Sembra che certi eventi non blocchino soltanto la tua vita, ma tutte le tue arti e le tue aspirazioni. Così è stato per me, che dal 2020 non mettevo i miei pensieri per scritto e mi sembrava che tutto mi avesse svuotato a tal punto da non avere più nulla da dire. Mi chiamo Estela Regina, ho 29 anni e scrivo per riuscire ad avere una voce. Spesso scrivere fa più rumore che parlare! Ho scritto altre volte per Curvy Pride e questo mi ha permesso di raccontare tanto, di argomenti che mi stavano a cuore e anche della mia storia. Sono passati anni dal mio ultimo articolo, alcune cose sono cambiate ed è per questo che ho deciso di intraprendere un nuovo percorso qui con voi, nel posto che per la prima volta mi ha permesso di dire la mia. Oggi lo faccio con una mentalità più aperta di quella che avevo anni fa; ho una consapevolezza maggiore di me stessa e guardo al mondo con occhi più curiosi, analizzando delle realtà che prima pensavo in parte non mi toccassero o di cui semplicemente non sapevo come parlare.
Ho scritto tanto di sentimenti, di traumi e come in piccole parti sono riuscita a superarli e continuerò a farlo, perché i sentimenti sono l’olio che unge gli ingranaggi della grande macchina che siamo noi esserini più o meno confusi e pieni di incertezze. Piccolo spoiler sui miei traumi: molti non li avevo superati affatto e ci è voluta la pandemia per farmelo capire.
I sentimenti sono l’olio che unge gli ingranaggi della grande macchina che siamo noi esseri umani (immagine di Google)
In questi anni di silenzio ho osservato il mondo con i miei occhi, con le mie problematiche, con le mie difficoltà di non essere una ragazza totalmente dentro i canoni di bellezza che ancora la società ci impone. Ho tenuto un diario in cui ho lasciato incise le mie frustrazioni con piccole parole e che mi farà da guida in questi articoli.
Parlerò delle dis-avventure di una ragazza Plus Size nel quotidiano e nelle piccole cose: dal non riuscire a stare sulla sedia dal parrucchiere all’opinione non richiesta e banale delle persone. E poi, l’infinita ricerca di vestiti che noi donne Curvy/Plus Size vediamo come una grande impresa. Perché sì, miei cari brand, anche a noi donne grasse piace la moda e ci rifiutiamo di vestirci con le tende prese dal salotto di nonna!
Questa sono io!
Scriverò di tutto questo e anche di più, farò di questo spazio un posto sicuro per me e per voi, vorrei tanto che le persone che non vivono queste difficoltà, leggendo i miei articoli possano capire che noi esistiamo e come tutti meritiamo rispetto, amore, solidarietà ed un posto nella società che ancora ci manca .
Intanto io vi do il benvenuto, prendete il posto migliore perché LE DIS-AVVENTURE DI ESTELA stanno per cominciare!
Questo articolo è stato scritto dalla socia Estela regina che dedica partedel suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog. Un grazie a tutte le socie e i soci che che credono nell’Associazione Curvy Pride – APS impegnandosi nel volontariato
Un sagittario di quelli che il segno zodiacale lo vivono. Amante dei viaggi, delle cose belle della vita e delle emozioni forti che le facciano sentire l’adrenalina del vivere. Estela è ancora in cerca della sua strada e della sua vera vocazione, anche se crede che potrebbe fare la scrittrice per sempre.
Un sagittario di quelli che il suo segno zodiacale lo vivono. Amante dei viaggi, delle cose belle della vita e delle emozioni forti che la faccino sentire l’adrenalina del vivere. Ancora in cerca della sua strada e della sua vera vocazione, anche se Estela crede che potrebbe fare la scrittrice per sempre.
Vi siete accorti di questa nuova rivoluzione in atto?
Vanity Fair “Donne curvy: la rivoluzione è in atto! Si parla sempre più delle donne curvy, una volta soprannominate ‘taglie forti’: e forti lo sono davvero. Dalla moda allo spettacolo, passando per il benessere, ecco perché curvy è bello (e necessario!)” Vanity Fair
Nell’occhio del mirino ultimamente ci sono le curvy. Spuntano calendari, piovono post e stories e i curvy articoli sono ovunque.
“Rivoluzione taglie forti: Tess Holiday la top model curvy che fa sognare” Il MattinoDonna FanPageGoWomanYesLife“La rivoluzione del fashion word: la moda curvy” Trinity News “Curvy revolution, una rivoluzione partita dall’Italia e arrivata all’alta moda di NY” Elisa Dospinait “Rivoluzione curvy, Candice Huffine è la nuova stella della Img Models. Ed è pronta a cambiare il mondo” Bellezza.it
Era ora? Beh sì, era tempo che venissero considerate come moda anche le taglie oltre la 42. Da anni disegno e confeziono outfits, senza contare quale sia la misura. Per me ciò che è importante è l’ambiente a cui è destinato l’outfit o la forma del corpo quale tavolozza su cui dipingere il quadro. Le taglie servono per determinare le circonferenze e nella produzione in serie sono sicuramente un codice fondamentale per gestire la produzione, l’assortimento e via discorrendo. Però non dimentichiamo che sono solo dei numeri. Anche io scrivo di moda e spesso mi rivolgo alle taglie dalla 46 in su, le curvy!
Anche a noi curvy hanno aperto le porte della corte della moda e ci hanno fatto entrare. Entriamo tutte con il nostro bel cartellino curvy. Si sa, l’uomo ama le mode in generale, si innamora di una cosa poi di quell’altra, poi esce una cosa più IN e tutto il resto può diventare OUT. Siamo di gran moda ora! Siamo noi ad essere veramente IN! Siamo le curvy. Non c’è niente di male.
Non possiamo proprio fare a meno di una categorizzazione, di uno stereotipo o di un badge? Per gli amanti del cartellino ci sono grandi novità in arrivo.
Fat -dall’inglese grasso- e kini -da bikini-. Veramente? Quindi ora non vado a comprare un costume da bagno, vado a comprare un fatkini. Perché il modello del costume cambia a seconda della taglia? Mica ho capito bene…
Facciamo un passo più avanti? Parliamo di moda e basta. Chi sono io per dire questo? Nessuno. Sono solo una tizia che indossa una taglia 46 che di lavoro e di passione immagina e realizza outfit e ambienti e scrive su un paio di blog.
Facciamocela questa risata. Usiamo pure il fatkini e riconosciamoci curvy ma sdrammatizziamo lo stereotipo e prendiamoci cura di gestirlo adeguatamente quando lo incontriamo. Perché in fin dei conti, chi se ne frega della moda curvy?
Questo articolo è stato scritto dalla socia e blogger Paula Elena Liguori che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride blog.
Un grazie a tutte le socie ed i soci che credono nell‘Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.
Vediamo insieme quale modello di jumpsuite è il più adatto alle varie forme del corpo. Parliamo anche di reggiseni da abbinare, per un look davvero comodo e valorizzante.
Dal 2017 sono in rimonta le tute monopezzo, in inglese jumpsuit. Questo capo non è solo per le “magre” ma con qualche accorgimento al taglio è perfetto anche per un fisico curvy! La linea giusta della tuta mette in risalto i punti forti, ammorbidisce la silhouette, aiuta a rendere omogenee le curve e poi, ammettiamolo, è molto pratica. L’unico neo è quando dobbiamo usare la toilette, perché è necessario sfilarla dall’alto. Indossare la scarpa adatta è fondamentale: se la tuta è corta o con le gambe del pantalone classico, a tubo o sigaretta, vanno bene anche le scarpe basse o sportive. Se la tuta è lunga è preferibile utilizzare scarpe più alte, anche con plateau o zeppa; se la tuta ha le gambe del pantalone larghe è meglio che la scarpa sia alta.
Usate gioielli adeguati, non esagerate nelle dimensioni delle collane e degli orecchini, soprattutto se avete un fisco a mela. Scegliete la jumpsuit della taglia giusta! Se è troppo larga “ingrossa” e se è troppo stretta “insacca” e accentua i rotolini. Abbiamo preso in considerazione l’idea di iniziare ad abituarci -se non siamo avvezze- a linee di abbigliamento più sinuose, femminili e, perché no? un po’ più glamour. Forse non molto spesso valutiamo l’idea di outfit con questo capo, ma alcuni modelli di jumpsuit ed alcuni tessuti valorizzano davvero molto i fisici curvy.
Fondamentale è scegliere l’intimo giusto, l’intimo è l’amico segreto delle curve, modella, sostiene e rende la figura più affusolata. Per questo ho chiesto il parere di Mirella Marenco, esperta in corsetteria e intimo femminile. Il suo punto di vista ci aiuterà a capire cosa dovrebbe essere messo sotto alla tuta per ottenere una migliore silhouette. Abbiamo fatto una diretta su Instagram dal profilo ufficiale di CURVY PRIDE – APS, troverete il link per vederla al fondo dell’articolo. ed
Passiamo ai modelli di jumpsuit che abbiamo analizzato nella diretta. Esiste un tessuto di cui abbiamo parlato che rende giustizia ai fisici curvy che si chiama scuba: è sostenuto, leggermente elastico, è consigliato anche a chi ha tanto seno e soprattutto non segna!
Ecco il primo modello di jumpsuit che vi propongo:
Questa linea dona maggiormente a chi ha il fisico a pera -più largo nei fianchi- a chi ha tanto seno da sorreggere e desidera stare più comoda e a chi ha il fisico a clessidra -seno e fianchi di simile circonferenza e con vita stretta-.
Alcuni punti possono essere modificati con pinces e pieghe per adattare il modello alle varie fisicità, stringere o allargare.
Per il fisico a mela molto pronunciato nella parte superiore, dovrebbero essere fatte delle modifiche alla linea, altrimenti si rischia di ingrossare ulteriormente la parte alta e considerato che poi cade un po’ largo anche sotto, il risultato non sarebbe dei migliori se non si modificasse un po’ il taglio.
Il reggiseno adatto a questo tipo di jumpsuit è un tipo a fascia (io ho la quarta misura e li uso, reggono, anche se stringono un po’).
La SECONDA jumpsuit che ho scelto per voi segna molto il seno, è adatta a fisici “a pera” e “a clessidra“. Poco adatta a chi ha davvero tanto seno o ai fisici “a mela”, per poterla adattare sono necessarie delle modifiche.
Il reggiseno consigliato per questi modelli è la bralette, che divide bene il seno e accompagna la scollatura. Questo modello è di Serim.
Il reggiseno consigliato per questi modelli è la bralette, che divide bene il seno e accompagna la scollatura. Questo modello è di Serim.
La TERZA jumpsuit proposta si adatta molto bene per ifisici “a mela“, cioè quelle forme che hanno parte superiore più grande e spesso rotondeggiante o quadrata. Se le gambe sono molto magre, non esagerate a stringere le gambe dei pantaloni.
Alcuni accorgimenti possono essere fatti a seconda della divesa conformazione “a mela”. Possono essere allargate le circonferenze delle gambe, aggiunta una fascia più importante in vita o modificate le maniche.
Ovviamente i colori e le fantasie possono cambiare, si può scegliere quelli più adatti a noi.
Il modello di reggiseno adatto alla jumpsuit qui sopra è decisamente con ferretto. C’è necessità di valorizzare il seno al fine di armonizzare la figura. Attenzione al posizionamento delle spalline, si possono anche agganciare alla spalla della jumpsuit per assicurarsi che non si veda.
Aggiungo un altro modello che non abbiamo visto durante la diretta per mostrare che anche chi ha tanto seno può portare una jumpsuit scollata, ma preferibilmente con incrocio dei tessuti sotto al seno, a patto che si indossi un reggiseno specifico, scollato, con coppe resistenti e spalline ad intreccio dietro la schiena.
Per questa bella jumpsuit il reggiseno adatto non deve essere alto davanti e deve avere il ferretto e, come già precisato, con le spalline che incrociano dietro. Questo modello aiuta a creare un bel décolleté che anche qui è il punto forte! Il modello delle foto è Serim.
Bene ragazze, siamo alla chiusura dell’articolo.
Potevo non sottolineare nuovamente le magie delle pence? 😉
Piazziamone qualcuna nel punto giusto!
Inoltre confermo la mia disponibilità nel dare delle mini lezioni gratuite focalizzate sulla creazione di pence, oppure scrivetemi se volte qualche ragguaglio sugli outfit!
Fatemi sapere se volte approfondire qualche argomento in particolare, scrivetemi!
🤗Un abbraccio! A presto!
Credits photo: Asos – Elami – Serim
Questo articolo è stato scritto dalla socia e blogger Paula Elena Liguori che dedica parte del suo tempo alla crescita del Curvy Pride blog.
Un grazie a tutte le socie ed i soci che credono nell‘associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.
Guardando questa foto sfido chiunque a trattenere un commento, un giudizio, una critica. Al giorno d’oggi, più che mai, è difficile astenersi dal giudicare, dal dire la propria opinione sugli altri. Diventiamo sempre di più giudici spietati degli altri ma anche di noi stessi senza soffermarci a pensare.
Ma riguardiamo attentamente questa foto.
Soffermiamoci a guardare non due corpi ma due donne. Entrambe in guerra. Con loro stesse, col mondo circostante, col passato, col futuro.
Ognuno di noi dovrebbe non giudicare, non sentenziare, non criticare ma comprendere, ascoltare, se possibile aiutare.
Siamo tutti diversi ma perfettamente e magnificamente unici. Stiamo combattendo tutti una battaglia e nelle guerre di tutti i giorni non abbiamo bisogno di giudici ma solo di affetto.
Educhiamoci all’amore. E questo che dovremmo fare.
In questo articolo voglio provare a fare un po’ di chiarezza su questo e su un fenomeno dilagante del nostro tempo: il body shaming. L’espressione inglese body shaming che, ormai da qualche tempo, è usata anche nel linguaggio comune di noi italiani, è composta dal sostantivo body ovvero corpo e dal verbo shaming che letteralmente vuol dire “il far vergognare qualcuno”. Ebbe sì, si tratta proprio di, come parafrasa il vocabolario Treccani, “deridere qualcuno per il suo aspetto fisico e per come appare esteriormente”.
Per quanto questo possa sembrare un comportamento ai limiti dell’umano, offendere l’altro, giudicarlo, deriderlo, è un’usanza talmente diffusa e praticata oggigiorno da prevederne addirittura la creazione di un’espressione di riferimento, appunto body shaming e di coniare un termine per coloro che praticano ciò verso gli altri: haters, letteralmente “ODIATORI”. Il perché questo avvenga in maniera sempre più accentuata nasconde significati profondi e latenti, che vanno ben oltre il semplice beffeggiare l’altro in maniera goliardica, come avviene da tempi immemori.
Ormai è noto che i canoni estetici imposti dalla società̀ siano diventati sempre più̀ rigidi e, spesso, quando non rientriamo tra questi, viviamo una sorta di disagio causato dal confronto tra noi e gli altri. Ai continui conflitti che l’essere umano mette in atto quotidianamente contro se stesso e il proprio aspetto fisico dai quali, il più delle volte, esce sconfitto finendo così per ammalare il corpo, si aggiungono, dunque, anche gli altri a contribuire ad ammalare il corpo. Ci si ritrova, infatti, se diversi, ad essere etichettati, giudicati, offesi con insulti o frasi che ci fanno sentire sbagliati e provare vergogna per noi stessi. Il body shaming è una pratica che ha il fine di far, appunto, vergognare una persona del proprio corpo, ferendone l’autostima e può essere messo in atto attraverso i social, con commenti e prese in giro ad una foto, ma anche nella vita non virtuale, tra i banchi di scuola o nei luoghi di lavoro. È rivolta sia ad uomini che a donne, ma con maggior influenza su queste ultime. Si può considerare una vera e propria sorta di bullismo. Esistono molti tipi di body Shaming; tra i più diffusi vi è il Fat Shaming, che prende in giudizio le persone con qualche chilo di troppo o che hanno vere e proprie malattie, come l’obesità̀. In questo caso, non si parla solo di insulti come, ad esempio, possono essere “cicciona” o “sembri una balena”; ma anche frasi che apparentemente possono sembrare innocue, del tipo “dovresti mangiare meno”, possono gravare sulla psiche e sull’autostima di una persona che soffre di un disagio. Opposto al Fat Shaming vi è il Thin Shaming che, al contempo giudica le persone considerate troppo magre, fissate per lo sport, attenti alla dieta che, anche in questo caso, talvolta presentano già veri e propri disturbi alimentari e indi per cui i giudizi altrui contribuiscono ad accentuare il disagio.
E’ considerato body shaming, qualsiasi tipo di commento, frecciatina, constatazione fatta verso l’altro con lo scopo di accentuare e far provare vergogna per un lato esteriore. Basti pensare a chi ha parti del corpo considerate non consone ai canoni estetici e a quante volte ci è capitato di sentire espressioni come “orecchie a sventola”, “che nasone”, “sembri una rana” volte a giudicare parti del corpo particolarmente pronunciate di un individuo. Talvolta, quindi, ignari delle sofferenze e dei disagi che attraversa l’altro, pratichiamo body shaming non intenzionalmente, non curanti che frasi apparentemente innocue o beffarde possano ferire l’altro. Il body shaming, quello mirato e volto a ferire l’altro, è un fenomeno molto diffuso, soprattutto sul web. Coloro che praticano ciò, gli haters, molto spesso soffrono essi stessi di particolari disagi e sfogano la rabbia repressa verso gli altri, senza tenere conto della sofferenza altrui. Non vi è, purtroppo, un metodo specifico per porre fine a questo meccanismo ma possiamo educare fin da piccoli ad una piena consapevolezza di sé stessi e degli altri, educare al rispetto delle diversità, attuare tecniche per accrescere l’autostima e cercare, cosi, da grandi di non essere trascinati in certi circoli viziosi. Possiamo imparare quindi a proteggerci da certi commenti e a scindere il giudizio altrui dalla realtà oggettiva consapevoli che tutti possono esserne “vittima” e che, molto spesso, i giudizi e le critiche pervengono da persone poco empatiche e che, talvolta, non si rendono conto realmente di ciò che stanno valutando, definendo o giudicando ma giudicano per il mero ed unico fatto di parlare e mettersi in mostra e prevaricale sull’altro. Questo atteggiamento, come detto molto diffuso sul web, volto a giudicare chi si espone mostrandosi attraverso foto o video, dice molto non di chi subisce il giudizio ma su chi giudica. Dietro gli haters, o qualsivoglia i cosiddetti “leoni da tastiera”, ma anche i bulletti del quartiere, molto spesso si nascondono persone sofferenti, ferite, vittime loro stesse di disagi e bisognose d’aiuto.
Nel mio immaginario ideale, vorrei che tutto ciò non fosse più messo in atto. Vorrei che ognuno fosse libero di vivere il proprio corpo e il proprio essere, di mostrarlo e di accettarlo per quello che è, nella propria unicità.
Ahimè, per quanto mi piaccia sognare, so che la strada verso questo mondo utopistico non giudicante, senza haters, aperto alle diversità e senza stereotipi è ancora lunga e tortuosa ma Associazioni come la nostra Curvy Pride che offrono anche community dove ritrovarsi e sentirsi accolti, movimenti di bodypositive e tutte le piccole rivoluzioni messe in atto negli ultimi anni mi fanno ben sperare in un domani migliore verso un mondo “accogliente” e non più giudicante.
Il presente articolo è stato scritto dalla socia e blogger Santa Pentangelo che dedica del suo tempo alla crescita del Curvy Pride blog.
Un grazie a tutte le socie e i soci che credono nell’Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.
Trentenne single, eterna sognatrice. Innamorata dell’amore e della vita che secondo lei merita di essere vissuta al meglio. Ci mette sempre il cuore e cerca il lato positivo in tutto ciò che accade! mail santapentangelo27@gmail.com @misssemplicementecurvy
-CHI SEI? Mi chiamo Laura , ho 37 anni e sono infermiera. Sono una persona molto schietta e vera perciò spesso credo di “andare bene solo a pochi” proprio per questo lato del mio carattere, ma sono anche una persona molto dolce e chi entra nel mio cuore trova un posto sicuro di sincero affetto.
Sono felicemente sposata.
Mi definisco una “BodyPositive Activist”(come nella foto)
Non sono sconosciuta al mondo curvy: infatti sono stata ambasciatrice “BeautifulCurvy 2018”, ho fatto un calendario per un brand, videoclip musicali, scritto in un libro, figurazioni in film, programma televisivo di cucina, concorsi di bellezza e altre mille cose…
-CHE COSA E’ PER TE CURVY PRIDE ? Vi conoscevo già da 4 anni , ma ero titubante ad entrare nella community per spiacevoli incomprensioni che mi sono successe precedentemente nel “mondo curvy”.
Mi sono limitata a seguirvi sul social e quando ho capito che l’inclusione era per tutti allora ho preso coraggio .
Sebbene possa sembrare la solita frase fatta, sono sincera … incominciava a “starmi stretta” la parola “curvy ”come mera categorizzazione di un tipo di fisicità.
Secondo il mio punto di vista, che con il tempo ho capito essere anche il vostro, dietro questa parola “curvy” c’è tutto un mondo !!! Quindi ho allargato le mie vedute e sono andata oltre al nome della vostra associazione “curvy pride”.
In questo mondo curvy credo di essere entrata precedentemente in un momento sbagliato della mia vita. Non stavo bene con me stessa. Poi ho avuto un grosso problema di salute e speravo di trovare più sostegno e appoggio oppure di “dimenticare” tutto quello che mi era successo, partecipando a certi eventi, serate ecc… ma non è andata così ovviamente; serviva altro.
Devo dire però che nel frattempo ho conosciuto molte persone carinissime che fanno parte di questa community e seguendo loro ho scoperto “pizza e curve“ (che accoglie donne ma anche uomini e persone di tutti i tipi), “felicità formosa”, “struccati” soprattutto quando ho visto la dolcissima Daniela, oltretutto collega infermiera come me, intervistare una ragazza che aveva subito violenza .
Purtroppo anche io ho subito violenza domestica per 7 anni quindi mi sono molto immedesimata, anche se la storia di vita era diversa.
Nel frattempo ho cercato di lavorare anche su me stessa, sul mio carattere e smussare alcuni angoli (prima ero intollerante a molte ingiustizie che mi sono capitate ed ero quella che “se non mi vai bene sparisci dalla mia vita”. Ora va meglio, ma ho ancora molta strada da fare per migliorarmi )
Ecco quindi cosa è per me curvy pride : possibilità di integrazione e miglioramento
-UN MESSAGGIO PER LA COMMUNITY DI CURVY PRIDE Abbiate sempre il coraggio di agire e di gioire per le piccole cose così renderete la vostra vita sempre più bella e in armonia con voi stessi. Non abbiate paura di VIVERE .
-TI PIACE SFILARE O FARTI FOTOGRAFARE ? SE SI’ PER QUALE MOTIVO Sì mi piace molto! Soprattutto farmi fotografare .
Perché attraverso la fotografia posso esprimermi liberamente senza paure! Inoltre con la giusta espressività e tema fotografico si possono mandare moltissimi messaggi di sensibilizzazione.
La fotografia mi fà sentire BELLA agli occhi di chi mi stà guardando! Non penso, mentre scatto, al rotolino di ciccia di qui o di là o a tutte le imperfezioni del mio corpo…anzi mi scateno, mi arrampico sugli alberi, scatto in acqua, in terra ovunque.. mi dimentico perfino di avere delle cicatrici! Anche sfilare mi piace ma preferisco contesti più ricreativi sotto questo punto di vista.
A volte mi sento in imbarazzo perché faccio più fatica a socializzare con persone che non conosco (purtroppo sono piuttosto diffidente).
Ad ogni modo ho già sfilato tante volte e mi sono divertita molto.
-TI SEI MAI SENTITA DISCRIMINATA PER LA TUA FISICITA’ Sì, da quando ero piccola .
La solita storia che si ripeteva era “hai un bellissimo viso, ma dovresti dimagrire un pò” oppure mi dicevano “sei bella dal viso fino alla vita” (facendomi pesare il fatto di avere i fianchi ed un lato b pronunciato, come se io non lo vedessi già da me…)
-COME HAI REAGITO? Purtroppo MANGIANDO SEMPRE DI PIU’ e SFOGANDO sul cibo ogni frustrazione della mia vita .
Per fortuna ho sempre avuto l’appoggio di mia mamma per queste cose che ha cercato di aiutarmi sin da piccola con l’alimentazione, ma mai obbligandomi ad essere diversa da quella che ero e che sono .
Il problema vero era comunque quando uscivo di casa ….
-COME HAI IMPARATO AD ACCETTARTI ED AMARTI ? FACENDO MILLE SBAGLI ma che mi hanno portato ad essere quella che sono .
Dopo la più brutta esperienza di convivenza violenta, in cui ero ingrassata 44 chili e “non ero più io”, ho capito che dovevo scappare e rinascere da lì .
Quindi ho avuto bisogno di sostegno psicologico, di fare altri mille errori, di frequentare uomini sbagliati, di uscire di casa da sola e andare al cinema, in discoteca, di eliminare le amicizie negative e favorire quelle positive, di riprendere il giusto peso facendo sport e assumendo un’alimentazione corretta, di ricominciare a vestirmi con i colori non sempre con il nero ! Insomma dovevo riprendere la mia autostima facendo un percorso per ME STESSA e non PER COME MI VOLEVANO GLI ALTRI
-PER AFFERMARE LA CULTURA DELLA PLURALITA’ E DELL’INCLUSIONE COSA E’ NECESSARIO FARE? Rispettare e tollerare (cosa per niente semplice, ma necessaria) le idee/opinioni altrui. Inoltre bisognerebbe sostenersi di più a vicenda, abolire le parole INVIDIA e MALSANA COMPETIVITA’ dalla propria vita (pensiero soprattutto rivolto alle donne), dovremmo essere più unite, fare squadra un po’ come i moschettieri “tutti per uno , uno per tutti ”
-UNA FRASE CHE MI RAPPRESENTA “Ama te stessa con lo stesso amore che dai agli altri”
Laura Chiapparini
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Il presente articolo è stato edito dalla socia Valentina Parentiche dedica del suo tempo alla crescita del CurvyPrideBlog.
Un grazie a tutte le socie e i soci che credono nell’Associazione CURVY PRIDE – APS impegnandosi nel volontariato.
Editor Valentina Parenti @momincolors (socia e staff Associazione Curvy Pride – APS)
“Sogna un mondo senza stereotipi di genere, positivo e attento all’integrazione sociale. Educa i suoi figli ad una “vita a colori” ed è il segreto della felicità – #educareallafelicità“