Questa è una storia vera. Una di quelle che non sentirai al telegiornale, non troverai nei libri di storia e per questo tanto preziosa. Conosco Angela in una libreria, durante un circolo di lettura. È una persona composta, delicata nei gesti e nelle parole, ogni volta che ci incontriamo percepisco il suo bisogno di parlare. Un giorno scopro che ha una figlia e la invito a uno dei miei incontri con i bambini, ma Angela, in tono confidenziale, mi dice che la bambina non ama la confusione. Quella frase rimane appesa tra noi, così decido d’ incontrarla in libreria, scegliamo un angolo appartato e ordiniamo una tisana (sono fantastiche le librerie con la sala da tè!).
E se come mamma non sono in grado di capire mia figlia?
Angela si è laureata in scienze dell’educazione. Cresciuta in una famiglia dove poco si abbracciava, ha sentito l’esigenza di abbracciare molto, così ha lavorato per anni in un asilo nido, fin quando le vicende di “Mafia capitale” ne hanno decretato la chiusura. Ma Angela ha una bambina, Agnese, e decide di rimandare la ricerca di un nuovo lavoro. Sembra andare tutto per il meglio, fin quando la piccola comincia la scuola dell’infanzia. La bambina torna a casa contenta, racconta molto della scuola, mostra i suoi disegni, ma al primo colloquio con le insegnanti Angela e Fabio, il papà, scoprono che Agnese in classe non parla. Le maestre non hanno mai ascoltato la sua voce. Non chiede di andare al bagno. Non chiede di bere. Diventa invisibile pur di non parlare. Angela non riesce a crederlo perché a casa la bambina parla molto bene. Accade però che Angela e Fabio comincino a trovarsi in difficoltà quando invitano qualcuno in casa. Agnese non accetta interferenze, grida e scalpita. Lentamente gli amici della coppia si allontanano. Agnese e Fabio discutono tra loro, non sanno come comportarsi con la piccola. Comprenderla? Rimproverarla? Perché diavolo la loro bambina non è come tutte le altre? Cominciano i primi inviti ai compleanni, gli appuntamenti ai parchi giochi, per Angela tutto si trasforma in un incubo. Scenate, grida in strada, lo sguardo di biasimo degli altri genitori, tutti si sentono in dovere di consigliarla e Angela si sente sempre inadeguata.
Il dolore arriva: sua figlia è diversa. Lei è una mamma diversa.
È il primo maggio, Angela e la sua famiglia sono attesi da amici a un ristorante, ma come arrivano nel parcheggio Agnese si rifiuta di scendere dalla macchina e piange. Quando riescono a convincerla la giornata è ormai rovinata. I bambini si rincorrono nel salone, giocano insieme, ma Agnese rimane accanto a loro per nulla incuriosita dai coetanei. Un giorno Angela riceve sul telefonino il video della festa di Carnevale a scuola: nel salone, colmo di bambini in festa, sua figlia è ferma sulla porta della classe. In piedi, nel bel vestito rosa che aveva desiderato, Agnese è immobile. Lo è per tutto il video. Le maestre consigliano per Agnese una visita in un centro specializzato e la diagnosi arriva: mutismo selettivo. Angela piange per quel giorno che sul cancello della scuola le ha detto “Se oggi parli quando esci ti faccio un regalo” e per tutte le volte che non è riuscita a difendere la sua bambina dalle domande inquisitorie delle altre mamme “Perché non parli? Ti hanno tagliato la lingua? Sei una bambina piccola?”
I bambini che soffrono di mutismo selettivo vengono chiamati “i bambini congelati”.
Angela mi racconta che il comportamento di Agnese non è dettato da “capricci”: soffre il rumore, il disordine e la paura di esporsi la paralizza. A questo punto Angela fa una lunga pausa, io allora mi faccio coraggio. Bisogna entrare in punta di piedi nella vita delle persone. Le chiedo come sta ora. Lei sorride, le mani a coppa intorno alla sua tazza di tisana, ormai fredda. “Durante il lockdown è accaduta una cosa meravigliosa” mi dice. La scuola era per Agnese il mondo delle possibilità, lei amava andarci, anche se non parlava. Con l’isolamento la bambina ha sperimentato una chiusura imposta dall’esterno, non scelta. Da allora Agnese è cambiata. In classe alza la mano, interviene, ripete una poesia a memoria. I compagni sono tanto sorpresi di sentire la sua voce che quando parla il silenzio è totale. Ora ha un’amica del cuore, Giovanna. Piccoli passi in avanti. “Nel frattempo io ho imparato a conoscere mia figlia. Ognuno ha un suo scrigno segreto, dobbiamo solo trovare la chiave per aprirlo. “
Io la guardo mentre sorseggia la tisana e penso che la sua chiave si chiama AMORE.
Agnese e il suo amore per gli animali la mamma, il papà e Agnese Agnese e le sue passioni
Ringrazio Angela Tosoni, Fabio Fazi e Agnese per avermi donato questa storia.
Si ringrazia l’Associazione Italiana Mutismo Selettivo per il sostegno e l’incoraggiamento alle famiglie https://aimuse.it/
Questo articolo è pubblicato dalla socia e scrittrice Catia Proietti che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog.
Un grazie a tutte le socie e i soci che credono nell’Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.
