CAPITA CHE TI SI CHIEDA DI GIUSTIFICARE CHI SEI QUANDO TU VUOI SOLO ESSERE TE STESSA

A un certo punto della sua vita Valeria si scopre diversa. In realtà sono gli altri a farla sentire diversa. Pensando al suo passato, va alla ricerca di risposte per scrivere il suo futuro.

Questa è una storia veraUna di quelle che non sentirai al telegiornale e non troverai nei libri di storia. Una di quelle che fanno la vita di tutti i giorni.  

Quando è stata la prima volta che ho percepito la crepa? Valeria se lo chiede mentre scorre i commenti sotto il nuovo servizio fotografico che l’ha vista protagonista. Si è messa in gioco davanti a un obiettivo, proprio lei, con quel suo corpo lì, dopo che qualcuno l’ha definita un po’elefantoide. Non ha voglia di spiegare il perché l’ha fatto, non basta alle iene da tastiera sapere che lei voleva solo divertirsi, una come lei non può permetterselo. 

UNA COME LEI DEVE GIUSTIFICARSI PER CIÒ CHE È.

Una crepa. Ecco come vede quel dolore che si porta dentro da sempre: un’enorme crepa che le attraversa il petto. Non una frattura, qualcosa che si rompe con un suono forte, distinto. Una crepa è insidiosa, sta lì a farti male e non sai quando ti spezzerà. E lei si è spezzata molte volte. Ora, inquieta, stacca gli occhi dal computer, si alza, traffica con i fornelli per preparare la cena, le sue ragazze discutono in cameretta e a lei non va di intervenire. Se la caveranno. Lei sta combattendo contro quella crepa. Rabbia, delusione, senso di inadeguatezza.  

Quando è stata la prima volta che ho percepito la crepa?

In modo ossessivo cerca la prima volta. Deve esserci una traccia da qualche parte nella sua memoria. Valeria è nata in Brasile nel 1985 e a sei mesi è stata adottata da una coppia di Trento. Ma la crepa non si è formata in quei  primi anni di vita perché lei ricorda passanti sorridenti che la fermavano, parlavano con sua madre, le accarezzavano i capelli ricci. Ricorda che giocava con i bambini al parco, la mano bianca di suo padre a tenere la sua nera, si sentiva accettata da tutti, le facevano complimenti per i suoi grandi occhi scuri e il suo  sorriso. 

È CHE POI A UN CERTO PUNTO LE COSE CAMBIANO.

Quando è stata la prima volta che ho percepito la crepa?

Mentre rovescia la pasta, nell’acqua che bolle, Valeria rivede se stessa durante la sua precoce pubertà. Presto le era cresciuto il seno, presto il sedere era diventato più evidente e alto, presto aveva detto addio alle sue forme di bambina. Doveva essere nella sua genetica. A dieci anni il suo corpo era cambiato ed erano gli altri a farglielo notare. Battute, doppi sensi, una risatina al suo passaggio.  La Vale era cresciuta. La Vale era diversa ora. E non era solo qualcosa che riguardava il colore della pelle, evidente in una Trento di bianchi, era qualcosa legato alla sua fisicità. Sembrava lei non andasse bene, sembrava il suo fisico mettesse in imbarazzo gli altri. E di colpo il ricordo arriva, mentre la pasta è cotta e le voci dalla cameretta finalmente tacciono. Doveva essere accaduto al saggio delle medie, proprio sul palco. Le piaceva la musica pop e le piaceva ballare. Ammirava le Spice Girls, ma le ragazze che avevano organizzato un tributo in loro onore non l’avevano voluta nel gruppo. Lei non si era scoraggiata, tenace aveva trovato un’alleata e organizzato una coreografia per due sulle note di “Everybody (backstreet’s back)” dei Backstreet Boys. Aveva invitato sua madre e suo padre desiderosa di mostrargli quello che sapeva e amava fare. Per l’occasione aveva indossato una maglietta bianca e un blue-jeans scolorito. Emozionata, aveva visto i suoi genitori sedersi in platea e quando era arrivato il suo turno aveva sfoggiato un meraviglioso sorriso e cominciato a ballare felice di essere lì, felice di avercela fatta.

Pochi secondi ed era accaduto.

“Facci vedere le tette” qualcuno aveva gridato e da quel momento era stato tutto un ridacchiare, uno schernire l’esibizione, come se lei fosse “troppo” per avere il diritto di mostrarsi, anche se era stata attenta a vestirsi in modo sobrio. Aveva notato i volti smarriti dei suoi genitori e desiderato che tutto finisse in fretta per non parlarne mai più. 

SCOLA LA PASTA NEL LAVANDINO E SALE IL VAPORE, MENTRE ARRIVA UN ALTRO RICORDO.

Forse la crepa nasce in quel primo giorno di scuola. Settembre 1991, la gioia di conoscere nuovi compagni di gioco, il sorriso della maestra, e l’indomani il suo volto su un giornale locale “anche gli extracomunitari cominciano la scuola” e suo padre che si arrabbia, che cerca spiegazioni e sostiene con fermezza che lei è italiana, non è un’extracomunitaria, e comunque non si fa così con nessun bambino. 

Quando è stato che l’inadeguatezza mi si è cucita addosso? 

E più ci pensa più gli episodi affiorano. Episodi in cui era il suo aspetto fisico, ancor prima colore del colore della pelle, a crearle disagio. Ma lei vuole smettere di scusarsi per ciò che è. In passato aveva provato a essere in molti modi per piacere agli altri, ma aveva significato sabotare se stessa. Le piaceva ballare, le piaceva esibirsi. Perché mai si sarebbe dovuta nascondere nel farlo? E mentre chiama le ragazze a tavola, mentre loro corrono lungo il corridoio per chi arriva prima a tavola, alla radio i Backstreet Boys cantano la sua canzone preferita “As long as you love me”. Non si trattiene Valeria, le piace cantare e ha la presunzione di farlo bene. Sporziona la pasta nei piatti canticchiando, le ragazze la seguono e in breve sono un coro da stadio nel salone. È vero: è nera e in sovrappeso. Un bel po’ in sovrappeso, ma ballare e cantare è una roba che la fa impazzire da quando è piccola e sai che c’è? Non vuole più giustificarsi con nessuno. Si può essere felice solo facendo qualcosa che si ama fare. E lei decide che da ora vuole essere felice. 

Ringrazio Valeria Menapace per avermi donato la sua storia di vita.

Questo articolo è pubblicato dalla socia e scrittrice Catia Proietti che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog.

Un grazie a tutte le socie e i soci che credono nell’Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.

Di formazione assistente sociale ed educatore degli adulti, vive a Roma, con marito, figli, due tartarughe e un cane in affido congiunto con dei buoni vicini. Scrive libri per ragazzi, cura la collana ok https://www.facebook.com/katia.proietti.12 . Instagram https://www.instagram.com/catia_proietti_/?hl=it Sito https://www.catiaproiettiautrice.it/ della casa editrice Albero delle Matite ed è responsabile del Progetto Scrittura di Curvy Pride. Da anni organizza incontri per la promozione della lettura da un anno di vita e collabora con le realtà territoriali per una cultura libera da pregiudizi. Se hai una storia, una domanda, una riflessione che vuoi condividere con lei scrivile a proietti.catia@libero.it, Facebo

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Autore: Catia Proietti

Di formazione assistente sociale ed educatore degli adulti, lavora da anni presso il comune di Roma con la qualifica di educatrice, partecipa a innumerevoli iniziative per la promozione della lettura e di una cultura del rispetto, libera da pregiudizio, insieme alle realtà associative del territorio. A seguito della pubblicazione del suo romanzo DA ORA IN POI (ed. Il ciliegio, young adults) ha organizzato eventi in diverse biblioteche comunali e librerie a Roma e non solo. Il testo è stato adottato in molte scuole secondarie di primo grado e nel biennio di diversi licei a Roma, Milano, Siena, Napoli e provincia, dalla campagna “UP-prezzami, non fermarti all’etichetta” di Sotto-Sopra, Movimento giovani per Save the Children ed è stato protagonista della Giornata della legalità in onore di don Peppe Diana a Mugnano di Napoli. "Da ora in poi" è stato motivo di dibattito con i ragazzi di Libera nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma e con l’associazione Curvy Pride per una cultura contro gli stereotipi e il bullismo. Questo percorso è continuato con il libro "A PIEDI NUDI", vincitore del Premio Microeditoria di Qualità, e con la nuova uscita "SULLA STRADA DI IQBAL". Catia continua a parlare con ragazzi e genitori di disuguaglianze, di difficoltà nelle relazioni e di ingiustizie. Per rendere partecipi i ragazzi ai suoi eventi ha escogitato un sistema: lascia farfalle di cartoncino colorato sulle sedie e chiede di scrivere, protetti dall'anonimato, il proprio sogno o il proprio messaggio al mondo. Negli anni ha raccolto centinaia e centinaia di messaggi. E' responsabile della collana Extraordinario della casa editrice Albero delle Matite e responsabile del Progetto Scrittura di Curvy Pride - APS proietti.catia@libero.it www.daoraimpoi.it Potete trovarla su Facebook e Instagram .

2 pensieri riguardo “CAPITA CHE TI SI CHIEDA DI GIUSTIFICARE CHI SEI QUANDO TU VUOI SOLO ESSERE TE STESSA”

  1. Inadeguati sono coloro che non sanno accettare le differenze, che ogni essere umano ha. Grasso, magro, alto, basso, bianco, giallo, rosso, nero, uomo, donna, gay, etero, ognuno è come si sente, e non come lo pensano gli altri.

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    1. Hai ragione, Giancarlo. Ma ti dirò di più. Questo bisogno di “etichettare” l’altro non riguarda solo le caratteristiche fisiche, ma anche i tratti della personalità. Mi capita di parlare con genitori preoccupati che dicono “mio figlio è timido”. Perché ne parlano in questo modo? Perché in una società altamente competitiva la persona riservata diventa “inadeguata
      “. Quando parlo con questi genitori faccio loro notare che la timidezza non è un “difetto”, ma un tratto della personalità. Le persone timide sanno leggere più delle altre la realtà intorno a loro. Impiegano più tempo per scegliere le amicizie, ma commettono meno errori in tal senso. Tendono a essere riflessive, si interrogano e compiono scelte con determinazione.
      Ognuno ha i suoi tempi. Ognuno è un essere prezioso. Ognuno è importante all’interno del Tutto.

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