Tondo rimanda a qualcosa di perfetto. Pensate solamente al cerchio di Giotto. A tutto tondo indica ciò che può essere visto, osservato e contemplato da tutti i lati e le donne, a partire dalle loro forme fino ad arrivare al loro universo più completo, ne rispecchiano in pieno il concetto. Obiettivi, speranze, sogni, delusioni e amore. Sì, perché l’amore è tondo. Non lo sapevate?
Un pizzico di storia
Lo so, il giorno di San Valentino è passato ma io, non contenta di baci e cuori e bigliettini, lo voglio prendere come spunto per il mio nuovo articolo.
Nell’antichità erano in voga dei riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco. Vi partecipavano sia le donne già in attesa, per benedire e dare speranza alla buona riuscita della gravidanza, che le donne desiderose di maternità, le quali decidevano di ingraziarsi il dio tramite la partecipazione attiva alla festa che consisteva nel farsi colpire allegramente da colpi, spero innocui, di verga. Ogni riferimento non è casuale. 🙂
Nel 496 d.C. il papa Gelasio annullò questa festa pagana per sostituirla con quella di San Valentino, il vescovo martirizzato dall’Imperatore Claudio II perché si era ostinato a sfidare la sorte unendo in matrimonio giovani coppie innamorate. Le stesse alle quali, però, lo stesso imperatore aveva negato il consenso a causa, spesso, delle differenze sociali.
Non voglio discernere su sacro e profano, ma credo che un evento, seppur basato su di un rito pagano e tralasciando la verga, atto a propiziare la fecondità abbia un che di buon auspicio. Non vi pare? Creare, invece, una festività al solo fine di escludere le feste pagane, per poi basarla sul martirio di un uomo che, seppur a fin di bene univa le coppie in matrimonio, mi mette un po’ d’ansia. A voi, no? Perché – e qui la domanda sorge spontanea – tutto quello che si basa sull’amore e sulla felicità pare che come sottotraccia debba contenere la sofferenza?
Questo aforisma di Anatole France, premio Nobel per la Letteratura nel 1921, la dice lunga. Se sia una risposta adeguata non saprei dirlo con precisione, ma potrebbe essere una delle tante.
Da quando le religioni hanno arpionato l’amore, quello fisico e passionale intendo, ogni cosa è diventata un tabù: il corpo, le sensazioni, il desiderio. Tutto si concentra nella privazione e nel sacrificio. Ma quando si ama lo si fa con tutto il corpo e, soprattutto, lo si fa con allegria e spensieratezza. Amore è gioia. E questo vale tanto per l’amore fisico quanto per quello spirituale.
Sembra che Paul Valéry, scrittore francese, abbia coniato l’aforisma qui sopra e mi trova molto d’accordo. Tutto sta in come consideriamo quel cretini, e cioè essere naturali e spontanei. Così dovrebbe essere l’amore.
Da un po’ di giorni sto seguendo, per puro spirito critico e tra un sonnellino post-prandiano e l’altro, una soap turca. Intrighi e drammi sono alla base di questa storia che si svolge negli anni ’70 in un paesino della Turchia. Attori belli, con lo sguardo profondo e carismatico, alla Omar Sharif per intenderci, le nonne e le mamme di una certa età mi capiranno.
Pare che, non lo dico io ma le statistiche, intrighi, ricatti e lo svolgimento di un amore epico riescano a tenere avvinte non so quante persone. Milioni. Non so quante di loro abbiano deciso di mettersi davanti alla televisione come me, solo per notizia di cronaca e per facilitare un sonnellino. Perché tutto questo successo? Perché c’è bisogno di parlare d’amore solo se dietro c’è sofferenza. E quale sofferenza, poi! Nel caso specifico, continuo a chiedermi, perché piace così tanto una soap che mostra donne sottomesse, a volte furbe ma pur sempre sottomesse, e uomini crudeli e assassini? Veramente c’è bisogno di questo per tenere viva la passione? Eppure c’è chi trova del testosterone in un uomo che ricatta la moglie togliendole il figlio, così, solo per dimostrare il proprio potere. E chi, addirittura, si strugge per lui quando piange – appena due lacrimucce appese – perché il suo è un amore non corrisposto. Lo trovo anche un po’ pericoloso, ma questa è una mia opinione personale e, quindi, prendetela con le dovute pinze.
Io non ho risposte. Mi faccio solo tante domande che non hanno nulla a che vedere con la soap in se stessa, prodotto creato ad hoc, ma per chi si riconosce in certo stereotipi. Purtroppo.
Se amore è gioia, allora si può raccontare anche una storia divertente. Guardare il film “Harry ti presento Sally”, tanto per citarne uno, non vi ha divertito?
Sì, un pizzico di ansia/tormento lo capisco, ma un pizzico! Probabilmente non ne uscirebbe fuori una soap vincente per enne stagioni, e capisco pure che il marketing si potrebbe sentire attaccato, ma almeno non ci si ritroverebbe avviluppati sempre in quel sentimento di angoscia e depressione e acredine che pare debba essere alla base di tutti gli amori belli. Non è così!
Se poi tante persone si riconoscono in situazioni, frasi ed emozioni scaturite da questa, e altre, soap… io, da osservatrice, capisco solo una cosa: che siamo messi male. Che manca del tutto una coscienza critica che faccia gridare macherobaèquesta? Non è forse meglio un documentario sugli animali? Anche lì c’è avventura, ci sono agguati e atrocità varie, ma tutto è regolato da Madre Natura e non dal senso di possesso attribuito dai secoli all’uomo, inteso proprio come essere maschile.
Io non ci sto!
Attenzione che qui c’è lo spoiler.
Vi dico che, non leggete oltre se non volete sapere, quella soap finisce male e, se ci pensate, non potrebbe essere altrimenti visti i presupposti.
Il finale vissero per sempre felici e contenti lo ritroviamo solo nelle favole che abbiamo letto durante l’infanzia e la prima adolescenza e che, porcaccia miseria, ha fatto un sacco di danni.
Se volete sapere quali… ve lo racconterò in un altro articolo.
Viva l’amore e la possibilità di viverlo in piena gioia e un po’ come ci pare. Senza troppe lacrime e, soprattutto, vietati i ricatti e le dimostrazioni di potere. L’amore è dare e non avere. Offrire e non pretendere. Che sia S. Valentino a professarlo o il dio Luperco a dimostrarlo… a modo suo, ognuno ha il diritto di trovare la propria strada. Qualunque sia. Con chi sia.
Così sia.
La vera libertà è essere quelle che siamo. Sempre.
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Mi muovo esclusivamente con i mezzi pubblici perché non guido e non potrei mai vivere senza Trastevere, il Colosseo, le stupende fontane della Capitale e i fastidiosi sampietrini.
Da che ho memoria ho riempito di scarabocchi tutto ciò che ho avuto la fortuna, o la sfortuna fate un po’ voi, di avere a portata di mano: dal muro di casa dietro il divano del soggiorno (avevo quattro anni), a ritagli di carta, quaderni e diari. Da allora è stato un susseguirsi di poesie, racconti, romanzi e favole per bambini, il tutto condito da premi, pubblicazioni e gratificazioni varie.
Golosa di dolci e di emozioni. Amante di viaggi e fotografie. Adoro Vasco e i Queen… sì, lo so che sono agli antipodi, ma così è!
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