, non sono regole stabilite ma variano, al variare delle culture umane. La società, infatti, ha un forte impatto sul modo in cui percepiamo, viviamo e “trattiamo” il nostro corpo. Prendiamo in considerazione ad esempio l’ideale del corpo magro, oggi considerato come un segno di benessere e di bellezza. Il sapere scientifico promuove questo tipo di corpo come il giusto corpo, un corpo che, grazie ad una dieta adeguata (e possibilmente con poche kcal), può mantenersi sano ed efficiente; anche i messaggi trasmessi dai mass media divulgano questa ideologia con alcuni “valori” aggiunti: la persona con un corpo magro, infatti, non è solo bella e sana ma anche una persona di successo, capace di prendersi cura di sé, indipendente e con una vita sociale attiva e piacevole. Queste immagini, e i significati che veicolano, vengono interpretati come una legge universale alla quale tutti dobbiamo obbedire ma in realtà non sono assoluti. Ad esempio, in una ricerca molto interessante, l’antropologa Elise Sobo, mette in luce come nella Jamaica rurale i significati legati al corpo e al cibo siano completamente opposti. Il corpo magro infatti non ha un significato positivo ma negativo: la persona magra è una persona che non mangia e non cucina. In un sistema sociale in cui la condivisione e il mutuo aiuto sono di fondamentale importanza, cucinare significa anche condividere e creare legami che, dallo stomaco, arrivano fino all’affiliazione familiare: nutrire i propri figli, i propri familiari, e i propri vicini (che diventeranno o che sono già parenti) è di assoluta importanza per creare o mantenere tali legami. Una persona magra perciò è considerata come una persona avida, che pensa solo a sé stessa, che non condivide e che perciò è sola. Questo esempio mette in luce come il corpo e il cibo non abbiano una valenza universale ma come i suoi significati vadano analizzati tenendo presente il contesto storico-culturale in cui si manifestano. Pensiamo che i nostri ideali siano universali e immutabili perché scientifici quando invece sono squisitamente culturali. Non è mia intenzione demonizzare la scienza, ma credo che, soprattutto nei casi in cui certi ideali diventano causa di depressione e di patologie mortali come i disturbi del comportamento alimentare, questi ideali vadano relativizzati e, soprattutto, credo sia necessario capire perché vengono promossi, da chi, e a quali fini. Oggi le industrie dietetiche e della moda guadagnano miliardi sulle nostre ossessioni: proponendo modelli “ideali” (che, appunto, come suggerisce il termine non stanno nella realtà ma nel mondo delle idee) creano continuamente insicurezze che cerchiamo di colmare con prodotti light, pastiglie dimagranti, creme etc. etc. Quello che vogliono è una società di manichini che, mentre ambisce ad indossare i loro vestiti firmati, consumi quantità industriali di questi prodotti, arricchendo così case farmaceutiche e industrie dietetiche. In questo meccanismo la condivisione e i legami sociali vengono meno, lasciando il posto ad un individualismo malato, fatto di persone sole e sofferenti che invece di godersi la vita e passare un pranzo in compagnia si sentono costrette a dover passare la domenica in palestra, nutrendosi di felicità in pillole.

corpo magro
Pumpkin-serving
eating disorders
thin body
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Alessia Arcidiacono, laureata in Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università di Bologna, si interessa in particolare all’Antropologia medica e al modo in cui nelle diverse culture vengono affrontati i temi della salute, della malattia e del corpo.
Scrive la sua tesi triennale sui Disturbi del Comportamento Alimentare, analizzando la malattia da un punto di vista antropologico. Nel 2015, dopo aver svolto un periodo di ricerca presso il Centro Protesi Inail di Vigorso, scrive la sua tesi magistrale su amputazioni, protesi e riabilitazione.
Attualmente continua la sua attività di ricerca antropologica cercando di ampliare ed approfondire le sue conoscenze sul tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare.
 

5 risposte a “FELICITÀ IN PILLOLE E RIFLESSIONI SUL CORPO IDEALE”

  1. Avatar Paolo
    Paolo

    le persone naturalmente snelle, magre (fisicamente bellocce o meno, toniche o no) non vivono nel mondo delle idee, vivono nella realtà come voi..possono essere di successo, non di successo, brave o stronze come chiunque altro

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  2. Avatar alessiaarcidiacono
    alessiaarcidiacono

    Ciao Paolo, grazie per aver letto il post e per averlo commentato. Approfitto di questa mia risposta per specificare alcuni punti che forse sono risultati poco chiari. Io non penso che le persone “naturalmente magre o snelle” vivano nel mondo delle idee, ci mancherebbe altro! Uno degli scopi di questo blog e del Curvy Pride è proprio quello di abbattere ogni pregiudizio e stereotipo sull’associazione tra corpo e personalità; ogni essere umano è meraviglioso proprio in virtù della sua unicità! Alto o basso, magro o curvy, bianco o nero… le distinzioni e i giudizi sono creati culturalmente dagli esseri umani, nessun individuo è “naturalmente” giusto o sbagliato. Ciò che è importante, secondo me, è amare sé stessi, rispettarsi e rispettare gli altri. Il messaggio che ho cercato di comunicare con il mio post è proprio questo: credo che (e tutto, ripeto, rimane una mia opinione personale) la società in cui viviamo ci spinga in molti modi ad essere insoddisfatti di noi stessi, facendoci credere che per essere felici siano necessarie tutta una serie di caratteristiche, come ad esempio, essere fisicamente in un certo modo, avere oggetti costosi, macchine costose, ricoprire posizioni di rilievo etc. etc. Io credo invece che sia importante imparare a conoscersi e ad amarsi per come si è, facendo emergere le potenzialità meravigliose che ognuno ha dentro.

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    1. Avatar Paolo
      Paolo

      sono d’accordo, amare se stessi permette anche di migliorarsi dentro e fuori. Secondo me sul piano estetico (e non parlo di personalità) bisogna accettare ce esistono uomini e donne magri o più in carne fisicamente più belli di altri/e in linea di massima ma questo tutti/e possono piacersi e piacere a qualcuno dentro e fuori

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      1. Avatar alessiaarcidiacono
        alessiaarcidiacono

        Il fatto è che la bellezza è relativa!!!!!!!!!! Ogni società ha sviluppato e sviluppa continuamente particolari concezioni di ciò che può essere considerato bello o brutto. E queste concezioni, a loro volta, sono strettamente legate con le necessità e peculiarità della società in cui vengono create.

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      2. Avatar Paolo
        Paolo

        non metto in discussione questo ma ribadisco quel che ho detto

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