I LOOP DI AGATA: ADESSO MI FACCIO BELLA SOLO PER ME

Questo è il diario di Agata. Chi è Agata? Sono io, sei tu. È la tua migliore amica, tua sorella, la vicina di casa che canta mentre stende i panni. È la donna romantica che piange guardando un film, la guerriera che si sveglia presto per andare al lavoro e che si destreggia tra figli, famiglia e doveri. Agata convive con i suoi loop, invadentissime paranoie tutte femminili che la mettono spesso in difficoltà di fronte alle cose della vita. Adesso ha deciso di tenerne un Diario. Un bel Diario in cui scrivere tutto quello che le passa per la mente. Per scoprire se riesce a conoscersi un po’ di più, per condividere i suoi pensieri. Per se stessa, per te.

Caro Diario,

Ho scoperto un altro tipo di felicità. È una felicità nascosta, direi impercettibile. Questo perché non crediamo che sia importante o ci hanno cresciuti dicendo che se ne può fare a meno. Ma io dico, viviamo una volta sola e se ci sono avvisaglie di una qualche tipo di felicità PRENDIAMOCELA! Oggi l’amore è un lusso che non possiamo permetterci. NO! La frase è indubbiamente sbagliata. Forse è più corretto dire che crediamo di non potercelo permettere e quindi finiamo con l’accontentarci e svalorizzare il nostro io interiore ed esteriore. Da qualche mese ho scoperto il piacere di prendermi cura di me stessa, esteticamente parlando. Non sento la necessità di piacere a nessuno se non a me stessa. Amo farmi la skin care, amo farmi un make up ricercato, rubando qua e là sul web trucchi e acconciature adatti anche a me. Avevo superato da tempo il problema del colore della pelle, ma scoprire di amarlo è stato un traguardo straordinario.

Giocare con il mio colore della pelle e con tutti i colori a disposizione nelle mie palette. Mescolarli e scoprire quanto questo mi metta di buon umore. Scoprire un outfit adatto e scattare qualche foto, solo per me. A quasi 40 anni suonati ho scoperto il piacere di guardarmi e di amare i miei difetti estetici. Eh si, le rughe cominciano a farsi strada. Non le temo e ogni settimana il mio volto mi racconta una storia. Ma non sono storie tristi come quando cercavo di piacere a tutti, sono storie che mi descrivono, che mi rappresentano e che spiegano cos’è stata la mia vita. Bella, brutta? A questo punto non importa. Sono arrivata fino a qui con tutta la forza che avevo e ora voglio guardarmi un pochino anche esternamente. Ma tutto questo mi porta alla scoperta di alcune cose di me che non sopporto. Naso e labbra. Ovviamente sottopormi ad interventi drastici proprio non mi va. Attraverso il make up ho potuto sistemare qualcosina. Il counturing! Che roba è? Disegnare le linee del viso, definire zigomi e anche il naso. Ma non mi soddisfa. Così ho pensato di concentrarmi sulle labbra. Ci sono un sacco di prodotti. Matite, lip plumper, rossetti rimpolpanti, ma niente da fare! Proverò il Filler! Una follia assoluta, ma si vive una volta sola e penso che sia bello potersi togliere qualche sfizio.

Un tuffo nei colori del nostro io esteriore.

Ho prenotato da un chirurgo specializzato e visto che il mio compleanno è alle porte ho pensato di regalarmelo. Sono emozionata perché non so cos’aspettarmi. Ma per una volta ho smesso di pensare a tutto e a tutti e ho deciso di donare a me stessa la possibilità di sentirmi bella solo per me!

È ricominciato il mio viaggio verso la perdita di peso. Non mi importa se è un etto alla settimana o un chilo al mese, so solo che ho bisogno di dedicarmi a me e alla mia salute psicofisica. Mi voglio troppo bene per non farlo. Da un po’ di tempo mi rendo conto di sorridere spesso. Il mio auto mutuo aiuto funziona benissimo. Mi conosco troppo bene e non mi mento mai. Sarei stupida a non approfittare di me per migliorarmi.

Di recente ho fatto un viaggio coi miei figli. Siamo andati via qualche giorno e come prima tappa siamo passati a salutare dei parenti. Non mi sono mai sentita tanto a disagio. Sempre sotto esame. Ti senti passata ai raggi X consapevole del fatto che qualunque cosa farai o dirai non andrà bene. Quanto è facile per le persone puntare il dito e giudicare senza conoscere senza avere la minima idea di chi tu sia. Di quali siano stati i tuoi disagi, le tue paure. La sera prima di ripartire ero in bagno e mi stavo facendo una skin care per la notte. Sentivo i pensieri invadermi prepotentemente in testa. Così li ho ascoltati e ho capito che in realtà non mi interessa. Io vado bene per me? Io mi piaccio? Cavolo si! Nessuno è perfetto e non vedo perché io debba impormi di piacere a chi in fin dei conti di me non sa nulla e tutto sommato non è interessato a conoscere niente della vera me!

Truccatevi, amatevi, pettinatevi, sognatevi come volete e provate a realizzare quei sogni. Non sappiamo quanto dura la nostra permanenza qui sulla terra. Godiamocela fino in fondo. Giochiamo coi colori e divertiamoci a scoprire anche così chi siamo.

Specchiarsi per scoprire le cose più belle.

Tutto sta negli occhi di chi guarda. Cosa vedono le persone quando ci guardano? E noi cosa vediamo quando ci guardiamo? La stessa cosa o molto di più?

Mi sono vissuta troppo poco, non ho capito subito di essere attenta e meticolosa nei confronti degli altri ma molto superficiale nei miei. Sia dentro che fuori!

I segni della vita sono la forma di bellezza più vera.

Vediamo questa nuova consapevolezza dove mi porterà. Come sempre un nuovo viaggio inizia con entusiasmo e con il sorriso.

Ciao, A presto, Agata

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del CURVY PRIDE BLOG, impegnandosi nel volontariato.

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UNA RICETTA CHE PROFUMA DI MAMMA: TORTA ALLO YOGURT, MELE E CANNELLA

Per la Festa della Mamma ho scelto la ricetta della torta di mele. Era il dolce che preparava sempre mia madre, a casa non mancava mai. Da piccola non mi piaceva proprio, volevo torte più farcite, più cioccolatose. Crescendo ho invece imparato ad apprezzare e amare questo dolce. Oggi a 53 anni suonati, la torta di mele è per me un vero e proprio comfort food, un cibo che coccola l’anima.

Perché è un dolce semplice, delicato, rassicurante, profuma di casa, di famiglia, di giorni di festa, di colazioni, di merende dell’ infanzia e di cose buone e genuine di una volta.  

Tanti sarebbero i dolci per la Festa della Mamma, ma per me la torta di mele è quella che più rappresenta l’anima della mamma.

Nella vita odierna c’è bisogno di riscoprire la bellezza, la magia e la felicità delle cose semplici, anche attraverso un dolce. La cucina è un’arte magica, è l’intenzione che mettiamo nella preparazione del cibo che trasforma un semplice piatto in una ricetta d’amore. Provate con questa torta e quando la preparerete mettete nell’impasto un ingrediente segreto: tutto l’amore per la vostra mamma. E vedrete che, come per incanto, questo dolce non sarà la classica torta di mele ma avrà un qualcosa in più. Qualcuno la definirà speciale, qualcuno vi chiederà se avete usato qualche ingrediente particolare, qualcun altro ancora vi dirà che è la torta di mele più buona che abbia mai assaggiato!

L’amore fa miracoli anche in cucina e l’amore che lega mamme e figli è una tra le forme di amore più puro che esista.

Sapete l’origine della Festa della Mamma?

Come per la Festa del Papà, anche la Festa della Mamma non è assolutamente una festa dettata dal consumismo bensì dal cuore. Le sue origini sono molto antiche, si celebrava infatti già al tempo dei Greci e dei Romani ed erano festeggiamenti legati al culto delle divinità femminili, della fertilità, al raccolto e segnava il passaggio dall’inverno ai mesi estivi.

La Festa della Mamma come la conosciamo noi oggi nasce negli Stati Uniti nel 1870. La prima donna a proporla fu Julia Ward Howe una pacifista e femminista americana. Pochi anni dopo anche un’altra donna, Anna M. Jarvis, reiterò la stessa proposta e fu proprio grazie alla sua tenacia e insistenza con i ministri e le cariche pubbliche che il 10 maggio 1909 venne celebrata la prima Festa della Mamma. Nel 1914 il presidente americano Wilson decise di renderla festa nazionale in onore di tutte le mamme dei soldati americana e il giorno dei festeggiamenti fu fissato per la seconda domenica di maggio.

E in Italia?

La prima giornata dedicata alla maternità è stata organizzata il 24 dicembre 1933. Si chiamava ‘Giornata della madre e del fanciullo’ e cadeva la vigilia di Natale. In questa occasione venivamo premiate le madri che avevano avuto più figli. La festa come la conosciamo noi oggi invece venne celebrata per la prima volta il 12 Maggio 1957 su iniziativa di don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi che ebbe l’idea di celebrare la mamma nel suo valore sia cristiano ma anche interconfessionale questo per permettere un confronto e un dialogo tra le culture diverse. Il 18 dicembre 1958 il senatore Raul Zaccari, insieme ad altri 6 senatori, presentò al Senato della Repubblica un disegno di legge per ottenere l’istituzione della Festa della Mamma.

TORTA ALLO YOGURT MELE E CANNELLA

Ingredienti per uno stampo tondo a cerniera di 22 cm diametro

230 gr farina 00

150 gr zucchero

2 uova

50 ml olio di semi di girasole

200 ml yogurt bianco

1 bustina di lievito vanigliato

Una bustina di vanillina

Mezzo cucchiaino di cannella

Un pizzico di sale

3 mele

4 cucchiai di liquore nocino (o altro liquore di vostro gradimento)

Inoltre

2 mele per la decorazione

Zucchero a velo vanigliato

Preparazione

Preriscalda il forno a 180°.

Lava le 3 mele, asciugale, tagliale a tocchetti e mettile a macerare con il nocino, rimestandole di tanto in tanto.

In una ciotola mescola con le fruste le uova con l’olio e lo yogurt. Aggiungi lo zucchero e alla fine una cucchiaiata alla volta la farina setacciata con la cannella, il pizzico di sale, la vanillina e il lievito vanigliato. Infine aggiungi la frutta con il suo nocino e amalgama bene al composto.

Fodera uno stampo tondo a cerniera di carta forno (oppure imburralo e infarinalo per bene). Versa il composto e livellalo.

Lava le due mele, asciugale, tagliale a fettine e disponile sulla superficie della torta.

Inforna a 180° per 45/50 minuti (fai la prova stecchino).

Leva la torta dal forno e falla raffreddare completamente prima di levarla dallo stampo (altrimenti essendo molto umida rischia di rompersi). Mettila su un piatto da portata e spolvera con un po’ di zucchero a velo vanigliato.

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione.
Perché volere è potere!”
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E SE FOSSE LA TUA FAMIGLIA A GIUDICARTI?

Qualche volta sono proprio le nostre famiglie o le persone care a giudicarci. Può sembrare strano, perché da loro ci aspettiamo amore e comprensione, invece è molto più frequente di quanto immaginiamo. Perché lo fanno? Lo fanno perché pensano di parlare per il nostro bene, senza rendersi conto che stanno proiettando su noi figli le loro aspettative, i loro desideri e le loro frustrazioni. Ripropongo questo articolo che ho pubblicato ad ottobre 2022 perché è un argomento sempre attuale e mi auguro che tu, se sei stata o sei ancora oggi figlia giudicata, possa trarne qualche spunto per riuscire a farti scivolare addosso questi pensieri e vivere un po’ più serenamente. Buona lettura!

Ti è mai capitato di sentirti bullizzata dalla tua famiglia? Strano a dirsi, eppure è possibile! Forse non ci viene mai in mente che a volte i primi atti di discriminazione li abbiamo vissuti proprio in quello che dovrebbe essere il nostro nido sicuro: la famiglia.
So già che starai pensando che sì, ci sono casi limite in cui genitori problematici rovinano la vita dei figli negando loro affetto, amore, attenzione ma ti assicuro che ci sono altri modi per “incasinare” i figli e i rapporti.
Se ci pensi un attimo e ti soffermi a guardare indietro, sono certa che troverai almeno un’occasione in cui avresti voluto che i tuoi familiari ti fossero più vicini, che cercassero di capirti, che prendessero le tue difese a spada tratta o che, semplicemente, ti abbracciassero in silenzio perdonandoti qualunque cosa avessi fatto.
Nessuno è perfetto, non nasciamo col famoso libretto delle istruzioni! Quando diventiamo genitori ne avremmo disperatamente bisogno perché è facile sbagliare. Se incasiniamo la nostra vita da adulti la responsabilità è nostra e per noi stessi, ma quando si tratta della felicità di altri esseri umani messi al mondo da noi le cose cominciano a farsi ancora più importanti.


Rivestiamo diversi ruoli nella vita: siamo figlie, siamo amiche, lavoratrici, forse madri o sorelle; nessuno ci insegna come viverli al meglio delle nostre possibilità, ci portiamo dietro un bagaglio generazionale che molto spesso pesa tanto e ci impedisce di essere felici e di rendere felici gli altri.
Pensa a quante volte hai detestato un certo comportamento di tua madre o tuo padre e di come ti sei ripromessa di non diventare mai come loro, oppure di come hai visto quella mamma viziare in modo -secondo te- vergognoso il suo bambino e poi, dopo anni, ti sei ritrovata a fare esattamente la stessa cosa, con gli occhi traboccanti d’amore e di indulgenza per il tuo pargolo specialissimo!
Ti ci ritrovi? Io credo di sì. Forse non del tutto, forse in maniera non così eclatante ma comunque sai perfettamente di cosa parlo.

Il giudizio dei genitori pesa come un macigno

Senti, per esempio, cosa è successo a Silvia, una mia cliente, quand’era ragazza (tranquilla, mi ha dato il permesso di raccontarlo): tra lei e sua mamma c’è sempre stato un grande amore ma lei ricorda che, fin da piccola, la mamma le diceva continuamente che avrebbe dovuto dimagrire un po’, che sarebbe stato meglio mangiare meno e perdere peso. Quando aveva circa 12 anni Silvia si prese l’influenza, stava male e non si alzava dal letto. Dopo due o tre giorni la mamma arrivò in camera della figlia con in mano una bilancia pesapersone. Lei pensava che fosse salita per portarle un po’ di brodo o per vedere come stava invece aveva in mano UNA BILANCIA.
A cosa poteva mai servire la bilancia in quel momento? Nonostante non si sentisse per niente bene e avesse la mente un po’ annebbiata, Silvia salì e vide che pesava esattamente come prima. “Ma non è possibile, tre giorni che non mangi e non hai perso neanche un etto!” Ecco tutto quello a cui riusciva a pensare la madre in quel momento! Quell’ago che andava su, mentre lei era stanca, aveva freddo e anche un po’ di capogiro la mortificò e la fece sentire in colpa, anche se lei di colpe non ne aveva affatto.
Quell’episodio la ferì profondamente e per molto tempo Silvia si è chiesta come la madre avesse potuto pensare al suo peso mentre lei era febbricitante da giorni. Era una fissazione, un pensiero costante, pretendeva dalla figlia qualcosa che neanche lei riusciva ad ottenere: la magrezza.

Lei sa che sua mamma non voleva affatto farla stare male, non aveva
intenzione di ferirla, desiderava solo che lei fosse più magra. Oggi, a quasi
quarant’anni, Silvia è una donna di forme generose e, nonostante abbiano un
bellissimo rapporto, si sente scrutata e giudicata ogni volta che indossa un
vestito un po’ più corto o qualcosa che ALLA MAMMA non piace. La mamma è
convinta che certi abiti mettano in evidenza una parte del corpo di Silvia che
non rispecchia i canoni di magrezza e che LEI nasconderebbe.

Ecco dove sta il punto: la mamma tende a proiettare i SUOI desideri, le SUE
aspettative e le SUE convinzioni sulla figlia. Questo lo facciamo un po’ tutti
noi genitori, chi più e chi meno; siamo fermi sulle nostre idee e siamo certi
di fare il bene dei nostri figli dicendo loro chi devono essere, come devono
comportarsi e cosa provare di fronte al mondo, ma così facendo imprimiamo in loro quello che pensiamo noi. E noi siamo noi, con le nostre storie, le nostre paure e i nostri gusti personali; i nostri figli sono un’altra cosa, pensano a modo
loro e vogliono vivere secondo i loro valori!

Sono certa che i commenti sul fisico, le battutine ironiche sul “mangiare
come camionisti”, i continui riferimenti ai difetti che riteniamo di avere,
siano deleteri per noi e per chi cresciamo con tanto amore. Facciamo i salti
mortali per portare le ragazze a fare sport affinché acquisiscano sicurezza e agilità e poi le affossiamo con questo tipo di comunicazione.

“Mangia di meno, dovresti dimagrire, staresti meglio”. Parole che fanno male

Chissà se anche per te è stato così, se ancora oggi ti porti dietro le
conseguenze di ciò che hai vissuto da piccola, se con i tuoi figli sei la
fotocopia della tua mamma brontolona o se invece sei riuscita a tirare fuori la
parte di te che ti serve per essere la mamma che vuoi!

Ti lascio con un’ultima riflessione: sappi che le persone agiscono per ciò
che conoscono, si comportano al meglio di come possono fare in quel momento.

Silvia, essendo una donna molto serena e sicura di sé, non biasima la sua
mamma per quello che le ha detto e che ancora oggi le fa capire tra battutine e
sarcasmo. Lei sa che l’ha sempre amata tantissimo, solo che lo esprime così, in
un modo non costruttivo.

Quello che sicuramente possiamo fare noi, generazioni più giovani, è
informarci e fare il possibile per crescere figli che non debbano sentirsi
continuamente sotto esame, soprattutto per come appaiono. Questo è uno dei
valori fondanti dell’ Associazione Curvy Pride- APS: siamo persone, non siamo
taglie e non siamo perfette: così come non lo è la mamma di Silvia che ha agito
per amore, così come non lo sono io, né tutte voi che state leggendo. Ognuna di
noi fa del suo meglio per le sue possibilità e quando c’è bisogno di aiuto, di
confronto, di crescita e di unione c’è Curvy Pride.

 

Questo articolo è stato scritto da Fabiana Sacco, socia e staff di CURVY PRIDE – APS. Ringraziamo tutte le persone che dedicano il loro tempo alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Fabiana Sacco è stata consulente di bellezza per più di 25 anni nei quali ha raccolto le confidenze, le paure e i sogni di centinaia di donne. Il suo cammino di crescita l’ha portata a diventare una Coach e il suo lavoro è aiutare tutte le donne a ri-trovare la loro autostima e sviluppare i loro talenti, indipendentemente dalla fisicità.
“Curvy Pride rispecchia alla perfezione i miei valori ed esserne membro è per me un onore, tutte insieme cambieremo il mondo!”
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I RACCONTI DELL’ANIMA: ELEONORA SCANU. UN GRANDE DOLORE MI HA FATTO INIZIARE UN NUOVO PERCORSO DI VITA

Eleonora, dolcezza e sensibilità, grinta e forza in una giovane donna di 46 anni che è riuscita a ricostruire la sua vita dopo un grande dolore che ha segnato la sua esistenza. A quel punto ha dovuto decidere se farsi travolgere o reagire. Ha deciso di reagire, di andare oltre, di rinascere e di ricostruire la sua vita con una grande determinazione senza mai dimenticare la sua delicatezza d’animo e il suo dolcissimo sorriso. Un sorriso sincero, coinvolgente che nasce dall’anima e che scalda il cuore di chi lo riceve.

Foto di Piero Beghi

Come hai vissuto il tuo corpo nell’infanzia e nell’adolescenza?

Io sono uno di quei casi che ha vissuto sulla pelle il fatto di essere criticata a prescindere dalla forma del corpo. Nell’infanzia ero eccessivamente magra e tutti mi dicevano che dovevo mangiare di più altrimenti non sarei mai cresciuta.

Durante l’adolescenza, quando le mie compagne di scuola erano già tutte ben formate, io ero una ragazzina con un corpo senza nessuna forma e per questo avevo difficoltà a essere accettata nelle certe cerchie “in”, anche se non mi è mai interessato perché avevo la mia bella compagnia di amicizie con cui mi sono sempre trovata benissimo e ho vissuto la mia adolescenza serenamente come tutte le mie coetanee.

Ricordi qualche episodio che ti ha ferito profondamente? Come hai reagito?

Dopo i 30 anni il mio peso ha iniziato ad aumentare. Una conoscente mi vide cambiata e me lo fece notare senza alcun tatto e con parole dure. Io rimasi talmente tanto sbigottita che dalla mia bocca non sono riuscita a pronunciare mezza parola in mia difesa. Mi sono sentita letteralmente aggredita nel mio intimo. Nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di giudicare una persona perché in sovrappeso, figuriamoci se poi lo fa in modo aggressivo.

La tua famiglia, quanto è stata importante nel tuo percorso di vita? Ricordi qualche episodio in particolare in cui ti sei sentita protetta da loro?

La mia famiglia è stata molto importante nel mio percorso di vita, sono sempre stata legata a loro e loro hanno sempre cercato di proteggermi dal mondo anche se c’erano volte in cui non condividevano le mie scelte di vita, ma hanno sempre rispettato le mie decisioni. Forse hanno sempre cercato di proteggermi dalle cattiverie gratuite della gente. Ma quale genitore non lo farebbe?

Ad oggi comunque posso dire di essere diventata una donna forte che non si fa condizionare dai giudizi e dalle critiche altrui. Se non rispondo quando qualcuno cerca di ferirmi non è certo per debolezza, è che non voglio sprecare il mio tempo e la mia energia in discussioni sterili, quindi vado avanti dritta per la mia strada. Purtroppo 2 anni fa ho perso entrambi i miei genitori nel giro di due mesi. È stato un dolore lacerante. Ma è stato proprio grazie a quel dolore che sono dovuta per forza uscire dalla mia comfort zone e iniziare un nuovo percorso di vita che mi ha portato a scoprire il mondo delle fotomodelle curvy.

Cosa ti ha spinta ad uscire dalla tua comfort zone per rimetterti in gioco e come sei diventata una fotomodella Curvy?

La perdita dei miei genitori a così pochi mesi di distanza l’uno dall’altro è stato un dolore lacerante. La scelta era la mia: o mi facevo travolgere da quel dolore o cercavo di aggrapparmi a qualcosa per riuscire a sopravvivere. Fondamentale la mia amicizia con Stefania, una fotomodella curvy, che mi ha spinta in questa nuova avventura e in questo mondo per me totalmente nuovo. Ho sempre pensato che la bellezza non dipendesse dalla taglia, ma da qualcosa che va oltre un corpo fisico, quindi mi sono detta: perché non provare?

Come fotomodella Curvy quale genere preferisci e perché?

Il genere che preferisco è il genere boudoir, proprio perché dimostra che anche una donna curvy può essere sensuale indipendentemente dal numero scritto sulla bilancia.  La sensualità non sta in un corpo perfetto, la sensualità sta in un sorriso, in uno sguardo, sta nell’anima, è qualcosa che parte da dentro di noi indipendentemente dalla forma fisica e dal peso.

Cosa ha significato per te essere una delle 12 modelle scelte per il calendario “Curvy Love, Total White” 2023 di Piero Beghi?

Il fatto di essere scelta da Piero per il calendario “Curvy Love Total White” 2023 è stato emozionante e formativo nello stesso tempo. Formativo perché, non solo ho avuto modo di scattare con un professionista che ha sempre molto da insegnare, ma anche perché ho avuto l’opportunità di conoscere altre modelle curvy, ognuna con la sua storia, ognuna con il suo vissuto. È stato un momento di confronto molto intenso, molto empatico e sono nate delle belle amicizie.

Oggi cosa pensi di te stessa?

Nonostante la grande soddisfazione per avere partecipato a questo calendario molto famoso nel mondo delle curvy, non sono ancora soddisfatta del mio corpo che definisco “in evoluzione“, ho ancora qualche difficoltà talvolta ad accettarmi. Quello dell’accettazione di sé, per una persona che ha avuto un vissuto come il mio, non è un percorso facile. Sono sempre alla ricerca costante della migliore versione di me. Alcune mattine mi sveglio che sono carica a mille, altre mattine mi sveglio immersa nella tristezza. Il mio umore è ancora molto altalenante e questo talvolta condiziona le mie giornate.

Ti reputi una donna felice? Hai un progetto o un sogno che vuoi assolutamente realizzare nel tuo futuro?

Per me la felicità non è un equilibrio facile da raggiungere ma io non demordo e vado avanti perché nel cassetto ho tantissimi sogni che vogliono essere realizzati e attualmente il sogno più importante su cui sto concentrando la mia attenzione e le mie energie è quello di riuscire a trovare un lavoro dove possa finalmente esprimere la tutta la mia creatività, che mi faccia viaggiare e che mi porti a vivere esperienza che siano costruttive e che vadano ad arricchire la mia esistenza.

Che donna vorresti essere tra 20 anni?

Non riesco a fare progetti così a lungo termine. Però tra 20 anni vorrei vedermi serena, appagata, gratificata in un posto dove c’è il mare e sicuramente anche un gatto. Amo moltissimo i gatti. Attualmente vivo con un gatto, lo adoro. Quello che il mio gattino riesce a darmi in termini di calore e di affetto è qualcosa di unico e anche di terapeutico. So che chi condivide la propria abitazione con un cane, un gatto o qualsiasi altro animale domestico mi capisce perfettamente.

Lascia un messaggio a tutte le lettrici e i lettori del blog di Curvy Pride che ancora hanno difficoltà ad uscire dalla propria comfort zone per mostrarsi al mondo, nella loro unicità, senza temere il giudizio altrui.

La vita probabilmente non è una sola, ma noi viviamo su questa terra nel qui e ora. Dobbiamo godere ogni attimo della nostra esistenza e dovremmo riuscire a farlo senza paure, senza temere il giudizio degli altri, senza farci influenzare da chi ci vuole diverse o da chi ci investe di aspettative che sono lontane da come noi siamo veramente. Noi abbiamo il diritto di vivere la vita che piace a noi, quella vita che ci rende felici e di assaporare la sua bellezza ogni attimo.

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Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione. Perché volere è potere!”
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VOCE DEL VERBO DIS-FUNZIONALE: IL BAMBINO DIMENTICATO

Con la parola disfunzionale si intende ciò che non corrisponde ai propri compiti o fini. Io direi più ciò che fa male. Esistono rapporti che ci causano ferite indelebili. I momenti difficili e i periodi dolorosi ci fanno cambiare. In questa rubrica vi racconterò alcune storie di vita di chi, in qualche modo, ce l’ha fatta.

La storia di Roger

C’era un bambino,

l’ho visto sul comodino,

forse cercava un vasino oppure un bacino.

Era pallido come un fiocco di neve,

forse aveva sete e cercava un po’ d’acqua Lete, o un po’ di bene.

Forse sarebbe tutto più semplice se si chiamasse tutto con il suo nome, come citava Alexander Superstramp in uno dei miei film preferiti, Into the Wild. Forse, se quando abbiamo un problema chiedessimo o piangessimo come i bambini, le nostre necessità verrebbero esaudite molto più velocemente. Sarebbe anche molto più semplice che accadesse se le persone usassero gli occhi non solo per vedere, ma soprattutto per guardare.

Roger aveva sei anni quando è arrivato nell’orfanotrofio di Genova. Arrivava dalla Polonia e aveva i classici lineamenti dell’Europa dell’est. Capelli biondi e occhi azzurri, carnagione chiarissima e lineamenti duri, quasi disegnati con il righello. Molto duri per la sua tenera età. Sei anni non sono nulla, ma sono già troppi per cancellare il suo passato, così vivido nella sua mente. Roger è un Uomo Bambino. È stato abbandonato dalla sua mamma che non riusciva a volergli bene, lo dimenticava ovunque: al supermercato, in posta, si scordava addirittura di andarlo a prendere all’asilo. Il papà Roger non l’ha mai visto, è scappato dopo che la mamma, la sua compagna, è rimasta incinta di lui.

A cinque anni e mezzo gli assistenti sociali lo hanno tolto dalla sua mamma e portato in Italia. Già prima non parlava, figuriamoci in una lingua e in un Paese completamente sconosciuti. In qualche modo si fa capire, ma non parla e non vuole imparare a parlare. Non sorride, mangia il giusto indispensabile. Roger sembra rimasto incastrato in un limbo, non sembra stare nel presente. Avrebbe solo bisogno di vivere la sua infanzia come tutti i bambini della sua età. Ma come dare un’infanzia serena a qualcuno a cui è stata strappata così velocemente? Dove sono la giustizia, l’amore, la spensieratezza che si merita?

Sarebbe bello che negli Ovetti Kinder i bambini non trovassero solo giochi da montare, ma un puzzle d’amore. Montiamo l’affetto? Anche quello andrebbe costruito, con piccoli tasselli.

Costruiamo l’amore?

Dopo quasi un anno di silenzio, Roger conosce Gerry.

Un giorno, mentre fanno merenda, Gerry si siede vicino a Roger e gli offre la sua. Lo fa perché sa che è spaventato e solo. Roger sorride, per la prima volta gli si vedono i dentini, bianchi e arrotondati come piccole perle. E così diventano amici, grazie a quella merendina condivisa. Tanto amici da chiedere di cambiare la disposizione dei letti per poter dormire vicini.

Roger inizia a vedere in Gerry, di pochi anni più grande di lui, come un punto di riferimento. L’amicizia è questa. Accettare i difetti degli altri, perché in quella diversità ci può essere tanto rumore e il silenzio di Roger diceva tantissimo e Gerry l’aveva capito.

Questa storia ci mostra che l’amore esiste, in varie forme. In questa si è mostrato così, grazie ad un Flauto al cioccolato. La vita a volte è crudele e non riusciamo a darci delle risposte del perché certe cose accadano proprio a noi, ma prima o poi qualcosa cambia e ci fa credere ancora nella possibilità di essere felici

La merenda, momento di affetto e condivisione

Questo racconto è scritto da Valentina Casalegno, socia di CURVY PRIDE – APS. Ringraziamo tutte le socie e i soci che dedicano il loro tempo alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Nata sotto il segno dei gemelli, Valentina ama tutto ciò che è passione allo stato puro. Le piace mettersi in gioco ed è appassionata di scrittura.
Laureata in comunicazione pubblicitaria, ha nel cassetto un libro che vorrebbe pubblicare.
Una delle sue passioni è parlare con gli sconosciuti, ascoltare le loro storie e sapere cosa li ha portati lì in quel momento.
Si definisce “Reporter di vite”, ed è proprio quello che fa attraverso il nostro Curvy Pride Blog.

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