LE DIS-AVVENTURE DI ESTELA: QUANDO IL BODY POSITIVE NON È POI COSÌ POSITIVO 

Il termine Body Positive nasce – più o meno ufficialmente – tra il 2010 e il 2011, grazie ai numerosi post social di donne considerate oversize che celebrano orgogliosamente il loro corpo. Ben presto, però, il movimento Body Positivity assume un significato più ampio: dare un messaggio positivo a chi non ha un corpo “normale”, cioè che non rispetta gli standard globali. Un’autoproclamazione che denuncia il desiderio di essere considerati, di diventare parte del mondo senza doversi giustificare. Un messaggio di positività, il cui scopo è anche contrastare body shaming e body negativity. 

Trovare le parole giuste per scrivere questo articolo non è stato così semplice. Parliamo di body positive: avete mai pensato che forse non tutte le persone che promuovono il body positive siano poi così positive? Quando mi sono avvicinata a questo movimento sociale ho iniziato un percorso che dura ancora oggi, perché è un concetto che non finisce con due perle di accettazione e basta; non tutti i giorni ho voglia di accettarmi e di vedere il lato buono. Ci sono quelle persone che mi obbligano ad essere sempre positiva ad accettarmi tutti i giorni, quando in realtà non è così. Siamo essere umani ed abbiamo dentro di noi continue emozioni contrastanti, l’Estela di oggi non è più quella di ieri e non è ancora quella di domani. Ma a loro non importa, per loro io dovrei essere positiva e sprigionare la mia contentezza verso me stessa tutti i santi giorni e guai se non è così. Mi fanno sentire come uno scarto, solo perché quel giorno i miei rotolini di ciccia mi danno fastidio e non li vorrei. “E ti arrendi così alla società, brava è proprio quello che vogliono”. Che poi io non facevo nemmeno quel che volevano i miei genitori, figuriamoci se mi lascio imporre degli standard da altre persone. Come mi sento è affar mio e non va a sminuire le cause per cui combatto.  

Poi abbiamo la categoria di coloro che io personalmente chiamo i “So tutto io e quello che pensi tu è carta straccia”. Cioè se qualcuno non è d’accordo con quello che dicono lo attaccano e lo fanno sentire come se fosse l’essere umano più terribile, facendogli anche vivere quella sorta di bullismo che hanno subito loro e che magari è poi stata la leva che li ha spinti verso il body positive. Certo, dobbiamo anche capire la gravità dei commenti. Se sono offensivi sei nel tuo diritto di replica, magari senza scendere ai livelli bassi di chi ti ha preso di mira, ma puoi anche decidere di non essere così carino e gentile perché non lo sarei nemmeno io, d’altro canto a nessuno piace essere insultato. Ma se io commento con la mia opinione e lo faccio con educazione e l’intenzione di aprire un dibattito costruttivo, anche se la pensiamo diversamente, perché tu devi riempirmi di parole finendo così per mettere in cattiva luce una causa per cui ci sono diverse persone che si battono in maniera civilizzata tutti i giorni? Il tuo rinchiuderti in una bolla e voler far passare solo quello che pensi tu per giusto non è diverso da quello che la società ha imposto a tutti, cioè grasso = male/ cattivo e magro= sano/perfetto. 

(foto: Google Immagini)

Ma credo che il premio dei meno positive vada alle persone che mi criticano perché voglio migliorarmi. Io dico sempre che per me la body positive finisce quando il tuo corpo t’impedisce di vivere e fare le cose che ami. Non parlo di taglie, parlo di salute. Parlo dei due estremi, perché sia l’obesità grave e patologica e sia l’anoressia nervosa e patologica sono malattie, ma purtroppo ultimamente entrambe le malattie vengono romanticizzate come se averle fosse qualcosa che ti fa essere alla moda.

Accettarmi è una bella cosa, ma va bene anche che io mi prenda cura di me stessa: se vedo che il mio peso minaccia la mia salute, voler migliorare o cambiare è un mio diritto. Per me è questo che significa essere positivi verso se stessi.  

Quest’ultima parte mi ha toccato in prima persona in questi ultimi giorni. Ero felice di essermi iscritta in palestra, di tenermi attiva non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale, perché per me fare esercizio è un momento di terapia quasi come andare dallo psicologo. Una ragazza mi ha scritto questo, rispondendo a una mia storia: “Brava! Vedo che alla fine anche tu vuoi diventare uno stecchino, è per questo che nessuno ci prende sul serio”.  

Uno dei miei momenti preferiti della giornata

Ci sono almeno 2 cose sbagliate in quello che mi ha scritto questa ragazza.

La prima è la parola stecchino, termine che denigra le persone con una fisicità diversa dalla sua. Non va bene, perché se vogliamo essere uguali non è mettendo come cattivo e brutto tutto quello che è opposto e diverso da noi. Anche perché noi sappiamo bene com’è brutto essere messi in cattiva luce dagli altri, non è vero?

La seconda cosa è il fatto che la ragazza mi abbia criticato perché ho deciso di andare in palestra. Cosa c’è di male? Non vuol dire che io non accetti il fatto di avere un corpo fuori dagli standard di bellezza perché mi vedo, casa mia è piena di specchi e sono cosciente della mia fisicità. Ma dopo aver passato un anno difficile per quanto riguarda la mia salute, in cui sono stata costretta più a letto che fuori, io ho voglia di rimettermi in sesto, di allenare qualche muscoletto per riuscire a stare in piedi. Anche perché soffro di bulimia nervosa ed ultimamente la tendenza è quella di non voler mangiare, arrivo a vedere il cibo come un nemico e quindi starei anche tutto il giorno soltanto a bere acqua e nient’altro. Il fare una qualche attività fisica fa in modo che la mia testa stia zitta e non mi condizioni a fare cose che andrebbero a peggiorare il mio stato non solo mentale, ma di salute. E questo mi porta ad essere non solo positiva verso me stessa ma anche verso la vita.  

In conclusione, fate ciò che volete, combattete contro i pregiudizi nella maniera che si adatta di più al vostro carattere, al vostro sentirvi voi stessi. Non lasciate che gli altri vi facciano sentire inadeguati. La body positive non vuol dire soltanto accettarsi ma anche migliorarsi ed essere una versione ancora più splendente di noi stessi, aiutando le persone a capire quanto sono magnifiche e meravigliose.    

Estela 

Un sagittario di quelli che il suo segno zodiacale lo vivono. Amante dei viaggi, delle cose belle della vita e delle emozioni forti che le facciano sentire l’adrenalina del vivere. Estela è ancora cerca della sua strada e della sua vera vocazione, anche se crede che potrebbe fare la scrittrice per sempre. 

Ringraziamo tutti coloro che si impegnano per la crescita del CURVY PRIDE BLOG, impegnandosi nel volontariato.

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ARMOCROMIA, BENESSERE E BELLEZZA NEI COLORI

“Vivere una vita a colori è il segreto della felicità” è il motto che mi porto dietro dal 2014, dalla nascita del mio primo figlio. Diventare madre ha reso la mia vita colorata nel vero senso della parola: dal grigio, al giallo, al rosso, ogni sfumatura è un’emozione così come trattano nei libri illustrati dei bambini.

I colori si possono studiare per svariati argomenti come la cromoterapia o l’armocromia. Nella CROMOTERAPIA alcuni colori vengono abbinati alla luce per avere effetti curativi sulla salute e influenzare persino la guarigione o il miglioramento di una patologia, associato ad una buona dieta.

In abbigliamento possiamo indossare un determinato colore per darci energia o migliorare l’umore.

Per le pareti di casa possiamo giocare con vari colori in base alla disposizioni delle stanze e a come si vivono.  Il verde trasmette calma ed è tranquillizzante, è indicato in camera da letto ma anche in un salotto, magari accompagnato da quadri con mare e barche.

Ogni colore è associato ad un’emozione e avere la possibilità di dedicare una parete ai colori principali, ci può permettere di fare “un bagno di colore” quando lo si necessita. Il giallo, per esempio, è un colore allegro e può mettere felicità non solo a chi lo indossa, ma anche a chi si ha di fronte.

Nell’AMOCROMIA applicata al beauty e allo shopping invece dobbiamo valutarci oggettivamente (un colore ci sta bene o ci piace semplicemente? lo usiamo come confort-zone o perché ci valorizza?) lasciando da parte il nostro gusto.

Le caratteristiche dei colori da valutare nel corso dell’analisi sono quattro:  sottotono, valore, contrasto e intensità divise in 4 stagioni: Primavera e Autunno – caratterizzate da colori caldi – Estate e Inverno, con sfumature fredde. Ogni palette comprende quasi tutti i colori, ma con caratteristiche personalizzate (più opache o brillanti).

La regola principale è: scegliere in base alla pelle, agli occhi e al colore naturale dei capelli. A chi staranno bene colori caldi ha incarnato avorio/pesca o ambrato e si abbronza facilmente. Viceversa chi ha colori freddi ha la pelle tipicamente rosata, che si scotta al sole oppure anche olivastra, che in estate si abbronza, ma in inverno diventa grigiastra”. Identificare la nostra palette di colori è fondamentale nella scelta di abiti e accessori, ma anche di capelli e make-up, per creare un fantastico senso di armonia e di bellezza. Avete presente quando vi fanno tanti complimenti, ma in realtà non avete fatto nulla in particolare? Magari indossate semplicemente un colore amico che minimizza occhiaie e/o macchie e che che vi illumina!

Questo articolo è stato scritto dalla socia Valentina Parenti che dedica del suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog. Un grazie a tutte le socie e i soci che credono nell’Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.


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Valentina Parenti (@momincolors ) sogna un mondo senza stereotipi di genere, positivo e attento all’integrazione sociale per questo è membro Curvy Pride, BodyPositiveCatWalk e da poco ha creato @FelicitàFormosa su Parma.

Valentina educa i suoi figli ad una “vita a colori” ed è il segreto della felicità #educareallafelicità.

contatti: parentivalentina85@gmail.com o qui

MindFul eating – mangiare consapevolMENTE!

A Parma la  Dott.ssa Lara Ferrari Psicologa e Psicoterapeuta ci racconta il  Mindful Eating attraverso approfondimenti e domande specifiche, con l’occasione le abbiamo chiesto anche consigli per #PIZZAECURVE!!

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Mindful Eating un modo di mangiare che ci aiuta a fare pace con il cibo ed il nostro corpo

Relazione con il cibo e benessere
Essere attenti a quello che si mangia è ormai un atteggiamento molto diffuso. L’enfasi con cui nella nostra società si parla alimentazione e dieta, assieme ai canoni perfezionistici di bellezza sempre più diffusi ed imperanti ci stanno però portando a sviluppare una relazione ansiosa con il cibo, allontanandoci da un rapporto genuino ed immediato con il nostro corpo ed i suoi bisogni e spingendoci verso atteggiamenti rigidi, perfezionismo e ricerca del controllo.
Inoltre, il nostro stile di vita attuale è sempre più veloce ed intenso ed anche il momento del pasto il più delle volte è frettoloso. Si mangia spesso in modo automatico, senza quasi rendersi conto di cosa, quanto e come si stia mangiando. Si mangia di fretta, chiacchierando con qualcuno, oppure leggendo qualcosa, controllando le notifiche sul telefonino, guardando la televisione o seguendo i propri pensieri…
In tutte queste situazioni non si presta attenzione all’esperienza che si sta vivendo.
Non soltanto, qualche volta può anche capitare di non sapere perché si stia mangiando, se per necessità del corpo, per abitudine, per gestire lo stress o emozioni difficili, per noia o altro… Al di là di conclamati Disturbi del Comportamento Alimentare, sempre più diffusi, sono molte le persone che soffrono di episodi di Emotional Eating (fame nervosa) e che hanno una relazione con il cibo ed il proprio corpo difficile e dolorosa.

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Che cos’è la Mindful Eating
La Mindful Eating non è una dieta, non ti dice cosa e quanto mangiare.
È piuttosto un modo di vivere la relazione con il cibo basato sulla consapevolezza, che si sofferma quindi sul come mangiare. Vivere il momento del pasto in modo consapevole porta innumerevoli benefici e, per farlo, il primo passo è ascoltarsi.
Ascoltare il cuore, la mente e il nostro corpo.
Mangiare in modo mindful significa essere pienamente presente di fronte a ciò che stai mangiando, consapevole di ogni morso e di ogni sorso in modo da poter apprezzare pienamente a livello sensoriale il cibo, porre maggiore attenzione a quello che mangi e riconnetterti con i bisogni del tuo corpo.
Un momento spesso frettoloso e superficiale come quello del pasto, dominato dal “pilota automatico”, viene così trasformato in un’esperienza piena e consapevole.
Con la Mindful Eating puoi scoprire la bellezza di ogni gesto, la sua importanza e portare piena attenzione all’atto di mangiare, soffermandoti su sapori e profumi, ma notando anche i pensieri e le emozioni che emergono e ti coinvolgono quando mangi.
Quali sono i vantaggi di questo approccio?
Imparando a mangiare con consapevolezza, tutto il cibo sembrerà infinitamente più buono e gustoso e così, essendone appagato/a molto prima, ti basterà mangiarne meno. Ma questo non è il solo vantaggio. La Mindful Eating ti insegna anche a non giudicare il tuo cibo (ma anche te stesso ed il tuo corpo!), a non classificarlo in categorie (es. “cibi buoni” e “cibi cattivi”). Il cibo è uno dei più grandi piaceri della vita ed il piacere fa bene alle persone, è sano e ci tiene in salute!
Praticando questo approccio impari, passo dopo passo, che non ci sono cibi proibiti: liberandoti da schemi rigidi di pensiero, restrizioni ed imposizioni, puoi scoprire cosa realmente ti piace e come mangiarlo in modo che ti faccia stare bene.
Puoi sviluppare un atteggiamento di auto indulgenza e compassione che apre la strada a nuove possibilità di cura e cambiamento, libero/a dal senso di colpa e dal “critico interiore”.

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Mindful Eating e relazione con il corpo
Nell’approccio della Mindful Eating al cibo, si affronta anche il tema della relazione con il proprio corpo, in una prospettiva che potremmo definire di Body Neutrality.
Un tema importante che viene affrontato nei corsi di Mindful Eating è quello della gratitudine, sia verso il cibo che verso il corpo.
Attraverso la pratica della gratitudine, impari a vedere il corpo come il mezzo che ti permette di fare tutte le esperienze della vita, piuttosto che la rappresentazione della tua autostima. Purtroppo nella nostra società viene data molta importanza all’aspetto e sono numerosissimi i messaggi (tv, giornali, film, social media..) che propongono e sostengono un unico, spesso inarrivabile, ideale di bellezza. Ma il messaggio ancora più grave che viene trasmesso è che la bellezza sia un valore centrale, indispensabile per essere felici, accettati e avere successo.
In realtà è molto importante combattere questo tipo di messaggi, perché possono portare allo sviluppo di un’immagine di sé negativa ed anche a problematiche legate all’alimentazione. Un fattore altrettanto importante da contrastare è senz’altro quello del body shaming, vale a dire la derisione di una persona per una o più caratteristiche del suo aspetto, come per esempio l’essere grasso (fat shaming) o l’avere un naso grande o essere basso…
Per creare una nuova cultura del corpo, basata sull’accettazione delle differenze e sul non giudizio, è necessario diffondere l’idea che i corpi sono molto più di quella che è la loro forma o apparenza, sono strumenti di azione e sensazione e che l’aspetto fisico è soltanto uno degli elementi che ci caratterizzano come individui e ognuno di noi è davvero molto di più della sua apparenza esteriore.

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“Consigli Mindful” per godersi la pizza del 18 ottobre
Mangiare in modo mindful non è difficile, non richiede tempo in più rispetto a quello di un normale pasto e ti permette di assaporare veramente quello che mangi.
Impegnati a goderti in modo mindful la PIZZA!

Inizia ad essere mindful già dalla scelta della pizza. Chiediti qual scelta è la migliore per te in questo momento.
Respira e ascolta il tuo corpo per essere consapevole del tuo livello di fame prima di mangiare. Fai qualche respiro profondo e rilassati.
Accendi i sensi. Il momento del pasto è un’esperienza multisensoriale da vivere con i cinque sensi. Osserva il cibo che c’è nel piatto, toccalo con le mani, con le labbra e con la lingua. Cogli il profumo e la consistenza prima di deglutirlo. Puoi dare il primo morso a occhi chiusi, per focalizzarti sul gusto, senza le distrazioni della vista.
Rallenta. Rallentare mentre stai mangiando ti aiuta ad essere consapevole di quando la fame fisiologica è soddisfatta e ti permette di goderti il cibo in modo più completo.
Semplici consigli per aiutarti a rallentare:
– metti giù la forchetta o il cucchiaio tra i bocconi;
– fermati e prendi un respiro tra i bocconi,
– mastica completamente il cibo.
Ringrazia. Prenditi un momento per apprezzare il tuo pasto ed essere grato per averlo, spesso lo diamo per scontato. Ringrazia chi ha lavorato facendosi sì che il tuo cibo potesse arrivare sulla tavola e ricordati che il cibo non è un nemico, ma un dono di cui devi essere grato ogni giorno!
Controlla il tuo livello di fame durante il pasto. A metà del pasto controlla di nuovo il tuo livello di fame; potresti scoprire di non avere più fame o di non trovare più appetitoso il cibo, anche se nel tuo piatto ce n’è ancora. Datti il permesso di fermarti o di continuare sulla base di quanto sei affamato.
Mastica bene. Nota cosa succede al cibo mentre mastichi. Quanto ci vuole per masticare a fondo il cibo prima di inghiottirlo? Riesci a percepire che la fame comincia a dissolversi? Mastica bene ogni morso prima di prendere altro cibo.
• Goditi quello che mangi. Per goderti il tuo cibo devi essere pienamente presente all’esperienza del mangiare così da poter cogliere il piacere che essa può portare.


Contatti:
Dott.ssa Lara Ferrari – Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Via F. Bocchialini, n.4 43125 Parma
327 7665418 – info@laraferraripsicoterapeuta.it
http://www.laraferraripsicoterapeuta.it


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Valentina Parenti ( @momincolors ) sogna un mondo senza stereotipi di genere, positivo e attento all’integrazione sociale per questo è membro Curvy Pride e della BodyPositiveCatWalk. Da poco ha creato @FelicitàFormosa su Parma. Valentina educa i suoi figli ad una “vita a colori” ed è il segreto della felicità #educareallafelicità.

CURVY PRIDE WALK&JOY – KATIA AGLIETTI: UN TORNADO DI SIMPATIA

Katia Aglietti è una delle ideatrici del Progetto CURVY PRIDE WALK&JOY insieme a Debora Gismondi, a Carla Filippucci e all’Associazione Curvy Pride.

Solare, intraprendente, comunicativa, irrefrenabile sarà una delle trainer che trasformerà le nostre camminate domenicali in un’iniezione di energia!

Ecco a voi KATIA!!!

Chi è Katia? Katia è una ventenne in un involucro da 50 enne, innamorata della vita e dell’energia positiva. Ama lavorare con la gente, aiutarla e renderla felice.

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Come è nata la tua passione per il fitness? E’ nata un po’ per caso. Spesso mi chiedo se ho scelto io di insegnare o la Professione ha scelto me.

Qual è la tua disciplina preferita? Sono figlia di un fitness coreografico e, per quanto l’evoluzione del fitness ci abbia allontanati da questa disciplina, io ne rimango una gran fan.

Come è nata l’idea di CURVY PRIDE WALK&JOY? Dopo un trascorso in un club femminile mi sono resa conto che ci sono molte persone che si vergognano di andare in palestra o anche solo fare attività sportiva. Da questa constatazione è nato il profondo desiderio di abbattere qualunque barriera! Con le giuste modalità faremo molte cose.

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Chi può partecipare a CURVY PRIDE WALK&JOY? Possono partecipare tutti coloro che credono che… ”SI PUO’ FARE“. E se non ci credete… vi aiuteremo noi! Se finora non avete avuto il coraggio di entrare in palestra, vi porteremo fuori noi!

Perché bisogna fare dello sport? Perché fare sport equivale a una PENSIONE sulla salute.

Tre consigli da seguire giornalmente? Mangiare sano, bere molto e fare un qualsivoglia moto.

Oltre allo sport quali sono le tue passioni? Sono una maestra di balli caraibici. Amo dipingere, scrivere, lavoro il vetro e tutto ciò richieda manualità.

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La frase che ripeti spesso a te stessa? Non ho paura!

Un messaggio per le amiche di Curvy Pride? Nessuno può dirti cosa fare quindi sii il tuo movente principale! NOI ci vogliamo bene.

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AUTOSTIMA QUESTA SCONOSCIUTA

La Dott.ssa Emanuela Scanu è una psicologa e una coach alimentare. Da anni impegnata nella cura dei disturbi del comportamento alimentare e nel sostegno al raggiungimento del benessere psico-fisico delle persone.

Attualmente  anche Docente di Educazione Alimentare nei Corsi per Modelle/i presso la BACKGROUND ACADEMY di Viterbo.

E’ un onore la sua collaborazione con il nostro blog che inizia con l’affrontare un argomento a noi molto a cuore: L’AUTOSTIMA!

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Lo dice la parola stessa: l’autostima è la valutazione che una persona dà di sé stessa. Questa non è un fattore statico, ma dinamico. Evolve nel tempo e subisce variazioni anche notevoli nel corso della vita.

Non si nasce con la giusta autostima, essa va piuttosto coltivata, curata, alimentata durante il corso dell’esistenza. Una sana autostima si manifesta nella capacità di percepirsi e di rapportarsi a sé stessi in modo realistico, positivo, rilevando i punti forti e quelli deboli, amplificando ciò che è positivo e migliorando quello che invece non lo è. Significa anche essere in grado di ammettere che c’è qualcosa che non va quando le circostanze lo richiedono.

Una persona con una sana autostima non è infatti perfetta, ma, al contrario di chi non si rispetta abbastanza, sa come valorizzare le proprie abilità e capacità e come tenere sotto controllo i difetti e le parti del proprio carattere meno amate. La sana autostima è indipendente dal giudizio degli altri, è caratterizzata da una profonda conoscenza di sé stessi, aiuta a mantenere i punti di forza ed a migliorare quelli di debolezza, promuove obiettivi stimolanti ma non eccessivi, spinge la persona al confronto con sé stessa e con gli altri.

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La bassa autostima nasce generalmente da una discrepanza tra il sé ideale ed il sé percepito.

Il sé ideale è rappresentato da ciò che si vorrebbe essere, dalle qualità che si desidererebbe possedere, dal carattere e dalle capacità che si vorrebbero fossero parte della propria persona. Il sé percepito è dato invece dall’insieme delle percezioni e delle conoscenze che possediamo su noi stessi. Si tratta in sostanza di come ci vediamo, di come crediamo di essere. A chi non è mai capitato di pensare: “Vorrei tanto saper fare quella cosa …” oppure  “Vorrei essere così ma non ne sono capace?”.

Tutto ciò è perfettamente normale, entro certi limiti. La soglia viene valicata nel momento in cui la persona si rassegna al fatto che non sarà mai come vorrebbe essere. Così facendo la sua paura si concretizza, diviene un dato di fatto. Smettendo di lavorare e lottare per migliorarsi continuamente si finisce per peggiorare, o semplicemente per rimanere ciò che si è per tutta la vita.

Puoi sprecare un’intera esistenza nell’attesa che accadano delle cose che poi, anche quando si avverano, spesso ti lasciano più vuota di prima. Se i tuoi pensieri sono quasi sempre vincolati al passato o proiettati nel futuro, invece che collocati nel presente, corri il rischio di non vivere mai pienamente e di essere quindi insoddisfatta della tua esistenza.

Di fatto, sei prigioniera dei modelli che la realtà ti impone e così facendo passi gran parte del tuo tempo a sognare di diventare ciò che non sei, a fare tuoi modi d’essere che ritieni “vincenti”, “perfetti”, ma che non ti appartengono. Questa è la strada più veloce  per distruggere l’autostima.

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Avere autostima significa piacersi, un modo di essere che si conquista stando nel presente e accogliendo tutti gli stati di cui l’interiorità si colora istante per istante.  L’ autostima non corrisponde a uno sforzo della mente, ma ha a che vedere con un diverso atteggiamento mentale, che si basa sull’accettazione consapevole di ciò che sei adesso, in questo preciso istante.  Stare quindi nel presente, senza rimpianti per gli sforzi che non hai fatto nel passato, senza frustrazione per ciò che non hai ancora realizzato.

Cambia dunque modo di vedere: l’ autostima è uno stato di benessere permanente che viene da dentro. Ogni volta che ti appresti a fare qualcosa, soprattutto se è la prima volta, non concentrarti unicamente sul risultato che vuoi ottenere, ma su ciò che fai, cercando di essere presente a ogni passaggio, come fosse l’unico.  Ricorda che l’autostima è un’energia molto diversa dall’ostinazione e dalla cocciutaggine: compare naturalmente quanto più la coscienza si svincola dalle influenze dell’ambiente, delle credenze, dei doveri. Migliorare l’autostima è possibile e richiede un impegno costante nel tempo. Non è difficile, basta volerlo veramente: ti devi sforzare di pensare che lo fai per te stessa e che un giorno non proverai più sensazioni di inadeguatezza e potrai  prendere decisioni in modo autonomo.  La prima cosa da fare per iniziare un percorso di miglioramento dell’autostima consiste nel lavorare sulle tue percezioni; devi imparare a conoscerti meglio, analizzando il tuo mondo interiore in tutta la sua complessità, focalizzando l’attenzione non solo sugli aspetti negativi, ma anche e soprattutto su quelli positivi.

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Questo articolo è tratto dal libro della Dott.ssa Emanuela Scanu Dimagrire una scelta consapevole (Cap. IV) – Editore Campi di Carta

La Dott.ssa Scanu è anche autrice de L’ESERCITO SOTTILE/Dizionario pratico sull’anoressia (Cedis Editore Roma) e di OLTRE L’IMMAGINE/ Psicologia, Alimentazione, Stile/Un anno dei miei consigli sul WEB  (Editore Campi di Carta).

 

 

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