Il palco di Sanremo ha un certo ‘potere politico/mediatico; è stato un’ insalata di temi toccanti, umani, significativi. A prescindere dal fatto che possa piacere o non piacere, il teatro Ariston è stato il palcoscenico giusto perché alla fine ha sempre una notevole risonanza. Sul palco hanno sfilato abiti di alta moda come manifesto di libertà del proprio essere, opere d’arte senza tempo in un mondo in cui c’è ancora bisogno di parlare, di educare, di informare.
Non ha importanza se a qualcuno non piace e avrà da criticare, ci sarà sempre chi ha un’ opinione fuori luogo, diversa, purché dica la sua senza riflettere sull’importanza del messaggio fine a stesso. Dovremmo a volte solo ascoltare, chiudere la bocca, fermare le mani dal digitare insulti e pensare.
Per me Chiara Ferragni merita un applauso e non mi interessa cosa pensate di lei, alla fine la comunicazione fatta da lei o tramite lei ha fatto centro! E con lei mi complimento anche con Chiara Franchini, Big Mama ed Elodie.
PENSATI LIBERA come manifesto generale per farti prendere coscienza, spesso, di falsi diritti, dell’importanza di mettere a conoscenza milioni di persone che spesso sfuggono alla consapevolezza, alla cultura, alle lotte che ci sono dietro qui o nel mondo.

Iniziamo con Il vestito senza vergogna: Riportare l’attenzione sui diritti delle donne, del loro corpo e su come il disporre del corpo femminile dalle stesse sia, purtroppo, ancora considerato discusso e discutibile.
Realizzato negli atelier alta moda Dior il vestito in tulle color carne riproduce con un ricamo trompe l’oeil il corpo di Chiara Ferragni al naturale e liberato da quella vergogna che hanno sempre imposto a tutte, a partire da Eva, la prima donna della storia indotta a provare vergogna.





Questa illusione di nudità vuole ricordare a tutte:
- il diritto e l’uguaglianza di genere che hanno nel mostrare, disporre di se stesse senza doversi sentire giudicate o colpevoli.
- chiunque decida di mostrarsi, o sentirsi sexy non autorizza nessuno a giustificare le violenze degli uomini o ad attenuarne le colpe.
- Questo è il corpo di una donna non un oggetto del desiderio o che istiga al peccato. Questo è il corpo di tutte. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!




Il terzo abito indossato da 𝗖𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮 𝗙𝗲𝗿𝗿𝗮𝗴𝗻𝗶 è dedicato ai diritti umani: un long dress di velluto nero, decorato da una collana a forma di 𝘂𝘁𝗲𝗿𝗼, è il simbolo dell’attivismo per i diritti riproduttivi: perché l’accesso all’aborto sicuro e alla procreazione assistita è una questione di diritti umani a cui NON dobbiamo rinunciare in quanto ogni essere umano deve avere la possibilità di prendere liberamente le decisioni sul proprio corpo.




Il terzo abito esprime la donna e madre guerriera ovvero essere donne senza dover essere considerate solo delle madri. La lotta femminile contro la colpa di voler conciliare tutto (lavoro-famiglia-hobby) e non essere considerate solo apparati riproduttivi è la scelta per cui combattere ogni singolo giorno!



E poi lo spettacolo di Chiara Franchini: “Ti desidero così tanto che sarai una delusione” col monologo sulla maternità, sulla inadeguatezza nostra o indotta dal pensiero collettivo: “Arriva un momento nella vita in cui è chiaro che sei diventato grande. Quando hai un figlio. Ora, io un figlio non ce l’ho però credo che sia una di quelle cose dopo la quale è chiaro che non potrai essere più giovane come quando avevi 16 anni, col liceo, la discoteca e il motorino. C’è un momento in cui tutti intorno a te cominciano a figliare, una valanga. Ma inizia sempre da una che lo sapevi sarebbe diventata mamma prima di tutte. Quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, non sai mai che faccia fare. Quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, c’è come qualcosa che ti esplode dentro, un buco in mezzo agli organi vitali, e mentre accade tutto questo tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole soltanto essere festeggiata. E non c’è spazio per la tua paura e la per la tua solitudine: tu devi festeggiare, come l’albero di Natale che tengo nel mio salotto, un albero di Natale sempre acceso, un albero di Natale assolutamente insensato che continua ad accendere le sue lucine anche a luglio, fuori tempo massimo. Una festa continua senza nessuna Natività. No, ancora non sono una mamma. Ma quanto mi è costato diventare come sono, e quanto costerà a te. E in mezzo a tutto questo bisogno di arrivare, in mezzo a questo amore a questa vita io, io, forse non so più dove metterti. O forse penso che sei tu che non vuoi venire da me perché pensi che io mi sia dimenticata di te, che io mi sia dimenticata della vita.” continua


Per finire Big Mama con Elodie che attraverso la musica, la canzone American Woman vogliono parlare di body shaming e bullismo. Big Mama racconta in alcune interviste che: «Da piccola mi chiamavano cicciona, ora guardate come sono figa». A discapito di quelli che hanno ancora avuto il coraggio di criticarla per il suo peso sostengo che in fondo, per riassumere questa insalata di manifesti, cosa facciamo della nostra vita è affar nostro e che forse, le persone invece di parlare delle vite degli altri (perché ti fai i capelli rosa, perché sei dimagrita.. ecc) dovrebbero leggere di più e parlare di altre cose. Vi do uno spunto: leggiamo un libro sulla coltivazione delle verdure e scambiamoci opinioni.! 😉


Questo articolo è scritto da Valentina Parenti che dedica il suo tempo alla crescita del Curvy Pride Blog. Un grazie a tutti i soci e le socie che si impegnano nel volontariato.
