I LOOP DI AGATA – VIVO LA VITA DI QUALCUN ALTRO.

Questo è il diario di Agata. Chi è Agata? Sono io, sei tu. È la tua migliore amica, tua sorella, la vicina di casa che canta mentre stende i panni. È la donna romantica che piange guardando un film, la guerriera che si sveglia presto per andare al lavoro e che si destreggia tra figli, famiglia e doveri. Agata convive con i suoi loop, invadentissime paranoie tutte femminili che la mettono spesso in difficoltà di fronte alle cose della vita. Adesso ha deciso di tenerne un Diario. Un bel Diario in cui scrivere tutto quello che le passa per la mente. Per scoprire se riesce a conoscersi un po’ di più, per condividere i suoi pensieri. Per se stessa, per te.

Caro Diario,

In questi giorni ho l’impressione di vivere la vita di qualcun altro. Mi spiego meglio: sono nata non si sa da chi e perché. Sono sopravvissuta, ma per fare cosa non lo so. Mi hanno adottata, forse contro voglia.

Non capisco i miei parenti.

Spesso mi chiedo chi sia ‘sta gente. Non li conosco! Ma li voglio conoscere? Nove volte su dieci la risposta è no! Mi hanno detto che sono rancorosa. Ti assicuro che proprio non fa parte del mio modo di essere. Però sono satura. Quindi la domanda sorge spontanea: a che serve tutto questo?

Smettiamo di passare il tempo a preoccuparci di tutto e per tutto.

Caro Diario, sai ultimamente cos’ho iniziato a fare? A dire come la penso. Ho sempre fatto molta fatica a dire la mia su qualsiasi cosa, argomento o persona che fosse, ma non è mai stata falsità; credevo che fosse quieto vivere, credevo che fingere di essere d’accordo su tutto con tutti fosse risolutivo e comodo. Ma si è rivelato un totale flop. Alla fine ho accumulato solo tanto stress e una collezione notevole di calci in faccia. Mia madre una volta mi ha detto: NON MI SEMBRI UNA PERSONA LIMPIDA. Ed io ovviamente ho incassato e sono stata zitta, per il bene collettivo. Se me lo dicesse oggi insorgerei! NON LIMPIDA IO? MA TI RENDI CONTO di quello che blateri? La giornata ha 24 ore e tu, cara mamma, ne passi 20 a mettermi sotto accusa per tutto con la conseguenza di farmi sentire sbagliata, e le altre 4 ore non dormi per cercare di capire come mortificarmi per le 20 ore del giorno successivo. Come accidenti posso essere serena, limpida, felice?

Dodici anni fa ho infilato il piede in una buca e ho preso una storta. Ho sentito un rumore sinistro e poi non sono stata più in grado di camminare. Ero con quello che poi è diventato mio marito. Non vivevamo ancora insieme, quindi me ne sono tornata a casa e, entrando in bagno, mi sono imbattuta in mio padre che aveva appena terminato di farsi la doccia. Mi ha vista zoppicare e io gli ho spiegato cosa fosse successo. Sono consapevole di essere a volte rimbambita e di avere l’equilibrio di una scimmia con le vertigini, ma insomma, può capitare. Ho sperato di trovare conforto in mio padre -che speravo vestisse i panni dell’eroe che prende le mie difese contro il mondo- che invece mi ha risposto: “Ma sei TROPPO GRASSA!”

Ora, qualcuno con molta pazienza può spiegarmi cosa c’entrava questa cosa? In ogni caso io ho taciuto perché non volevo rispondergli male. Qualche giorno fa mi ha chiamata per ribadirmi il concetto di obeso. Come se io non ci arrivassi, come se non sapessi che significa. Ho risposto così: “VORREI RICORDARE A SUA MAESTÀ RE TATTO CHE IO NON SONO SOLO UNA PALLA DI LARDO CHE GRAVITA SULLA TERRA PER INFASTIDIRE IL PROSSIMO, MA SONO UNA PERSONA CON DEI SENTIMENTI E CHE MOLTO PROBABILMENTE HA ACCUMULATO TROPPO STRESS E INSICUREZZE“.

La sua risposta? Eccola: “NOI TI ABBIAMO DATO AGI E OPPORTUNITÀ E DEVI RINGRAZIARCI“. Sono scoppiata a ridere e ho riagganciato. Salutando chiaramente. Io l’educazione me la sono imparata. Qualche giorno dopo mi ha chiamata per invitarmi a mangiare la pizza. Capisci perché non capisco?

Potrei andare avanti ore con questi racconti. A pensarci bene forse dovrei scrivere una sorta di DECAMERON, o una personalissima DIVINA COMMEDIA. Scherzi a parte, a oggi, non mi ritengo né giusta, né sbagliata. Non credo di avere ne ragione 0 torto, ma penso di essere fortunata. Alla fine dei conti nella mia vita è tutto più o meno funzionante, esattamente come ogni comune mortale. Faccio una vita normale, fatta di cose semplici ma vere. Probabilmente non mi interessa più nulla di ascoltare chi per me ha solo giudizi e cattiverie gratuite. Sarebbe bello ricevere consigli e sì, anche critiche, accompagnate da una carezza e da un tranquilla, tutto si risolve. Ma ho capito che questa pacca sulla spalla me la devo dare da sola e trasformare in bene quello che mi succede.

Alla fine se vogliamo, vinciamo noi!

So che i miei racconti ti stordiscono sempre ma gestire le mie emozioni è un lavoro… se mi pagassero sarei miliardaria.

A presto, Agata

Ringraziamo tutte le socie e i soci che contribuiscono alla crescita del CURVY PRIDE BLOG, impegnandosi nel volontariato.

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LO SGUARDO CON CUI CRESCI (storia di attesa alla fermata dell’autobus).

Adriana non ha la patente e trasforma il tempo in attesa dell’autobus in momento di riflessione su se stessa. L’incontro con sconosciuti passeggeri diventa motivo di crescita. Dentro di lei, sempre presente, lo sguardo amorevole e incoraggiante di sua madre.

Questa è una storia vera. Una di quelle che non sentirai al telegiornale e non troverai nei libri di storia. Una di quelle che fanno la vita di tutti i giorni.

A Roma, in agosto, il caldo ammorbidisce l’asfalto e i tacchi lasciano il segno sul marciapiede.  Adriana ha dimenticato a casa gli occhiali da sole e alzando lo sguardo verso il display della fermata dell’autobus abbassa la falda del cappello. Il display è rotto. Non è dato sapere se l’autobus è passato o sta passando. Si guarda intorno, tre persone in attesa. Adriana non ha mai voluto prendere la patente. A lei piace incontrare persone, ascoltare storie e tutto questo non puoi averlo seduto nella tua macchina. Ma girare a Roma con gli autobus è un’impresa di grande tenacia, soprattutto in agosto. Sul marciapiede di fronte una mamma spinge un passeggino. Il bambino le dice qualcosa, lei si ferma e Adriana pensa “Ora gli dà il cellulare in mano per distrarlo.” E invece no. La giovane donna si china sulle ginocchia davanti al bambino, sorride, lo guarda negli occhi e quell’atteggiamento di cura e amore riporta Adriana a un tempo lontano. Un tempo in cui quello sguardo era su di sé.

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Una serata tra piccole Femme

Belle Femme! Sabato sera ho passato una serata molto speciale…sono tornata teen ager 🙂

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Tranquille!!! Sono sempre la Maryanna, tutta curve e cuore a mille, ma vi voglio raccontare la mia Chioccia Night in compagna di 3 giovanissime femme ai primi turbamenti da piccole donne. Mia figlia Sofia e le sue due amiche di sempre, Angela e Alessandra. 3×12=36 anni messe insieme. Una sorella poco piu piccola di me con pathos e montagne russe emozionali moliplicati per 3.

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E’ incredibile!..Pensavo, mentre le ascoltavo e osservavo, come a soli 12 anni possano già essere così teneramente donne e iniziare a fare i conti con amori, tradimenti, delusioni, isterismi e batticuore…

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Mi sembrava di vedere me e le mie Femme in una di quelle serate strappate a fidanzati, mariti o “singletudine” con un bicchiere di vino al posto della coca cola e gli sguardi che si incrociano al posto degli occhi fissi sugli smartphone…Perchè ormai le vere confidenze sono fatte con le dita e il mini-dramma del momento si discute su whatsapp!!! Farsi due chiacchiere è out! Io però su questo sono antica, la curiosità non la trattengo e se c’è qualche novità preferisco sentirla a voce piuttosto che con un like o una notifica. 🙂 Quindi tra una messaggino e l’altro ho sbirciato un po’ tra le loro agitazioni di gruppo…

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Una è innamorata persa ma lui sta con la sua migliore amica, l’altra si sente inadeguata perchè non riesce a piacersi, l’altra ancora si sente tropo bella e ha paura di non piacere perche i ragazzi davanti a lei si intimidiscono. Poi ci sono i difetti. I capelli fuori posto. Le curve troppo piatte. I brufoli, la ciccia e i mal di pancia. E Poi tante domande… “Lo amo?”. “Mi ama?”. “Ama me o lei?”. “Le senti le farfalle?”. “Ti ha salutato?”. “Ti ha baciato?”. “Ma…gli piaci?”

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Insomma stavo tra loro e rivedevo me ai primi metri dell’autostrada del cuore tra chiacchiere, segreti e tempeste ormonali. Da donna sorridevo pensosa. Da mamma tremavo ancora più pensosa…

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In questa improvvisa e inattesa macchina del tempo per un attimo mi sono persa tra i pensieri…”Mamma!Mamma!” Ci ha pensato mia figlia a rimettermi in riga…”Adesso pero lasciaci da sole…non puoi mica sentire tutto! Buonanotteee!!!” Non ho neanche provato ad abbozzare una replica. Ero distrutta! 😦 Ho chiuso la parentesi “teen” e mi sono addormentata pensando ai primi amori…sbagliati!!! 🙂

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