I LOOP DI AGATA: ADESSO MI FACCIO BELLA SOLO PER ME

Questo è il diario di Agata. Chi è Agata? Sono io, sei tu. È la tua migliore amica, tua sorella, la vicina di casa che canta mentre stende i panni. È la donna romantica che piange guardando un film, la guerriera che si sveglia presto per andare al lavoro e che si destreggia tra figli, famiglia e doveri. Agata convive con i suoi loop, invadentissime paranoie tutte femminili che la mettono spesso in difficoltà di fronte alle cose della vita. Adesso ha deciso di tenerne un Diario. Un bel Diario in cui scrivere tutto quello che le passa per la mente. Per scoprire se riesce a conoscersi un po’ di più, per condividere i suoi pensieri. Per se stessa, per te.

Caro Diario,

Ho scoperto un altro tipo di felicità. È una felicità nascosta, direi impercettibile. Questo perché non crediamo che sia importante o ci hanno cresciuti dicendo che se ne può fare a meno. Ma io dico, viviamo una volta sola e se ci sono avvisaglie di una qualche tipo di felicità PRENDIAMOCELA! Oggi l’amore è un lusso che non possiamo permetterci. NO! La frase è indubbiamente sbagliata. Forse è più corretto dire che crediamo di non potercelo permettere e quindi finiamo con l’accontentarci e svalorizzare il nostro io interiore ed esteriore. Da qualche mese ho scoperto il piacere di prendermi cura di me stessa, esteticamente parlando. Non sento la necessità di piacere a nessuno se non a me stessa. Amo farmi la skin care, amo farmi un make up ricercato, rubando qua e là sul web trucchi e acconciature adatti anche a me. Avevo superato da tempo il problema del colore della pelle, ma scoprire di amarlo è stato un traguardo straordinario.

Giocare con il mio colore della pelle e con tutti i colori a disposizione nelle mie palette. Mescolarli e scoprire quanto questo mi metta di buon umore. Scoprire un outfit adatto e scattare qualche foto, solo per me. A quasi 40 anni suonati ho scoperto il piacere di guardarmi e di amare i miei difetti estetici. Eh si, le rughe cominciano a farsi strada. Non le temo e ogni settimana il mio volto mi racconta una storia. Ma non sono storie tristi come quando cercavo di piacere a tutti, sono storie che mi descrivono, che mi rappresentano e che spiegano cos’è stata la mia vita. Bella, brutta? A questo punto non importa. Sono arrivata fino a qui con tutta la forza che avevo e ora voglio guardarmi un pochino anche esternamente. Ma tutto questo mi porta alla scoperta di alcune cose di me che non sopporto. Naso e labbra. Ovviamente sottopormi ad interventi drastici proprio non mi va. Attraverso il make up ho potuto sistemare qualcosina. Il counturing! Che roba è? Disegnare le linee del viso, definire zigomi e anche il naso. Ma non mi soddisfa. Così ho pensato di concentrarmi sulle labbra. Ci sono un sacco di prodotti. Matite, lip plumper, rossetti rimpolpanti, ma niente da fare! Proverò il Filler! Una follia assoluta, ma si vive una volta sola e penso che sia bello potersi togliere qualche sfizio.

Un tuffo nei colori del nostro io esteriore.

Ho prenotato da un chirurgo specializzato e visto che il mio compleanno è alle porte ho pensato di regalarmelo. Sono emozionata perché non so cos’aspettarmi. Ma per una volta ho smesso di pensare a tutto e a tutti e ho deciso di donare a me stessa la possibilità di sentirmi bella solo per me!

È ricominciato il mio viaggio verso la perdita di peso. Non mi importa se è un etto alla settimana o un chilo al mese, so solo che ho bisogno di dedicarmi a me e alla mia salute psicofisica. Mi voglio troppo bene per non farlo. Da un po’ di tempo mi rendo conto di sorridere spesso. Il mio auto mutuo aiuto funziona benissimo. Mi conosco troppo bene e non mi mento mai. Sarei stupida a non approfittare di me per migliorarmi.

Di recente ho fatto un viaggio coi miei figli. Siamo andati via qualche giorno e come prima tappa siamo passati a salutare dei parenti. Non mi sono mai sentita tanto a disagio. Sempre sotto esame. Ti senti passata ai raggi X consapevole del fatto che qualunque cosa farai o dirai non andrà bene. Quanto è facile per le persone puntare il dito e giudicare senza conoscere senza avere la minima idea di chi tu sia. Di quali siano stati i tuoi disagi, le tue paure. La sera prima di ripartire ero in bagno e mi stavo facendo una skin care per la notte. Sentivo i pensieri invadermi prepotentemente in testa. Così li ho ascoltati e ho capito che in realtà non mi interessa. Io vado bene per me? Io mi piaccio? Cavolo si! Nessuno è perfetto e non vedo perché io debba impormi di piacere a chi in fin dei conti di me non sa nulla e tutto sommato non è interessato a conoscere niente della vera me!

Truccatevi, amatevi, pettinatevi, sognatevi come volete e provate a realizzare quei sogni. Non sappiamo quanto dura la nostra permanenza qui sulla terra. Godiamocela fino in fondo. Giochiamo coi colori e divertiamoci a scoprire anche così chi siamo.

Specchiarsi per scoprire le cose più belle.

Tutto sta negli occhi di chi guarda. Cosa vedono le persone quando ci guardano? E noi cosa vediamo quando ci guardiamo? La stessa cosa o molto di più?

Mi sono vissuta troppo poco, non ho capito subito di essere attenta e meticolosa nei confronti degli altri ma molto superficiale nei miei. Sia dentro che fuori!

I segni della vita sono la forma di bellezza più vera.

Vediamo questa nuova consapevolezza dove mi porterà. Come sempre un nuovo viaggio inizia con entusiasmo e con il sorriso.

Ciao, A presto, Agata

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del CURVY PRIDE BLOG, impegnandosi nel volontariato.

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UNA RICETTA CHE PROFUMA DI MAMMA: TORTA ALLO YOGURT, MELE E CANNELLA

Per la Festa della Mamma ho scelto la ricetta della torta di mele. Era il dolce che preparava sempre mia madre, a casa non mancava mai. Da piccola non mi piaceva proprio, volevo torte più farcite, più cioccolatose. Crescendo ho invece imparato ad apprezzare e amare questo dolce. Oggi a 53 anni suonati, la torta di mele è per me un vero e proprio comfort food, un cibo che coccola l’anima.

Perché è un dolce semplice, delicato, rassicurante, profuma di casa, di famiglia, di giorni di festa, di colazioni, di merende dell’ infanzia e di cose buone e genuine di una volta.  

Tanti sarebbero i dolci per la Festa della Mamma, ma per me la torta di mele è quella che più rappresenta l’anima della mamma.

Nella vita odierna c’è bisogno di riscoprire la bellezza, la magia e la felicità delle cose semplici, anche attraverso un dolce. La cucina è un’arte magica, è l’intenzione che mettiamo nella preparazione del cibo che trasforma un semplice piatto in una ricetta d’amore. Provate con questa torta e quando la preparerete mettete nell’impasto un ingrediente segreto: tutto l’amore per la vostra mamma. E vedrete che, come per incanto, questo dolce non sarà la classica torta di mele ma avrà un qualcosa in più. Qualcuno la definirà speciale, qualcuno vi chiederà se avete usato qualche ingrediente particolare, qualcun altro ancora vi dirà che è la torta di mele più buona che abbia mai assaggiato!

L’amore fa miracoli anche in cucina e l’amore che lega mamme e figli è una tra le forme di amore più puro che esista.

Sapete l’origine della Festa della Mamma?

Come per la Festa del Papà, anche la Festa della Mamma non è assolutamente una festa dettata dal consumismo bensì dal cuore. Le sue origini sono molto antiche, si celebrava infatti già al tempo dei Greci e dei Romani ed erano festeggiamenti legati al culto delle divinità femminili, della fertilità, al raccolto e segnava il passaggio dall’inverno ai mesi estivi.

La Festa della Mamma come la conosciamo noi oggi nasce negli Stati Uniti nel 1870. La prima donna a proporla fu Julia Ward Howe una pacifista e femminista americana. Pochi anni dopo anche un’altra donna, Anna M. Jarvis, reiterò la stessa proposta e fu proprio grazie alla sua tenacia e insistenza con i ministri e le cariche pubbliche che il 10 maggio 1909 venne celebrata la prima Festa della Mamma. Nel 1914 il presidente americano Wilson decise di renderla festa nazionale in onore di tutte le mamme dei soldati americana e il giorno dei festeggiamenti fu fissato per la seconda domenica di maggio.

E in Italia?

La prima giornata dedicata alla maternità è stata organizzata il 24 dicembre 1933. Si chiamava ‘Giornata della madre e del fanciullo’ e cadeva la vigilia di Natale. In questa occasione venivamo premiate le madri che avevano avuto più figli. La festa come la conosciamo noi oggi invece venne celebrata per la prima volta il 12 Maggio 1957 su iniziativa di don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi che ebbe l’idea di celebrare la mamma nel suo valore sia cristiano ma anche interconfessionale questo per permettere un confronto e un dialogo tra le culture diverse. Il 18 dicembre 1958 il senatore Raul Zaccari, insieme ad altri 6 senatori, presentò al Senato della Repubblica un disegno di legge per ottenere l’istituzione della Festa della Mamma.

TORTA ALLO YOGURT MELE E CANNELLA

Ingredienti per uno stampo tondo a cerniera di 22 cm diametro

230 gr farina 00

150 gr zucchero

2 uova

50 ml olio di semi di girasole

200 ml yogurt bianco

1 bustina di lievito vanigliato

Una bustina di vanillina

Mezzo cucchiaino di cannella

Un pizzico di sale

3 mele

4 cucchiai di liquore nocino (o altro liquore di vostro gradimento)

Inoltre

2 mele per la decorazione

Zucchero a velo vanigliato

Preparazione

Preriscalda il forno a 180°.

Lava le 3 mele, asciugale, tagliale a tocchetti e mettile a macerare con il nocino, rimestandole di tanto in tanto.

In una ciotola mescola con le fruste le uova con l’olio e lo yogurt. Aggiungi lo zucchero e alla fine una cucchiaiata alla volta la farina setacciata con la cannella, il pizzico di sale, la vanillina e il lievito vanigliato. Infine aggiungi la frutta con il suo nocino e amalgama bene al composto.

Fodera uno stampo tondo a cerniera di carta forno (oppure imburralo e infarinalo per bene). Versa il composto e livellalo.

Lava le due mele, asciugale, tagliale a fettine e disponile sulla superficie della torta.

Inforna a 180° per 45/50 minuti (fai la prova stecchino).

Leva la torta dal forno e falla raffreddare completamente prima di levarla dallo stampo (altrimenti essendo molto umida rischia di rompersi). Mettila su un piatto da portata e spolvera con un po’ di zucchero a velo vanigliato.

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione.
Perché volere è potere!”
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E SE FOSSE LA TUA FAMIGLIA A GIUDICARTI?

Qualche volta sono proprio le nostre famiglie o le persone care a giudicarci. Può sembrare strano, perché da loro ci aspettiamo amore e comprensione, invece è molto più frequente di quanto immaginiamo. Perché lo fanno? Lo fanno perché pensano di parlare per il nostro bene, senza rendersi conto che stanno proiettando su noi figli le loro aspettative, i loro desideri e le loro frustrazioni. Ripropongo questo articolo che ho pubblicato ad ottobre 2022 perché è un argomento sempre attuale e mi auguro che tu, se sei stata o sei ancora oggi figlia giudicata, possa trarne qualche spunto per riuscire a farti scivolare addosso questi pensieri e vivere un po’ più serenamente. Buona lettura!

Ti è mai capitato di sentirti bullizzata dalla tua famiglia? Strano a dirsi, eppure è possibile! Forse non ci viene mai in mente che a volte i primi atti di discriminazione li abbiamo vissuti proprio in quello che dovrebbe essere il nostro nido sicuro: la famiglia.
So già che starai pensando che sì, ci sono casi limite in cui genitori problematici rovinano la vita dei figli negando loro affetto, amore, attenzione ma ti assicuro che ci sono altri modi per “incasinare” i figli e i rapporti.
Se ci pensi un attimo e ti soffermi a guardare indietro, sono certa che troverai almeno un’occasione in cui avresti voluto che i tuoi familiari ti fossero più vicini, che cercassero di capirti, che prendessero le tue difese a spada tratta o che, semplicemente, ti abbracciassero in silenzio perdonandoti qualunque cosa avessi fatto.
Nessuno è perfetto, non nasciamo col famoso libretto delle istruzioni! Quando diventiamo genitori ne avremmo disperatamente bisogno perché è facile sbagliare. Se incasiniamo la nostra vita da adulti la responsabilità è nostra e per noi stessi, ma quando si tratta della felicità di altri esseri umani messi al mondo da noi le cose cominciano a farsi ancora più importanti.


Rivestiamo diversi ruoli nella vita: siamo figlie, siamo amiche, lavoratrici, forse madri o sorelle; nessuno ci insegna come viverli al meglio delle nostre possibilità, ci portiamo dietro un bagaglio generazionale che molto spesso pesa tanto e ci impedisce di essere felici e di rendere felici gli altri.
Pensa a quante volte hai detestato un certo comportamento di tua madre o tuo padre e di come ti sei ripromessa di non diventare mai come loro, oppure di come hai visto quella mamma viziare in modo -secondo te- vergognoso il suo bambino e poi, dopo anni, ti sei ritrovata a fare esattamente la stessa cosa, con gli occhi traboccanti d’amore e di indulgenza per il tuo pargolo specialissimo!
Ti ci ritrovi? Io credo di sì. Forse non del tutto, forse in maniera non così eclatante ma comunque sai perfettamente di cosa parlo.

Il giudizio dei genitori pesa come un macigno

Senti, per esempio, cosa è successo a Silvia, una mia cliente, quand’era ragazza (tranquilla, mi ha dato il permesso di raccontarlo): tra lei e sua mamma c’è sempre stato un grande amore ma lei ricorda che, fin da piccola, la mamma le diceva continuamente che avrebbe dovuto dimagrire un po’, che sarebbe stato meglio mangiare meno e perdere peso. Quando aveva circa 12 anni Silvia si prese l’influenza, stava male e non si alzava dal letto. Dopo due o tre giorni la mamma arrivò in camera della figlia con in mano una bilancia pesapersone. Lei pensava che fosse salita per portarle un po’ di brodo o per vedere come stava invece aveva in mano UNA BILANCIA.
A cosa poteva mai servire la bilancia in quel momento? Nonostante non si sentisse per niente bene e avesse la mente un po’ annebbiata, Silvia salì e vide che pesava esattamente come prima. “Ma non è possibile, tre giorni che non mangi e non hai perso neanche un etto!” Ecco tutto quello a cui riusciva a pensare la madre in quel momento! Quell’ago che andava su, mentre lei era stanca, aveva freddo e anche un po’ di capogiro la mortificò e la fece sentire in colpa, anche se lei di colpe non ne aveva affatto.
Quell’episodio la ferì profondamente e per molto tempo Silvia si è chiesta come la madre avesse potuto pensare al suo peso mentre lei era febbricitante da giorni. Era una fissazione, un pensiero costante, pretendeva dalla figlia qualcosa che neanche lei riusciva ad ottenere: la magrezza.

Lei sa che sua mamma non voleva affatto farla stare male, non aveva
intenzione di ferirla, desiderava solo che lei fosse più magra. Oggi, a quasi
quarant’anni, Silvia è una donna di forme generose e, nonostante abbiano un
bellissimo rapporto, si sente scrutata e giudicata ogni volta che indossa un
vestito un po’ più corto o qualcosa che ALLA MAMMA non piace. La mamma è
convinta che certi abiti mettano in evidenza una parte del corpo di Silvia che
non rispecchia i canoni di magrezza e che LEI nasconderebbe.

Ecco dove sta il punto: la mamma tende a proiettare i SUOI desideri, le SUE
aspettative e le SUE convinzioni sulla figlia. Questo lo facciamo un po’ tutti
noi genitori, chi più e chi meno; siamo fermi sulle nostre idee e siamo certi
di fare il bene dei nostri figli dicendo loro chi devono essere, come devono
comportarsi e cosa provare di fronte al mondo, ma così facendo imprimiamo in loro quello che pensiamo noi. E noi siamo noi, con le nostre storie, le nostre paure e i nostri gusti personali; i nostri figli sono un’altra cosa, pensano a modo
loro e vogliono vivere secondo i loro valori!

Sono certa che i commenti sul fisico, le battutine ironiche sul “mangiare
come camionisti”, i continui riferimenti ai difetti che riteniamo di avere,
siano deleteri per noi e per chi cresciamo con tanto amore. Facciamo i salti
mortali per portare le ragazze a fare sport affinché acquisiscano sicurezza e agilità e poi le affossiamo con questo tipo di comunicazione.

“Mangia di meno, dovresti dimagrire, staresti meglio”. Parole che fanno male

Chissà se anche per te è stato così, se ancora oggi ti porti dietro le
conseguenze di ciò che hai vissuto da piccola, se con i tuoi figli sei la
fotocopia della tua mamma brontolona o se invece sei riuscita a tirare fuori la
parte di te che ti serve per essere la mamma che vuoi!

Ti lascio con un’ultima riflessione: sappi che le persone agiscono per ciò
che conoscono, si comportano al meglio di come possono fare in quel momento.

Silvia, essendo una donna molto serena e sicura di sé, non biasima la sua
mamma per quello che le ha detto e che ancora oggi le fa capire tra battutine e
sarcasmo. Lei sa che l’ha sempre amata tantissimo, solo che lo esprime così, in
un modo non costruttivo.

Quello che sicuramente possiamo fare noi, generazioni più giovani, è
informarci e fare il possibile per crescere figli che non debbano sentirsi
continuamente sotto esame, soprattutto per come appaiono. Questo è uno dei
valori fondanti dell’ Associazione Curvy Pride- APS: siamo persone, non siamo
taglie e non siamo perfette: così come non lo è la mamma di Silvia che ha agito
per amore, così come non lo sono io, né tutte voi che state leggendo. Ognuna di
noi fa del suo meglio per le sue possibilità e quando c’è bisogno di aiuto, di
confronto, di crescita e di unione c’è Curvy Pride.

 

Questo articolo è stato scritto da Fabiana Sacco, socia e staff di CURVY PRIDE – APS. Ringraziamo tutte le persone che dedicano il loro tempo alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Fabiana Sacco è stata consulente di bellezza per più di 25 anni nei quali ha raccolto le confidenze, le paure e i sogni di centinaia di donne. Il suo cammino di crescita l’ha portata a diventare una Coach e il suo lavoro è aiutare tutte le donne a ri-trovare la loro autostima e sviluppare i loro talenti, indipendentemente dalla fisicità.
“Curvy Pride rispecchia alla perfezione i miei valori ed esserne membro è per me un onore, tutte insieme cambieremo il mondo!”
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ABBIAMO DONATO PIÙ DI 600 COLOMBE GENTILINI E CREATO UNA PASQUA DI SOLIDARIETÀ, CONDIVISIONE E AMICIZIA!

I gesti che fanno bene al cuore vanno raccontati, iniziando dal principio. Una telefonata inaspettata che riempie il nostro cuore di felicità: “Ciao Maggie (al secolo Margaret Dall’Ospedale) che piacere sentirti!” – “Ciao CURVY PRIDE! La Biscotti Gentilini vuole donare delle colombe per augurare una Pasqua di condivisione e fratellanza. Volete essere parte attiva di questo gesto d’amore?

Cosa abbiamo risposto? Dopo pochi minuti eravamo già in contatto con Alessandra Beretta e Francesca Germanò, della Biscotti Gentilini, per organizzare la distribuzione di più di 600 colombe!!!

Abbiamo velocemente organizzato la squadra di volontari CURVY PRIDE a cui va il nostro più affettuoso ringraziamento: Anna Maria Corona, Fabio Ricci, Maria Paola Bruni, Filippo Bruni, Monica Marcoccia, Olga D’Amico, Antonella D’Innocenzo, Simona D’Aulerio e le giovanissime Morgana e Ginevra D’Innocenzo.

Ci teniamo a dire che la distribuzione non è stata una semplice consegna di pacchi ma un viaggio puntellato di incontri emozionanti. Abbiamo conosciuto la realtà dell’ISTITUTO CASA CIRCONDARIALE REBIBBIA – SETTORE FEMMINILE attraverso il toccante racconto della Dott.ssa Sabrina Maschietto.

Alessandro Moscetta, insieme a Paola Morisco, ci hanno emozionati soffermandosi sul grande lavoro di solidarietà della COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO.

Come non commuoversi leggendo le parole di Suor Elvezia dell’OPERA MATER DEI di Castel Gandolfo (RM) o i racconti di vita e di comunità di Don Vittorio e della Signora Antonella della CASA RIFUGIO SANT’ANNA ONLUS.

La disponibilità del Sig. Luigi Raparelli e la coinvolgente allegria e generosità di Frate Mario della CARITAS DIOCESI DI FRASCATI – EMPORIO SOLIDALE ci hanno letteralmente rapiti.

La purezza di cuore delle suore dell’ISTITUTO MISSIONARIE DELLA CARITÀ DI MADRE TERESA DI CALCUTTA ci ha inondato di gioia.

Le mani giunte con cui siamo stati accolti nella PARROCCHIA SANTA MARIA MADRE DI OSPITALITÀ saranno un ricordo indelebile.

Il sorriso di Raffaella e Antonella della grande famiglia di COOPERATIVA SOCIALE ARCA DI NOÈ ONLUS, CENTRO DIURNO ANZIANI “CEDAF”, CENTRO DIURNO ALZHEIMER “AMARCORD”, CENTRO DIURNO ALZHEIMER “IL TIGLIO” e BANCO ALIMENTARE non lo dimenticheremo mai.

Non è stata carità, è stato incontrarsi per creare dei legami, per dirci reciprocamente “non siamo soli”. Alcuni ci hanno invitato a visitare le loro strutture e la sensazione era quella di restare, sedersi, ascoltare e “fare”.

Tutti hanno chiesto chi fossimo e se si potrà collaborare in qualche modo, non tanto con le cose ma attraverso l’unione di persone, menti e braccia unite insieme.

Noi siamo andati a portare un dono e loro ce ne hanno regalati di ancora più grandi: le emozioni nell’accoglierci, un ringraziamento silenzioso, un altro affettuoso con un abbraccio, un altro ancora a mani giunte…

Ringraziamo di cuore la BISCOTTI GENTILINI per tutto questo.

Nulla succede per caso e siamo certi che da queste più di 600 colombe nasceranno centinaia di progetti di inclusione e condivisione.

State all’erta perché avremo bisogno di ognuno di voi!

LA PASQUA DI CASA MIA: DANUBIO CON SALSICCIA E PROVOLA AFFUMICATA

Per me la Pasqua profuma di primavera, di aria tersa, di cieli azzurri, di nuvole bianche e soffici, di prati verdi, di fiorellini di campo, di voglia di sole e leggerezza. E poi ci sono quei sapori particolari che lego da sempre alla mia tradizione pasquale, quelle ricette che faccio solo una volta all’anno, che nella mia memoria e in quella della mia famiglia si fisseranno per sempre come un ricordo della Pasqua. “Profuma di Pasqua, sa di Pasqua” dice mio figlio annusando l’aroma dell’acqua di fiori d’arancio o del casatiello che cuoce nel forno. E io sorrido perché so che quegli odori rimarranno impressi nella sua memoria per sempre.

La memoria olfattiva e gustativa è una parte fondamentale di noi. Come per magia ecco che un profumo o un sapore ci fa ritornare alla mente emozioni e ricordi legati alla nostra infanzia, al nostro passato felice, alle tavolate imbandite e allegre, alla nonna e alla mamma, indaffarate in cucina, che la mattina presto iniziavano a cuocere le pietanze della festa nel forno della cucina economica.

Chissà se le nuove generazioni sanno che la cucina economica era l’elettrodomestico più all’avanguardia sognato da tutte le giovani spose della prima metà del secolo scorso.

Tante sono le ricette di Pasqua che propongo ogni anno: la torta salata ai carciofi,  la crostata di tagliatelle, la pastiera, la pizza al formaggio, il casatiello. Ma una ricetta in particolare è per me quella del cuore e voglio condividerla con voi, cari lettori e lettrici del blog: il Danubio

Quanti di voi lo conoscono? Il Danubio, o danubiana, o brioche al pizzico, è un rustico di Napoli. La leggenda racconta che è nato nel 1768 anno delle nozze tra Ferdinando I e Maria Carolina d’Asburgo, che portò con sé a Napoli le tradizioni gastronomiche della sua terra d’origine: l’Austria. E dall’incontro tra i cuochi viennesi e i cuochi napoletani sembra nascere il Danubio che nella forma assomiglia tanto al “buchtlen” il famoso dolce austriaco.

Da sempre il Danubio è considerato un cibo democratico: innanzitutto perché è una ricetta del riciclo, il ripieno infatti viene sempre preparato con gli avanzi, anche se la vera tradizione partenopea lo prepara con un ripieno di provola e salame oppure ricotta e salsiccia. Ma soprattutto perché è un cibo che stimola la convivialità. Lo si mette al centro della tavola e ognuno lo spizzica liberamente. I ripieni possono essere molteplici e ogni bocconcino può nascondere un ripieno diverso.

La tradizione partenopea vuole che sia consumato la sera dopo la veglia pasquale. È il cibo per eccellenza che spezza il digiuno. Ma ovviamente è talmente tanto goloso che lo si trova, insieme a tutti i rustici napoletani, sulla tavola delle giornate di feste “importanti”.

DANUBIO CON SALSICCIA E PROVOLA AFFUMICATA

Ingredienti

250 gr farina 00

250 gr farina di Manitoba

200 ml latte a temperatura ambiente

35 gr lievito madre disidratato in polvere

60 gr burro morbido

20 gr strutto

10 gr sale fino

25 gr zucchero

Per la farcia

400 gr salsiccia

200 gr provola affumicata

Inoltre

1 uovo sbattuto per spennellare

Preparazione

Prepara la farcia: spella la salsiccia, riducila a tocchetti della grandezza di una nocciola e rosolala per qualche minuto in una padella con un goccio d’olio. Mettila a raffreddare su un piatto coperto da carta assorbente. Taglia la provola a tocchetti e mettila da parte.

Prepara l’impasto: impasta tutti gli ingredienti (farine, latte, lievito madre, burro, strutto, sale, zucchero) energicamente per 12-15 minuti (puoi usare anche l’impastatrice o la macchina del pane programma impasto e lievitazione) sino a che ottieni un impasto tenero ma, non appiccicoso.

Forma una palla, copri a campana e fai lievitare per 60 minuti circa.

Riprendi l’impasto, forma un rotolo e taglia a tocchetti di circa 35/40 gr cadauno.

Prendi ogni pezzo, appiattiscilo, all’interno metti un pezzetto di salsiccia e uno di provola affumicata e richiudi formando delle palline lisce e ben tese arrotolandole sul tagliere sotto il palmo della mano

Fodera di carta forno una teglia tonda a cerniera di 26 cm di diametro e disponi all’interno le palline leggermente distanziate tra loro.

Spennella la superficie con un uovo sbattuto.

Fai lievitare per 60 minuti, le palline devono raddoppiare di volume.

Preriscalda il forno a 200° e inforna per 20/25 minuti (la parte superiore deve risultare dorata).

E ora non mi resta che augurarvi una Pasqua gioiosa e golosa!

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del Curvy Pride Blog, impegnandosi nel volontariato.

Laura De Vincentis è parapsicologa e modella curvy.
A 52 anni conosce un famoso fotografo italiano e inizia la sua carriera come modella curvy, acquisendo una nuova consapevolezza di sé, imparando ad amare e accettare il proprio corpo incondizionatamente. È attiva contro il body shaming e la discriminazione basata sull’aspetto fisico.
Fin da piccola ha una passione per la danza classica che inizia a studiare a 50 anni; è inoltre autrice di un goloso blog di cucina.
“È per me un onore fare parte della grande famiglia di Curvy Pride, perché mi permette di condividere il mio percorso di vita e stimolare le persone, attraverso la mia esperienza, a credere in se stesse, ad amarsi e soprattutto a tirare fuori i sogni dal cassetto per realizzarli con la forza dell’intenzione.
Perché volere è potere!”
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