DONNE A TUTTO TONDO. IL DOPO SAN VALENTINO E LA RICERCA DELL’AMORE.

Tondo rimanda a qualcosa di perfetto. Pensate solamente al cerchio di Giotto. A tutto tondo indica ciò che può essere visto, osservato e contemplato da tutti i lati e le donne, a partire dalle loro forme fino ad arrivare al loro universo più completo, ne rispecchiano in pieno il concetto. Obiettivi, speranze, sogni, delusioni e amore. Sì, perché l’amore è tondo. Non lo sapevate?

Un pizzico di storia

Lo so, il giorno di San Valentino è passato ma io, non contenta di baci e cuori e bigliettini, lo voglio prendere come spunto per il mio nuovo articolo.

Nell’antichità erano in voga dei riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco. Vi partecipavano sia le donne già in attesa, per benedire e dare speranza alla buona riuscita della gravidanza, che le donne desiderose di maternità, le quali decidevano di ingraziarsi il dio tramite la partecipazione attiva alla festa che consisteva nel farsi colpire allegramente da colpi, spero innocui, di verga. Ogni riferimento non è casuale. 🙂

fonte: web

Nel 496 d.C. il papa Gelasio annullò questa festa pagana per sostituirla con quella di San Valentino, il vescovo martirizzato dall’Imperatore Claudio II perché si era ostinato a sfidare la sorte unendo in matrimonio giovani coppie innamorate. Le stesse alle quali, però, lo stesso imperatore aveva negato il consenso a causa, spesso, delle differenze sociali.

Non voglio discernere su sacro e profano, ma credo che un evento, seppur basato su di un rito pagano e tralasciando la verga, atto a propiziare la fecondità abbia un che di buon auspicio. Non vi pare? Creare, invece, una festività al solo fine di escludere le feste pagane, per poi basarla sul martirio di un uomo che, seppur a fin di bene univa le coppie in matrimonio, mi mette un po’ d’ansia. A voi, no? Perché – e qui la domanda sorge spontanea – tutto quello che si basa sull’amore e sulla felicità pare che come sottotraccia debba contenere la sofferenza?

Questo aforisma di Anatole France, premio Nobel per la Letteratura nel 1921, la dice lunga. Se sia una risposta adeguata non saprei dirlo con precisione, ma potrebbe essere una delle tante.

Da quando le religioni hanno arpionato l’amore, quello fisico e passionale intendo, ogni cosa è diventata un tabù: il corpo, le sensazioni, il desiderio. Tutto si concentra nella privazione e nel sacrificio. Ma quando si ama lo si fa con tutto il corpo e, soprattutto, lo si fa con allegria e spensieratezza. Amore è gioia. E questo vale tanto per l’amore fisico quanto per quello spirituale.

Sembra che Paul Valéry, scrittore francese, abbia coniato l’aforisma qui sopra e mi trova molto d’accordo. Tutto sta in come consideriamo quel cretini, e cioè essere naturali e spontanei. Così dovrebbe essere l’amore.

Da un po’ di giorni sto seguendo, per puro spirito critico e tra un sonnellino post-prandiano e l’altro, una soap turca. Intrighi e drammi sono alla base di questa storia che si svolge negli anni ’70 in un paesino della Turchia. Attori belli, con lo sguardo profondo e carismatico, alla Omar Sharif per intenderci, le nonne e le mamme di una certa età mi capiranno.

Pare che, non lo dico io ma le statistiche, intrighi, ricatti e lo svolgimento di un amore epico riescano a tenere avvinte non so quante persone. Milioni. Non so quante di loro abbiano deciso di mettersi davanti alla televisione come me, solo per notizia di cronaca e per facilitare un sonnellino. Perché tutto questo successo? Perché c’è bisogno di parlare d’amore solo se dietro c’è sofferenza. E quale sofferenza, poi! Nel caso specifico, continuo a chiedermi, perché piace così tanto una soap che mostra donne sottomesse, a volte furbe ma pur sempre sottomesse, e uomini crudeli e assassini? Veramente c’è bisogno di questo per tenere viva la passione? Eppure c’è chi trova del testosterone in un uomo che ricatta la moglie togliendole il figlio, così, solo per dimostrare il proprio potere. E chi, addirittura, si strugge per lui quando piange – appena due lacrimucce appese – perché il suo è un amore non corrisposto. Lo trovo anche un po’ pericoloso, ma questa è una mia opinione personale e, quindi, prendetela con le dovute pinze.

Io non ho risposte. Mi faccio solo tante domande che non hanno nulla a che vedere con la soap in se stessa, prodotto creato ad hoc, ma per chi si riconosce in certo stereotipi. Purtroppo.

Se amore è gioia, allora si può raccontare anche una storia divertente. Guardare il film “Harry ti presento Sally”, tanto per citarne uno, non vi ha divertito?

Sì, un pizzico di ansia/tormento lo capisco, ma un pizzico! Probabilmente non ne uscirebbe fuori una soap vincente per enne stagioni, e capisco pure che il marketing si potrebbe sentire attaccato, ma almeno non ci si ritroverebbe avviluppati sempre in quel sentimento di angoscia e depressione e acredine che pare debba essere alla base di tutti gli amori belli. Non è così!

Se poi tante persone si riconoscono in situazioni, frasi ed emozioni scaturite da questa, e altre, soap… io, da osservatrice, capisco solo una cosa: che siamo messi male. Che manca del tutto una coscienza critica che faccia gridare macherobaèquesta? Non è forse meglio un documentario sugli animali? Anche lì c’è avventura, ci sono agguati e atrocità varie, ma tutto è regolato da Madre Natura e non dal senso di possesso attribuito dai secoli all’uomo, inteso proprio come essere maschile.

Io non ci sto!

Attenzione che qui c’è lo spoiler.

Vi dico che, non leggete oltre se non volete sapere, quella soap finisce male e, se ci pensate, non potrebbe essere altrimenti visti i presupposti.

Il finale vissero per sempre felici e contenti lo ritroviamo solo nelle favole che abbiamo letto durante l’infanzia e la prima adolescenza e che, porcaccia miseria, ha fatto un sacco di danni.

Se volete sapere quali… ve lo racconterò in un altro articolo.

Viva l’amore e la possibilità di viverlo in piena gioia e un po’ come ci pare. Senza troppe lacrime e, soprattutto, vietati i ricatti e le dimostrazioni di potere. L’amore è dare e non avere. Offrire e non pretendere. Che sia S. Valentino a professarlo o il dio Luperco a dimostrarlo… a modo suo, ognuno ha il diritto di trovare la propria strada. Qualunque sia. Con chi sia.

Così sia.

La vera libertà è essere quelle che siamo. Sempre.

Per essere la protagonista del prossimo articolo SCRIVIMI QUI

Sono nata nel 1968 – contate in silenzio – a Roma.
Mi muovo esclusivamente con i mezzi pubblici perché non guido e non potrei mai vivere senza Trastevere, il Colosseo, le stupende fontane della Capitale e i fastidiosi sampietrini.
Da che ho memoria ho riempito di scarabocchi tutto ciò che ho avuto la fortuna, o la sfortuna fate un po’ voi, di avere a portata di mano: dal muro di casa dietro il divano del soggiorno (avevo quattro anni), a ritagli di carta, quaderni e diari. Da allora è stato un susseguirsi di poesie, racconti, romanzi e favole per bambini, il tutto condito da premi, pubblicazioni e gratificazioni varie.
Golosa di dolci e di emozioni. Amante di viaggi e fotografie. Adoro Vasco e i Queen… sì, lo so che sono agli antipodi, ma così è!
Se vuoi contattarmi in privato, scrivimi qui: cristiana.ian@libero.it

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VOCE DEL VERBO DIS-FUNZIONALE- SCHEGGE NEL CUORE

Con la parola disfunzionale si intende ciò che non corrisponde ai propri compiti o fini. Io direi più ciò che fa male. Esistono rapporti che ci causano ferite indelebili. I momenti difficili e i periodi dolorosi ci fanno cambiare. In questa rubrica vi racconterò alcune storie di vita di chi, in qualche modo, ce l’ha fatta.

La storia di Lei

“Schegge nel cuore

Me n’è entrata una in una giornata di sole

È rimasta incastrata togliendomi il buonumore

Non è grande, ma si è infilata tra le pieghe.

Si sposta, si muove, schiaccia un po’ l’acceleratore dell’emozione, poi si ferma; non la sento più e sembra che io possa ricominciare a respirare, ma appena rido troppo, lei torna su e mi ricorda il dolore.

Schiava di schegge, questo sono. A volte consapevole, forte a momenti, ma poi il frullatore di schegge sparpaglia tutto il mio sano colore e lascia accozzaglie di emozione.

Sei la scheggia che lasciato gli scheletri tra le finestre del cuore”

Per tutta la vita LEI ha cercato ossessivamente l’amore, anche da bambina. Si innamora delle sue compagne di scuola, di quelle del liceo, poi di quelle dell’università. Non si rende nemmeno conto che la società la vuole guidare da un’altra parte perché LEI segue il suo cuore, la cosa più vera e onesta che si possa fare.

All’inizio ci ha provato a dare alla sua famiglia la gioia di portare a casa il classico bravo ragazzo, quello che tutte le mamme vorrebbero trovare sotto l’albero di Natale per la propria figlia. Ma non ci riesce, non ce la fa a fingere con se stessa, figuriamoci con gli altri.

Crescendo vive varie storie con ragazze, tutte molto stabili e durature. Due, tre anni sempre con la stessa: una media lunga per una ragazza giovane. Ma non capisce cosa le manchi. Qualcosa non va, se lo chiede per molto tempo. Solo con gli anni e l’esperienza comincia a darsi delle risposte. Comprende che con la testa sta con quelle ragazze ma non sente il suo cuore, non sente lo stomaco, la passione. Quelle relazioni non sono storie d’amore.

Finché, a 30 anni, arriva il momento in cui tutto diventa passione, ossessione, desiderio. Le ragazze che frequenta da quel momento racchiudono la parte che non c’era prima, ma adesso viene quasi a mancare quella invece prima c’era: la sicurezza, la coerenza, il dialogo. Ora mancano le basi per far durare un rapporto. Si susseguono varie ragazze, sempre sbagliate. LEI si sente come una lucciola impazzita alla ricerca della luce: non si dà tempo, dopo massimo tre mesi eccola lì con la nuova ragazza. Non riesce a stare sola, a gestire il silenzio, l’assenza, il lutto di una relazione.

Nell’estate del 2021 succede qualcosa di inaspettato: su Facebook trova per caso un nuovo suggerimento di amicizia: Silvia. LEI rimane paralizzata da quella bellezza. Silvia appare come una bellezza senza tempo, completamente diversa a quelle a cui è abituata, qualcosa di molto potente la spinge a chiederle l’amicizia. Iniziano a chattare: Silvia è coinvolgente, capisce la sua ironia e si scrivono per ore. Si percepisce che potrebbero esserci veleno e amore. Così complementari e così diverse. Insieme, vibrano. Silvia le legge dentro come nessuno ha fatto prima, ma le rivela anche che la sua situazione sentimentale non è chiara: non sa dirle se è realmente single, è una situazione strana; le confida anche che LEI le ricorda molto la sua ragazza.

LEI va su tutte le furie! Non vuole essere la fotocopia di nessun vecchio racconto, nessun cd masterizzato, nessun clone.

Nonostante questo, iniziano una relazione da amanti. Tutto ciò che LEI ha sempre criticato degli altri, tutto ciò che non avrebbe mai voluto per se stessa, tutto ciò che credeva non le sarebbe mai capitato, succede. LEI non lo vuole, ma Silvia non le dà scelta, non ha intenzione di lasciare la sua compagna nonostante non l’ami. LEI soffre molto, ma non riesce ad imporsi. Si vive quella storia clandestina vivendo di dolore quando Silvia è lontana, ma endovena di Gin Tonic quando sono insieme. Una medicina violenta, ma che ritrova l’equilibrio con la sua vicinanza.

Dopo 5 mesi di relazione, LEI non ce la fa più e chiude. Non riesce più ad essere una nota sola del suo spartito, vuole essere l’intera composizione musicale. Così chiude. La lascia perché si stava innamorando e lei l’amante non vuole proprio esserlo. Silvia reagisce male e inizia a scriverle all’impazzata e dopo tre settimane, finalmente lascia la sua compagna e va da LEI. Che però, adesso, non si fida, perché non l’ha vista come una scelta sua, ma dettata dalla sua chiusura. Tornano comunque insieme ma esattamente quattro settimane dopo Silvia lascia anche LEI con un messaggio. E poi il vuoto.

LEI che non ha mai avuto pazienza, che è sempre andata veloce in tutto, che ha trasgredito i suoi princìpi per stare con quello che credeva fosse l’amore della sua vita, è stata ricambiata con la moneta più pesante: l’abbandono. Quel vuoto che ha sempre avuto difficoltà a gestire. LEI aveva solo bisogno di potersi fidare e trovare in Silvia una compagna che potesse racchiudere tutte le sue aspettative. Ma nulla.

Da quel momento Silvia scompare per un un paio di mesi, poi torna. Lo fa varie volte. Mantiene una sorta di rapporto non ben identificato a distanza, perché nel frattempo si è anche trasferita in Francia. Qualche messaggio, qualche commento su Instagram e poi di nuovo il nulla. E LEI, povera tenera anima pura, continua a credere che qualcosa possa cambiare. Ma non succede. Qualcosa, però, cambia in lei. Qualcosa di molto più grande e importante: in questa estenuante corsa e rincorsa e attesa di Silvia, LEI mette a posto i suoi tasselli. Capisce di aver chiuso con quella sorta di attaccamento relazionale e quella difficoltà nello stare da sola, imparando incredibilmente a conoscersi. Ha imparato ad avere a che fare con se stessa e a vivere la sua vita senza attendere più nessuno.

Questo racconto è scritto da Valentina Casalegno, socia di CURVY PRIDE – APS. Ringraziamo tutte le socie e i soci che dedicano parte del loro tempo alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Nata sotto il segno dei gemelli, Valentina ama tutto ciò che è passione allo stato puro. Le piace mettersi in gioco ed è appassionata di scrittura.
Laureata in comunicazione pubblicitaria, ha nel cassetto un libro che vorrebbe pubblicare.
Una delle sue passioni è parlare con gli sconosciuti, ascoltare le loro storie e sapere cosa li ha portati lì in quel momento.
Si definisce “Reporter di vite”, ed è proprio quello che fa attraverso il nostro Curvy Pride Blog.

I LOOP DI AGATA – LE MIE SFUMATURE D’AMORE.

Questo è il diario di Agata. Chi è Agata? Sono io, sei tu. È la tua migliore amica, tua sorella, la vicina di casa che canta mentre stende i panni. È la donna romantica che piange guardando un film, la guerriera che si sveglia presto per andare al lavoro e che si destreggia tra figli, famiglia e doveri. Agata convive con i suoi loop, invadentissime paranoie tutte femminili che la mettono spesso in difficoltà di fronte alle cose della vita. Adesso ha deciso di tenerne un Diario. Un bel Diario in cui scrivere tutto quello che le passa per la mente. Per scoprire se riesce a conoscersi un po’ di più, per condividere i suoi pensieri. Per se stessa, per te.

Caro Diario,

la parola amore torna come un boomerang con una delle sue migliaia di sfumature. Questa volta solo per ricordarmi che non dato retta al mio istinto e che per andare bene agli altri non ho seguito la mia natura. Per me l’amore è tante cose in diversi modi. Ma oggi mi concedo di parlarti di Lei. si Lei, hai capito bene. Inutile ricordare che sono bravissima ad incasinarmi la vita, inutile sperare che ci sia qualcosa che non sia passato a bussare alla mia porta mettendo in disordine nuovamente tutto.

Sono bisessuale, oh mio Dio quanto è liberatorio. Non che non si sappia. Ho fatto un comingout velato, ma c’è da dire che ho una valida “copertura”. Non è una bella parola, i miei figli sono tutto meno che una “copertura”, ma siccome ho dovuto far finta per tutta la vita di essere qualcuno di diverso dal mio vero io la definisco così. Molti darebbero definizioni particolari a questo tipo di amore: devianza sessuale, condizione, moda, cataclisma (rido) perché anche amare è diventato un lusso. “Mi piace amare, non importa chi tu sia, importa la grandezza di ciò che riesco a provare con te”… “coooooosaaaaa??? Per caso ti ha dato di volta il cervello?” “Shhhh non dirlo a nessuno, che figura!” Lo trovo stancante. E allora per stemperare quest’atmosfera cupa canto una canzone:

“Dimmi che male c’è, se ami un altro come te, l’amore non ha sesso, il brivido è lo stesso lo forse un po’ di più.Nel cammino dell’amore
Scende sempre quel dolore dentro te
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro
Se a chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa che pure tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio”

Sono solita fare percorsi a ritroso perché sono credo possano aiutarmi a comprendere al meglio i miei errori ed aggiustare il tiro ove necessario. Sono molto critica nei miei confronti e spesso mi dimentico di concedermi delle attenuanti. Ho vissuto tantissimo coi sensi di colpa ma di recente ho proprio deciso di smettere. Credo di meritare un pochino di pace interiore anche io.

Fin da bambina sono stata circondata da cliché: “Devi fare questo perché è giusto, quest’altro perché è previsto e perché quell’altro, insomma sei diversa da tutti gli altri quindi almeno non fare altri errori”. Riassumendo essere “diversi” è un errore quindi figuriamoci dichiarare una bisessualità. Secondo me mi avrebbero portata dall’esorcista. Ora ci rido ma ci sono persone che si sono fatte del male davvero per queste reazioni sconsiderate da parte di chi dovrebbe solo donarti amore, insegnamenti, comprensione. Che fatica!

È come se ora fossi libera da una prigionia durata anni.

E allora confesso: mi sono innamorata di una donna, lei è perfettamente imperfetta. È piccolina di statura ma il suo sorriso la fa sembrare altissima. La sua energia è contagiosa e mi lascia senza fiato. I suoi occhi raccontano una storia difficile ma il suo cuore ha la meglio facendola sembrare invincibile e imperturbabile. So che non è così ma mi piace pensare che nulla la farà mai più soffrire.

Non ci sono foto nostre ma nel mio cuore ci sono tatuati tutti i momenti che siamo riuscite a passare insieme. Ho scelto di non dirle niente perché credo, purtroppo di non poter essere felice. E so che è incoerente con quanto detto prima ma sono convinta che gli stereotipi dai quali sono circondata da sempre mi abbiano inevitabilmente seguita fino a qui impedendomi di aprire il mio cuore totalmente. Il desiderio di sentirmi al sicuro è fortissimo. Vorrei smettere di far galoppare la mia mente e lasciare che qualcuno mi faccia sentire al sicuro. Abbassare di nuovo la guardia affinché possano amarmi incondizionatamente semplicemente perché sono io. Mi manca tantissimo quella sensazione. Quella sensazione che credo di non aver ancora provato per nessuno è con nessuno.

Non riesco più ad aggiustare il mio cuore ormai fatto di porcellana.

Chiedo scusa a me stessa di non permettermi di amare e lasciarmi amare come vorrei.

A presto Agata

VOLEVO DIMAGRIRE PER COMPIACERE IL MIO UOMO

Nel Curvy Pride Blog sono stati pubblicati in 1o anni più di 500 articoli. Un caleidoscopio di argomenti, punti di vista, storie di vita, di amore, di amicizia. Alcuni li trovo particolarmente interessanti e mi ispirano pensieri e approfondimenti in un’ottica da Coach. La condivisione delle esperienze, per quanto sia personale, tocca sempre qualche corda personale degli altri. C’è sempre una similitudine, un pensiero, un vissuto anche nostro, in cui ci ritroviamo. Per questo le storie di vita ci piacciono tanto: sono le storie in cui ci immedesimiamo e dai cui impariamo qualcosa di nuovo. Oggi rileggiamo la storia di una amica anonima che per anni ha vissuto il rapporto col suo corpo come un incubo.

Ingrassavo e dimagrivo, era un vero incubo.

Sono una di quelle donne che ha vissuto sempre in conflitto col proprio corpo. Alternavo periodi di forte sovrappeso a periodi che io chiamavo di “normalità”. Un incubo. Ho imputato a questo quasi tutti i miei fallimenti.
In uno dei miei momenti di normalità (quindi mentre ero più magra) ho incontrato l’uomo che sarebbe diventato mio marito.
Tutto bello e fantastico fino a quando il mio malessere ha ricominciato a bussare incessantemente e i chili arrivavano senza chiedere il permesso, uno sull’altro, gravando sulla mia impotenza.
Bene. Da lì il suo graduale rifiuto, ho passato anni dormendo in un’altra stanza, il mio respiro era grasso colato che dava fastidio, la mia voce era grasso colato che dava fastidio e la mia mente viaggiava solo alla ricerca di un modo per dimagrire e compiacere il mio uomo.
La solitudine interiore mi ha dato modo di ascoltarmi e, ad un certo punto, ho deciso di allontanarmi dalle persone negative della mia vita.
Un giorno, guardandomi allo specchio, ho capito una grande verità: ero bella, mi mancava solo la libertà di pensare e agire con la mia testa.

Donne, ricordatevi che non siamo noi quelle sbagliate, sono le menti chiuse ad essere sbagliate!

PS: Ho divorziato!

Se sei in sovrappeso devi solo muoverti di più e mangiare di meno.

Quante volte abbiamo sentito queste parole, o le abbiamo lette in qualche commento sui social? Troppe! Davvero troppe. Ancora oggi, nonostante sia stato appurato che l’obesità è una malattia, esattamente come la bulimia o l’anoressia, moltissime persone la fanno troppo semplice, accusando chi è grasso di essere semplicemente pigro e troppo goloso.

Vorrei scriverlo a caratteri cubitali: SE FOSSE FACILE ESSERE IN PERFETTA FORMA LO SAREMMO TUTTI! Chi punta il dito e giudica non ha proprio capito – o non vuole capire – che le nostre abitudini alimentari e di vita sono lo specchio di come ci sentiamo dentro di noi. Chi è in lotta col proprio peso ha bisogno di aiuto professionale. Non basta dire a un grasso MANGIA DI MENO, sarebbe come dire e a un anoressico MANGIA DI PIÙ.

Perché l’anoressia e la bulimia sono viste come malattie e l’obesità è vista come una colpa?

Purtroppo, gravitando in questo sistema, noi taglie PLUS ci troviamo a fare i conti con questi ragionamenti. Che non solo non aiutano, ma ci affossano sempre di più, perché ci fanno credere di essere falliti, di non essere abbastanza forti, bravi, costanti nel perseguire un obiettivo di vita sana. E il baratro di insoddisfazione e disistima diventa sempre più profondo.

Cosa fare? Come poter risalire da questa profondità e cominciare davvero a stare meglio? Come Coach, quando le mie clienti si trovano a questo punto so che è necessario lavorare sotto diversi aspetti:

  • RIVOLGITI SUBITO A UN MEDICO PER FARE IL PUNTO SULLA TUA SALUTE. Attraverso esami diagnostici e anamnesi della situazione attuale.
  • TROVA UN PROFESSIONISTA CHE TI CAPISCA E TI SEGUA NELL’ALIMENTAZIONE, che ti ascolti e ti personalizzi uno schema alimentare sostenibile per te, che ti permetta di vivere in serenità, di uscire con gli amici, di goderti la parte bella e buona del cibo.

E poi, la parte che come Coach mi riguarda personalmente: LAVORA SULLA TUA AUTOSTIMA!

Per capire cosa vuoi davvero, quali sono i tuoi obiettivi e qual è il modo migliore per raggiungerli.

Per smettere di giudicarti, per smettere di credere di non valere abbastanza perché non sei come vorresti.

Per smettere di dare tanta importanza al giudizio degli altri, a non lasciarti più condizionare da quello che gli altri vedono di te o vorrebbero da te.

Per cominciare a vedere che hai valore, che hai le tue caratteristiche che ti rendono una persona unica e insostituibile e non è la tua forma a toglierti questo valore.

Per allenarti a trovare la costanza e la motivazione per raggiungere quello che vuoi e che ti rende felice.

Un consiglio BONUS per te

Mi permetto un consiglio BONUS che può davvero aiutarti in questo cammino: circondati di persone che ti apprezzano, fai come l’anonima del racconto che si è allontanata da chi la giudicava, da chi la schiacciava e la criticava. Avvicinati a persone che ti facciano stare bene, che ti vedano e ti amino per chi sei davvero! Se non sai dove trovarle, cerca in Curvy Pride, ne troverai molte di più di quanto credi!

A presto! Fabiana

Questo articolo è stato scritto dalla socia e staff Fabiana Sacco che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog. Un grazie a tutte le socie e i soci che che credono nell’Associazione Curvy Pride – APS impegnandosi nel volontariato.

Fabiana Sacco è stata consulente di bellezza per più di 25 anni nei quali ha raccolto le confidenze, le paure e i sogni di centinaia di donne. Il suo cammino di crescita l’ha portata a diventare una Coach e il suo lavoro è aiutare tutte le donne a ri-trovare la loro autostima e sviluppare i loro talenti, indipendentemente dalla fisicità.
“Curvy Pride rispecchia alla perfezione i miei valori ed esserne membro è per me un onore, tutte insieme cambieremo il mondo!”
MAIL info@fabianasacco.it FB 
https://www.facebook.com/fabianasaccocurvycoach
e su IG https://www.instagram.com/faby_the_curvy_coach/?hl=it

MI SONO INNAMORATA DELL’UNICO UOMO CHE MI HA GUARDATA NEGLI OCCHI

Nel Curvy Pride Blog sono stati pubblicati in 1o anni più di 500 articoli. Un caleidoscopio di argomenti, punti di vista, storie di vita, di amore, di amicizia. Alcuni li trovo particolarmente interessanti e mi ispirano pensieri e approfondimenti in un’ottica da Coach.

Milla Luna ha scritto alcuni articoli che sono stati pubblicati nel 2016. Ha raccontato di sé, della sua vita e di alcune caratteristiche che l’hanno resa un po’ speciale, possiamo dire unica. Ma come sempre, la condivisione delle esperienze, per quanto sia personale, trova sempre il modo di toccare qualche corda anche nostra. C’è sempre una similitudine, un pensiero, un vissuto anche nostro, in cui ci ritroviamo. Per questo le storie di vita ci piacciono tanto: sono le storie di tutti e dai cui tutti possiamo imparare qualcosa di nuovo.

La lotta contro il peso diventa una sfida quotidiana

“In un caldo pomeriggio di primavera entrai in farmacia e mi pesai: 86.9 kg per 1.78 cm di altezza, praticamente un colosso col mento lungo. Tornai a casa di corsa, guardandomi intorno e pensando che tutto il quartiere stesse osservando me, la ragazza grassa e brutta che scappa. Mi chiusi in camera, piansi tutto il pomeriggio convinta che quella situazione dovesse finire in un modo o nell’altro.

Parlai con mia madre, una donna estremamente affettuosa ma molto pratica, che guardava male le debolezze pensando che con la volontà si potesse sconfiggere tutto. Le dissi che volevo dimagrire, che dovevo dimagrire perché stavo male e non volevo più essere infelice. Andammo da un dietologo e in due anni persi 20 kg, ma il mio mento lungo per quel maledetto difetto genetico era sempre lì, a darmi quel viso mascolino e poco femminile. Se sapeste quante volte ho pianto perché tanti cattivi mi davano del travestito!

Decisi che volevo essere bella e persi altro peso sfinendomi di esercizi in palestra. Poi iniziarono le emicranie e persi altri chili perché non riuscivo a mangiare. Alla fine chi mi conosceva diceva che sembravo malata, ma io mi vedevo bella e la sensazione di pancia vuota mi faceva stare bene e mi gratificava. Mi sentivo brava e forte perché non cedevo alle tentazioni e i corteggiatori erano tanti e mi lodavano per la mia magrezza, per lo stacco di coscia, per la vita sottile, certo peccato il visetto con quel mento così forte, ma per il resto…

La sera in cui tutto cambiò

Una sera di aprile mi innamorai. Davanti ad un bicchiere di vino, parlando di poesie. Rimanemmo a lungo a parlare di tutto, ero felice. Raccontai molto di me, della mia passione per la pittura, la musica e la lettura. Lui era un giovane cantante, che aveva scritto le prime canzoni con la sua band. Ricordo che mi fece uno dei più bei complimenti mai ricevuti: “Hai due occhi così belli che splendono come stelle nere“. Nessun accenno al mio mento lungo, alla minigonna, al fisico. Quel ragazzo aveva solo guardato i miei occhi, e questo aveva fatto la differenza. Una differenza così grande che dopo qualche anno sarebbe diventato mio marito.

Decisi di farmi operare al volto per il progenismo che mi affliggeva (ovvero il morso invertito, con l’arcata inferiore che scavalca quella superiore, causa del mento estremo e di problemi a livello masticatorio, spinale,  e con gli anni cardiaco). I medici avevano scoperto che era la causa delle mie lancinanti emicranie, del mio principio di scoliosi e di tante altre piccole patologie che non avrebbero tardato ad arrivare. Dopo 4 ore di intervento tornai dal mio fidanzato che non smise un attimo di starmi accanto. Nei 3 mesi successivi potei solo assumere frullati che con gli antibiotici e l’immobilità mi fecero prendere di nuovo un bel po’ dei miei chili persi.

La storia di Milla Luna termina qui, con un matrimonio felice, un intervento riuscito e un corpo che cambia e che proprio non ne vuole sapere di assestarsi su un peso e rimanere quello. La bilancia è solo uno strumento inerme ma qualche volta può diventare qualcosa di molto più subdolo: una nemica, un’ossessione, una prigione, una punizione, una condanna.

Milla si sentiva bella perché aveva la pancia vuota, perché i ragazzi la apprezzavano ora che era così magra e palestrata. Si complimentavano con lei, che nella sua vita aveva ricevuto solo critiche, bullismo e prese in giro per il suo aspetto. È normale che in quel momento fosse fiera di sé: aveva lavorato tanto per dimagrire, ma alla fine scelse l’unico uomo che era stato conquistato dai suoi occhi, da quello che leggeva lì, in quelle stelle nere.

Sono convinta che il segreto per essere felici sia tutto qui: vivere mantenendo l’equilibrio tra chi sei dentro e come appari fuori. Accettando i cambiamenti, il passare del tempo, perdonandoti per le paturnie e soprattutto imparando anche ad alzare un po’ le spalle e fregartene di cosa pensano gli altri. Quello che conta è come ti senti tu.

Circondati di persone che ti fanno stare bene, che ti amano, che ti apprezzano esattamente come sei. Vivi senza confrontarti continuamente con gli altri, che tanto nella tua testa saranno sempre migliori di te e sarebbe una partita persa in partenza. Ma soprattutto sorridi e sii grata per tutto quello che hai e per come sei. Perché sei tu, unica e insostituibile.

A presto! Fabiana

Questo articolo è stato scritto dalla socia e staff Fabiana Sacco che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog. Un grazie a tutte le socie e i soci che che credono nell’Associazione Curvy Pride – APS impegnandosi nel volontariato.

Fabiana Sacco è stata consulente di bellezza per più di 25 anni nei quali ha raccolto le confidenze, le paure e i sogni di centinaia di donne. Il suo cammino di crescita l’ha portata a diventare una Coach e il suo lavoro è aiutare tutte le donne a ri-trovare la loro autostima e sviluppare i loro talenti, indipendentemente dalla fisicità.
“Curvy Pride rispecchia alla perfezione i miei valori ed esserne membro è per me un onore, tutte insieme cambieremo il mondo!”
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